Pacchi dall’estero: #31# il suo numero di maglia…il cuoco Esajas
#31#…ovvero l’acronimo di “anonimo”. Perché stiamo parlando di lui, si, esatto: Harvey Delano Esajas. Chi? Harvey Delano Esajas…chi? Lui, quello nella foto. La dimostrazione di come pur parlando di qualcuno è incredibile non conoscere di chi si stia parlando…che sillogismo. Come il protagonista della nostra rubrica in effetti era: una forzatura applicata al gioco del calcio…per tante ragioni.
LE ORIGINI – Harvey nasce il 3 giugno 1974 ad Amsterdam, da una famiglia originaria del Suriname, ex colonia olandese a nord del Brasile. Ha origini in comune con l’amico Clarence Seedorf dunque, ma soltanto quelle. Già da ragazzo comincia a cimentarsi col pallone esordendo nelle categorie giovanili del Ajax prima, dell’Anderlecht dopo, nel ruolo di esterno sinistro di centrocampo. E già dicevano che avesse le fattezze di George Weah…però a fine carriera. Poi col Feyenoord arriva l’esordio nel calcio professionistico nel 1993, e fino al 1996 colleziona 8 presenze riuscendo addirittura a segnare un gol all’Ajax, sua ex squadra. Insomma, senza fare freddi elenchi impersonali, dal ’93 al 2006 Esajas gioca 28 partite, delle quali nessuna da titolare, barcamenandosi tra Olanda, Belgio, Italia e Spagna. Dopo il Feyenoord va al Groningen poi nell’ordine transita a Cambuur, Dordrecht, Fiorentina e Torino per dei fallimentari provini, Real Madrid B, Zamora, Mostoles, sorprendentemente Milan (che in quel periodo aveva aperto una casa famiglia per dare ospitalità ai vari Rivaldo, Ibou Ba il ritorno, Vogel, Dhorasoo, Simic, Coloccini…), Legnano e infine Lecco.
CENTROCAMPISTA TUTTOFARE (ECCOME) – Non ci soffermeremo sull’aspetto tecnico quanto su quello più prettamente biografico, fatto di una vita che poteva andare in un certo modo e che invece non è stata. Nella quale il valore dell’amicizia ha dato un senso profondo a tutto, grazie al legame che Esajas aveva con Seedorf. Fu quest’ultimo infatti a convincere Adriano Galliani a portarlo al Milan. Esajas, nel frattempo, complice un infortunio al tendine di Achille (inciampò in una pentola…) ed un matrimonio andato a rotoli, aveva superato i cento chili di peso e, dopo il fallimento del progetto Mostoles (è una delle squadre in cui ha giocato se ricordate), aveva cominciato una parallela e più redditizia carriera da lavapiatti/cameriere/garzone. Reduce da tre anni senza allenamenti (non che prima servissero), una volta giunto a Milanello perde 15 kg e con questo piccolo miracolo riesce anche a giocare tre minuti, durante il ritorno degli ottavi di Coppa Italia 2004-2005 contro il Palermo. E negli spogliatoi piange di gioia. Poi dopo breve si ritira, consapevole di aver rinverdito i fasti degli olandesi che lo hanno preceduto in rossonero… ovviamente non Van Basten, Gullit, Rijkaard…ma Reiziger, Bogarde, Kluivert, Davids…con tanto sentimento in più.