Il gigante che cade. Lionel Messi, l’Argentina ha bisogno del Nove

Opcion tapa, festejo 1er gol Batistuta Foto de Gerardo Horovitz

Humberto Maschio, Luis Artime, Leopoldo Luque, Gabriel Omar Batistuta, Hernan Crespo.

Sono solo alcuni dei nomi dei leggendari attaccanti argentini. Prime punte, potenti fisicamente e con un fiuto del goal fuori dal comune. È la specialità argentina, il ruolo per il quale l’Albiceleste è storicamente tra le più temute compagini in fase offensiva. È quello che, da quando Leo Messi comanda nello spogliatoio, e da quando gli sponsor gli fanno da vassalli, manca all’Argentina. Leo, tutti ti amano, il calcio è ai tuoi piedi. Sei un genio, un artista del pallone, la stella più luminosa di quest’era calcistica, ma l’Argentina ha bisogno del 9. Un nove vero, non Higuain. Un giocatore che sta zitto e che la mette dentro con facilità. Uno che quando spunta in un discorso ti lascia quel sorriso che ti fa dire: “Wow, Julio Cruz, che giocatore!” Al Pipita, tecnicamente eccellente, preferiremo sempre un attaccante di peso come Martin Palermo. Il calcio cambia, è vero, ma l’Argentina di Messi ha sempre e solo una costante: le punte segnano poco. Sicuramente non è colpa di Aguero, che in Inghilterra fa la voce grossa da anni, o di Tevez, che ha un rapporto minuti/goal segnati pazzesco, o del già citato Gonzalo, che è sempre in doppia cifra. Sicuramente non mancano gli assist men, visto che vantiamo giocatori come Di Maria, Lavezzi, Pastore o lo stesso Leo. Qual è il problema, allora?

Il problema lo conosciamo tutti, anche se viene veramente difficile da dire: Lionel Andres Messi. Chiariamo e ripetiamo: Leo è un giocatore strabiliante capace di decidere le partite. Amici miei, D10s però è uno, non esiste altro giocatore che può vincere da solo competizioni ad eliminazione diretta.  Il punto è che Messi non può decidere. Non è un leader e non sa esserlo. Ogni volta che vediamo quella fascia da capitano sul suo braccio, tutti pensiamo: “E Mascherano?” Allo stesso modo, non è giusto che scelga con chi giocare. L’Argentina è ruotata solo attorno ad un “uomo”, che aveva le spalle duemila volte più larghe della “Pulce”. Nemmeno Mario Kempes pretendeva la squadra costruita su di lui. Mario Kempes, l’uomo del primo mondiale, l’uomo che: “ha messo l’Argentina sulla mappa mondiale del calcio”, parafrasando El Diego. Se un giocatore ha così tanto peso, però, è sicuramente anche a causa dell’allenatore. Martino ha gestito malissimo l’attacco. Molti si chiedono perchè, vista l’attuale stagione e l’esperienza del mondiale, Higuain sia sceso in campo (e abbia addirittura battuto un rigore…). Molti si chiedono perchè non sia entrato Tevez. Molti hanno anche notato che Messi gioca dove vuole, quindi si mette in campo chi è più congeniale al suo gioco. A Barcellona hanno perfino ammesso che la squadra si costruisce con l’argentino. No Leo, non funziona così: Il “Diez” è al servizio dell’Argentina, non viceversa.

Intanto c’è gente, specialmente in Italia, che urla un nome. Si sente un eco fastidioso, perchè è un nome sgradito un po’ a tutti. Sicuramente non è un bravo ragazzo, ma è veramente un gran calciatore. “Mauro Icardi, Mauro Icardi!” Mauro Icardi è quel 9 che l’Argentina, paradossalmente, non vuole, ma della quale ha bisogno. L’ha fatta grossissima, è vero, ma anche qui si vede il leader: Diego pretendeva Caniggia, non un santo fuori dal campo, perchè nel rettangolo verde faceva faville. Invece no, dobbiamo sorbirci il fatto che Mauro Icardi non è ben voluto dallo spogliatoio, che lo guarderebbe come un gruppetto di bambini offesi. Tranne il vero capitano, magari. Così siamo qui, pronti a veder perdere una serie interminabile di finali perchè l’Argentina non ha il giocatore che sa metterla dentro in qualunque momento, anche quando la pressione è alle stelle. Perché a Lionel Messi non piace il calcio argentino. Vuole fare il Barça senza Xavi ed Iniesta, ma con Biglia e Pastore. Leo è veramente poco argentino. Leo forse dovrebbe restituire la fascia al legittimo capitano e lasciare che un numero nove vero abbia i momenti di gloria che merita nelle grandi occasioni. Leo, noi ti amiamo, ma non varrai mai quanto tutte le grandi prime punte della nostra storia.

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