Pacchi dall’estero: Leandro, il gattino viola
E adesso faremo prendere un bello spavento ai tifosi della Fiorentina. Oggi parliamo di “colui che sostituirà Batistuta nei cuori dei tifosi viola”, scrissero i giornali al tempo…era l’estate del 2000 e Batigol era stato ceduto alla Roma per una sessantina di miliardi di lire. Diciotto di questi servirono per prelevare Leandro Camara do Amaral dalla Portuguesa, ma andiamo per gradi. Leandro nasce il 6 agosto 1977 a Presidente Prudente, ironia della sorte proprio quello che Vittorio Cecchi Gori non seppe essere, visto che di lì a poco la Fiorentina fallì. Nel 1995 il ragazzo entra nelle giovanili proprio della Portuguesa restandoci fino al 2000, approdando in prima squadra e segnando 29 gol in 73 partite, non male per un pivello. Nel 1997 disputa anche i Mondiali Under 20 in Malesia con il Brasile, a fianco tra l’altro di un giovanissimo Adailton che pure sarebbe presto approdato in Italia; invece nel 2000 prende parte in maglia verdeoro alle fallimentari Olimpiadi di Sydney, nelle quali il Brasile rimedia una figuraccia come poche nella sua storia. Nell’estate seguente ottiene invece la chiamata per la Confederations Cup in Giappone e Corea, a fianco di Marcos Vampeta, super bidone interista, e della meteorissima romanista Rogerio Nunes Vagner, capace di strappare applausi in precampionato nella prima Roma di Zeman per poi sparire letteralmente dal campo. In quel brasile figurava pure un certo Cesar Rodriguez Apareçido, presto protagonista alla Lazio.
UN OCCHIO VIOLA – L’allora ds della Fiorentina Luciano Luna pensò di avere un buon occhio e strappò il giocatore alla concorrenza agguerrita del Porto, sottoponendo a Leandro un quadriennale da 3.5 miliardi e mezzo di lire e pagando alla Portuguesa i già citati 18 miliardi del vecchio conio. E la stampa subito lo etichetta come erede del Re Leone Batistuta, lui però dichiara : “Sono come Edmundo ma con un’altra testa”. Tutti contenti quindi, con il giocatore che nella prima parte del campionato riesce anche a metter su presenze, buoni colpi e qualche gol. Siamo nella gestione di Fatih Terim, le premesse per ripartire dopo la chiusura dell’era Batistuta sembrano buone, ci si affida all’estro di Rui Costa ed all’esperienza di Chiesa e Mijatovic, inoltre c’è Nuno Gomes, reduce da un buon Europeo con il Portogallo. Sono tante le bocche di fuoco dell’attacco gigliato. Il primo gol in viola arriva nella partita in casa contro il Tirol Innsbruck, in Coppa UEFA, una rete però inutile visto che in Austria la Fiorentina aveva perso per 3-1, ed al Franchi la vittoria per 3-2 non bastò ai viola per andare avanti. Alla prima giornata contro il Parma Leandro va in panchina, esordisce alla seconda contro la Reggina, con Leandro che gioca nell’ultimo quarto d’ora, quando il risultato non si sblocca e Terim a lui si affida per recuperare la situazione. Pareggia Nuno Gomes, e nel recupero segna Leandro con un poderoso colpo di testa, è festa grande sotto alla Fiesole.
TIRO MANCINI – La domenica successiva sempre Leandro toglie le castagne dal fuoco pareggiando a Brescia dopo il gol del Bisonte Dario Hubner, e poi rimedia ancora contro il Bologna, invece segna una doppietta contro il Perugia nella sconfitta per 4-3 subita al Curi. Ma da lì qualcosa si rompe e gli unici momenti belli il brasiliano li passa fuori dal campo con il connazionale Amaral. La Fiorentina non spicca il volo, l’Imperatore Terim è sulla graticola e presto salta. Leandro finisce nel dimenticatoio, con l’approdo di Roberto Mancini in panchina di lui se ne perde ogni traccia e la dirigenza decide di rispedirlo in Brasile, non prima però di fregiarsi della conquista della Coppa Italia in finale contro il Parma, ed è il suo primo trofeo in carriera. Ma nell’estate del 2001 la società decide di acquistare l’esperto Maurizio Ganz, agli ultimi gol della sua lunga esperienza calcistica, non puntando affatto su Leandro, che addirittura riesce a creare problemi anche fuori dal campo, con il Gremio che volontariamente non paga quando concordato alla Fiorentina in quanto il calciatore è in condizioni fisiche pessime, difatti con la squadra di Porto Alegre marca solamente 9 presenze. Del resto il 10 gennaio 2001 Mancini aveva detto di lui: “Di Leandro io non sapevo niente. Sapevo che andava tre giorni in vacanza in Brasile e non è più tornato”.
TURISTA – Un anno dopo, gennaio 2002, il cartellino viene definitivamente ceduto dai viola al San Paolo, ma oramai di buone prestazioni e di gol non ce ne saranno più: solo 2 le reti segnate con il Tricolor in 19 partite, a gennaio 2003 passa perciò al Palmeiras, ma già ad aprile rescinde il contratto per poi andare al Corinthians, ancora con Vampeta!…e con in porta l’ex romanista Doni. E se possibile fa anche peggio, con 2 gol segnati in 8 incontri. Nel 2004 gioca nella seconda divisione brasiliana, prima con l’Ituano e poi con il suo vecchio club, la Portuguesa, arrivando finalmente a standard accettabili: con 11 reti realizzate sfiora la promozione nel massimo campionato nazionale. Leandro però non riesce a stare per più di un anno nella stessa squadra, e a gennaio 2005 torna in Europa per vestire la maglia dei francesi dell’Istres, squadra neopromossa in Ligue 1. E per chissà quale coincidenza la maglia del suo nuovo club è viola. Nessuna coincidenza invece nel fatto che anche qui farà malissimo, con soli 12 minuti giocati prima di tornare ancora una volta alla Portuguesa, in aprile. A luglio se ne va al Vasco da Gama dove invece sembra rinascere, con 32 gol segnati in 71 presenze, poi cambia ancora e va al Fluminense prima ed al Flamengo poi, e dal 2008 al 2010 è un vero disastro: complessivamente con le due squadre di Rio mette su 11 caps e 0 gol. Dopo aver girato il Brasile in lungo e in largo l’erede di “O Animal” Edmundo ha deciso di ritirarsi…e non viene da chiedersi il perché.