Pacchi dall’estero: Milan, il Papero rattop-Pato
Alexandre Rodrigues da Silva, meglio noto come il “Papero” Alexandre Pato, dal nome del suo paese natale…il signor Muscoli di Carta, di lui si parla in questo nostro speciale come premio…si fa per dire, per aver vinto il nostro sondaggio come miglior Flop dell’Anno 2012.
ECCOMI QUA – Tutti conoscono il giovane prodigio brasiliano, tecnica raffinata, fiuto del gol, colpi incredibili, come nota è pure la sua predisposizione all’infortunio, caratteristica che al fantacalcio lo rende poco appetibile facendo scoprire a chi lo ha comprato (io ahimè) nuove offese e nuove parolacce. Gli improperi glieli tirai pure al suo esordio in Serie A quando contro il Napoli segnò pure per la prima volta in Italia…proprio contro la mia squadra? Aspetta un po’! Il ragazzo è un campione, uno di quelli che ti avvicina al calcio quando lo guardi, e poi ha carattere pur sembrando timido. Del resto come spesso hanno in comune i calciatori che provengono da località esotiche anche Alexandre ha vissuto una infanzia non semplice.
CHE STORIA – Di famiglia non povera ma neanche ricca, a Pato fu diagnosticato un tumore al braccio a 10 anni, e per puro caso, perché se lo ruppe. Fortunato nella sfiga. Fu operato da un chirurgo amico di famiglia che non chiese alcun compenso in cambio…magari ci fosse più gente cosi…! Però già che c’era poteva controllargli la muscolatura, oggi quando fa uno starnuto Pato puntualmente si becca uno stiramento dei muscoli facciali. Un’altra esperienza che ha segnato il giovane asso del Milan è stato il matrimonio, celebrato nel 2009, nel quale ha giurato eterno amore a Sthefany Brito, sua coetanea e starletta della televisione brasiliana. Eterno amore per sette mesi, poi il divorzio…a 21 anni vanta già un matrimonio, una separazione rancorosa ed un conto in banca niente male, se non è esperienza di vita questa…
MILAN, ARRIVO – L’Italia, il Milan, l’esordio da sogno in Serie A, all’inizio tutti benedicono la spesa di 22 milioni sostenuta dalla dirigenza rossonera, presto il numero 7 perde quell’alone leggendario legato al suo predecessore Andrij Shevchenko per adottare il suo, e tutto è una favola, con tante reti segnate, belle prestazioni, convocazioni nel Brasile…fino a quando il Milan si rende conto della sua fragilità, e allora non c’è MilanLab che tenga, da quando veste il rossonero Pato si infortuna con puntuale regolarità. Se si eccettua il primo anno milanista dove l’unico infortunio grave fu una distorsione alla caviglia per il resto i suoi muscoli si sono lacerati di continuo…una volta tornò dopo tre mesi di stop per l’infortunio del flessore sinistro ed appena guarito si stirò a quello destro. Quest’anno poi sembrava essere la stagione del definitivo salto di qualità, dopo l’anno scorso contrassegnato dai soliti stop fisici e da un feeling non ottimale con Zlatan Ibrahimovic. Il gol (e che gol!) al Camp Nou dopo due minuti di gioco doveva essere la cartolina di una stagione da urlo, invece il giovane brasiliano mai come quest’anno ha guardato così tante partite in tv. Perché coi suoi muscoli ci si può giocare ad origami.
IL CASO – E nel calciomercato invernale 2012 c’è stato l’affaire Paris Saint-Germain, una liaison che sembrava potesse portare il Papero a poter passeggiare sotto alla Tour Eiffel a suon di milioni, ben 30 quelli offerti dal ds parigino e storico ex milanista traditore Leonardo, per poter affidare di nuovo il talento brasiliano alle cure di Carlo Ancelotti. Non è stato così, Adriano Galliani ha stoicamente, testardamente resistito…forse per motivi sentimentali, dietro alle pressioni della giovane madre single e membro del consiglio di amministrazione dell’A.C. Milan s.p.a. Barbara Berlusconi, fidanzata del Papero…ma Pato non ha potuto ripagare questa fiducia…si è infortunato ancora. Ed ancora. Da qualche giorno si è ripreso (non è mai cauto dirlo) e ha ricevuto la convocazione per far parte della selezione brasiliana per le Olimpiadi di luglio a Londra. Sempre se non si fa male prima…e poi il declino con il ritorno in Brasile: il Corinthians prima, il San Paolo poi, riuscendo suo malgrado a farsi detestare dai tifosi e dai rispettivi presidenti.