Ma il Milan non era ridimensionato?
Sarà un anno di transizione, era questo il mantra di Via Turati quest’estate. Mantra che tutti i giornali traducevano in anno difficile, ridimensionamento, fine di un’epoca. Ma con ormai tre quarti di stagione alle spalle questo ridimensionamento c’è stato? E se sì, quanto ha pesato?
LE PREMESSE D’altronde le premesse c’erano tutte: la doppia cessione di Ibrahimovic e Thiago Silva al PSG, il controverso passaggio di Cassano al Milan, la conferma di un allenatore mai troppo gradito al patron Berlusconi e, a far da contorno al tutto, il forte scetticismo del pubblico rossonero che ha portato a un drastico calo degli abbonamenti. Scetticismo diventato vera e propria delusione dopo le prime dieci disastrose uscite stagionali dei vicecampioni d’Italia in cui racimolano appena 11 punti.
LA SVOLTA Poi la svolta, arrivata alla quattordicesima giornata a San Siro contro la Juventus, il Milan vince 1-0 ma oltre ai fondamentali tre punti guadagna anche la consapevolezza di essere ancora una big del nostro calcio, di poter battere nella singola partita chiunque. A questo si accompagna la qualificazione seppur striminzita agli ottavi di finale di Champions League, il Milan infatti tra le sedici squadre a superare la fase a gironi è quella che fa meno punti di tutti, otto. Ma è da qui che inizia l’incredibile rimonta rossonera favorita da grandi intuizioni di Massimiliano Allegri, Montolivo in cabina di regia, El Shaarawy , De Sciglio e Niang titolari inamovibili o quasi, la scelta del modulo definitivo, il 4-3-3, che dà finalmente un assetto equilibrato alla squadra. Rimonta che viene alimentata dall’acquisto di Balotelli a gennaio e che tocca il proprio punto più alto nell’eroica vittoria sui marziani del Barcellona a San Siro. Dopo la vittoria roboante sulla Lazio i rossoneri sono oggi, a undici partite dalla fine terzi in classifica con 48 punti.
LE CIFRE Certo, si potrebbe obiettare, il Milan l’anno scorso dopo ventisette partite era prima in classifica con 57 punti a +4 sulla Juventus. Nove punti in più di questa stagione. Tuttavia non bisogna dimenticare che i rossoneri hanno messo a posto i loro conti guadagnando 65 milioni di euro, una manna di questi tempi, dalla cessione dei suoi giocatori più rappresentativi e abbattendo il monte ingaggi, una necessità col fair play finanziario. In più queste partenze hanno favorito un ringiovanimento che ha portato alla luce quelli che al momento sono degli ottimi giocatori, ma che diventeranno dei campioni su cui il Milan del futuro getterà le basi per tornare grandissimo come Stephan El Shaarawy, Mattia De Sciglio e M’Baye Niang. A questo si aggiunga l’acquisto di Mario Balotelli con un pagamento rateizzato dei 20 milioni pattuiti col City, estremamente vantaggioso per Galliani e soci. Acquisto che garantisce al Milan forse uno degli attacchi, in prospettiva, più forti d’Europa.
Ma la dimostrazione più importante del buon operato della società di via Turati risiede nell’aspetto tecnico, nei numeri, nelle classifiche e diventa palese se si pensa che il guadagno di 65 milioni di euro, e il risparmio degli ingaggi più pesanti della rosa è costato finora appena nove punti e due posizioni in classifica, con tutte le possibilità di arrivare terzi e non rinunciare agli ingenti introiti della Champions League. In più il Milan è agli ottavi di finale in Europa e ha serissime chances di passare il turno al “Camp Nou”, impresa fallita lo scorso anno con a disposizione tutti i top players ora emigrati.
Ma allora questo ridimensionamento c’è stato davvero? Probabilmente sì, ma quello in cui i rossoneri sono stati straordinari è stato il rendere indolore tale ridimensionamento, evitare che esso sfociasse nella fine di un’epoca e far sì che la transizione di questa stagione fosse verso l’alto e non verso il basso. E se il Milan dovesse arrivare terzo e arrivare ai quarti di Champions si potrebbe parlare tranquillamente di un’operazione tecnico-economica perfetta.