Panajot Pano, la divinità mistica dei Balcani

La storia di Panajot Pano, il fuoriclasse dei Balcani

Qual è la definizione di fuoriclasse? Non è così semplice trovarla. Un fuoriclasse è quel giocatore che ha delle doti tecniche, principalmente innate, di molto al di sopra della norma. Una definizione un po’ troppo scarna però, che potrebbe essere ampliata. Fuoriclasse è colui che ha una qualità tecnica così straordinaria da rendere la valutazione su di essa indiscutibile, chiaramente evidente e riconoscibile, senza possibilità di prova contraria. Pelè, Maradona, Cruyff possono sicuramente essere considerati fuoriclasse. E così tanti altri, che ora citarli sarebbe come stilare una noiosa lista della spesa. Un nome però va fatto. Un nome per niente scontato, anche sconosciuto al grande pubblico. Stiamo parlando di “Joti” Panajot Pano, il fuoriclasse dei Balcani.

Dalle bombe al pallone

1939. Piovono le bombe a Durazzo. A lanciarle siamo proprio noi. Durazzo e l’Albania fanno parte delle brame di conquista di Mussolini. Una terra, quella albanese, ancora rurale e contadina, la cui popolazione non si è ancora affacciata ai patimenti della Grande Guerra che devasterà l’Europa in quegli anni. E’ qui che nasce il nostro Pajanot. I primi vagiti risuonano nell’agro circostante, la sua culla sarà una dolce e umile casetta tra le colline. L’incontro con il calcio avviene però successivamente. A Tirana, dove la famiglia Pano si trasferisce per cercare fortuna. A Tirana, la città dalle mille opportunità per i giovani e speranzosi albanesi, da cui Joti ne ricevette una sola, ma sufficiente per stravolgere la sua vita: una palla con cui giocare. “I miei genitori erano contrari al fatto che giocassi a pallone tutto il giorno invece di stare a studiare”. Una contrarietà che non deve essere durata per molto però. Dalle partitelle di strada, Pano passa a giocare nelle fila giovanili del KF Tirana. Le sue doti tecniche sono già evidenti, ma sotto un aspetto diverso da quanto si può pensare. Pano è un ottimo portiere infatti. Ma come…non avevamo detto che è stato una formidabile mezzala? Sì, ma non all’inizio della sua carriera. Fino a 17 anni Pano difendeva una rete e giocava prevalentemente con le mani. Che inizio strano hanno le grandi carriere!

LEVATI QUEI GUANTI!

Ad un certo punto, però arriva la svolta. “Joti, scaldati. Ora entri. Ma in attacco” disse l’allenatore Demneri, che promosse per la priva volta il giovane pupillo albanese in prima squadra. Il KF Tirana perse quella partita 4-0. Non un esordio da ricordare per Joti. Così non la pensò il suo tecnico, che da quel momento gli diede sempre più fiducia. E così, in meno di un anno, il giovane Pano divenne titolare indiscusso, surclassando i veterani a suon di sontuose prestazioni e gol. L’ascesa a leggenda era appena iniziata, ma presto si arrestò bruscamente. Obbligo di arruolamento, come per tutti i ragazzi a quei tempi, agli ordini forze militari nazionali. Pano dovette servire la marina militare. Nonostante questo, non smise di giocare a calcio. I marines albanesi si divertivano infatti a giocare partite di pallone nel tempo libero. La sua classe non passò inosservata. Uno scout del Partizani Tirana, squadra proprio dell’esercito, lo notò e fece di tutto per presentarlo all’allenatore. Da qui iniziò la leggenda del grande Joti e del magico Partizani Tirana. Pano, poco più che ventenne, venne preso per fare il titolare. Scelta pienamente azzeccata. Capocannoniere con 12 reti e campionato albanese conquistato alla sua prima stagione. L’inizio dei grandi successi del club albanese che ha letteralmente dominato il decennio dei ’60 a livello nazionale e non solo. 4 campionati albanesi, 6 Coppe d’Albania e anche una Coppa dei Balcani per club in bacheca.

PUSKAS, PELÈ O EUSEBIO?

Veloce come una saetta, ma robusto e fisico al tempo stesso, talmente tanto da garantirgli una grande forza. E ultima dote, ma più importante, il genio dei suoi piedi. Tocco morbido, elegante e vellutato quando serve, iracondo, violento e potente nelle occasioni giuste. Pano venne definito dai telecronisti “Il piccolo Puskas” Un paragone che calzerebbe a pennello, se non ci fosse quel “piccolo” a rovinarlo.  “Pelè ed Eusebio sono i giocatori più forti del mondo, ma Pano è il giocatore più forte che abbia mai giocato su questo campo” disse dopo un match disputato da Pano, l’allora patron del Fenerbahce, Myslmim Bey, che lo volle fortemente portare a giocare in Turchia. Così come molti club in Europa all’epoca. Pano, però, non si mosse mai dall’Albania. Non fu una sua scelta. Il rigido regime comunista albanese di Ever Hoxhaj impediva a chiunque, anche agli sportivi, di trasferirsi all’estero.

IL KAISER SI PROSTRA

Panajot si tolse però qualche soddisfazione in campo internazionale con la maglia della sua Albania. Cominciò a giocare tardi con la rappresentativa balcanica, ma quanto basta per mettersi in mostra. Fu una sensazione incredibile quando esordì contro la Bulgaria nel 1963. Poi due partite che rimarranno per sempre nei suoi ricordi. La vittoria per 1-0 sulla Danimarca grazie al suo primo gol in maglia albanese e lo 0-0 a Tirana contro la Germania Ovest nel 1967, in un match di qualificazione per gli Europei. Una partita con un risultato bugiardo, che deve essere valutata oltre il semplice e vuoto tabellino dei marcatori. L’Albania infatti dominò quella partita. “Noi abbiamo vinto quella partita, lo sapevamo, la Germania e gli arbitri lo sapevano, anche se il tabellino diceva zero a zero” disse Joti, che dopo quella partita venne apprezzato ancora di più a livello internazionale. “Nessuno nella mia nazione e in Europa sa trattare la palla come fa lui” sentenziò dopo quella partita Willi Schulz, colonna difensiva della Germania anni ’60 e ’70. Rimase stupefatto anche Franz Beckenbauer. “Anche se Pano in futuro non si dovesse ricordare di me, io mi ricorderò per sempre di lui” disse il Kaiser con sincera ammirazione.

ORGOGLIO DELLE AQUILE

E non fu il solo ovviamente a ricordarsi di Joti. Negli anni 2000, l’Uefa lo glorificò come “Calciatore albanese del secolo”.  La sua Albania invece ne fece il proprio idolo sportivo. “Onore della nazione albanese” il premio, per la prima volta attribuito a uno sportivo, ricevuto direttamente dalle mani del presidente della Repubblica Bamir Topi nel 2009. Che bello sarebbe chiedergli ancora una volta di raccontarci la sua carriera, i suoi gol e i momenti più belli, non lautamente decantati come quelli di Maradona, Pelè o Platini. Peccato che non possa più rispondere. Joti non è più di questo mondo. E’ spirato 7 anni fa, salutato da una folla di oltre 100 mila persone a Tirana per dimostrargli il loro affetto. E così il suo genio rimarrà coperto da quell’alone di mistero che lo renderà ancora di più immortale. Come una divinità. La divinità mistica dei Balcani.

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