Pavel Nedved, ex giocatore ed ora dirigente della Juventus, è intervenuto a “Undici” su Mediaset Italia 2 dove ha parlato di Juventus e non solo.
Ecco quanto evidenziato da Maidirecalcio: “Chi non lo vorrebbe un giocatore come Ibrahimovic? Non nascondo che un giorno mi piacerebbe farlo tornare. Lo considero al pari di fenomeni come Messi o Cristiano Ronaldo, è uno di quei giocatori che alzerebbe il livello di qualsiasi squadra. Anche Cavani mi piace tantissimo: è un attaccante che non si limita a fare gol, ma aiuta sempre la squadra. In più è un ragazzo d’oro, credente e con la testa a posto: sarebbe un giocatore ideale per la Juventus. Noi siamo tranquilli. Antonio Conte rimarrà con noi finche’ vuole, perché’ è il nostro valore aggiunto. E finché ci sono io non lo lascio andare via. Già da calciatore ci guidava in campo, ma come allenatore non me lo aspettavo così pronto: penso possa fare la storia. Questa Juventus mi assomiglia: ha spirito, concretezza e voglia di vincere fino al 90′. Contro il Catania si è visto il DNA della squadra di Antonio Conte. Quando ho smesso volevo prendermi qualche anno sabbatico, ma non potevo rifiutare l’offerta del presidente. E lo devo ringraziare perché’ sto rivivendo delle emozioni che non provavo dai tempi in cui giocavo”. Quindi, in vista del sorteggio dei quarti di finale di Champions League: “Forse l’unica da evitare sarebbe il Real, ma per noi conta esserci ai quarti. E sono sicuro che ci sarà anche il Milan, che secondo me passa contro il Barcellona. Ai quarti contro i rossoneri? Sarebbe la rivincita dieci anni dopo Manchester. L’interessamento dell’Inter c’è stato, ma io non me la sentivo e l’ho comunicato sia a Raiola, che era il mio procuratore, sia a Mourinho, che allenava l’Inter. Quando quest’anno ci batterono a Torino, pensai che i nerazzurri sarebbero stati la nostra antagonista per lo Scudetto, ma non è andata così anche se bisogna stare attenti perché’ il campionato non è ancora finito”. Sugli anni passati a Roma con la maglia della Lazio: “Se devo essere sincero, avevo paura prima di venire in Italia, pensavo che il vostro calcio sarebbe stato troppo difficile per me. E anche il presidente Cragnotti era un po’ scettico. Ma mister Zeman, a cui sarò sempre grato, mi ha fortemente voluto e dopo gli Europei ho convinto tutti, me compreso. Per quanto riguarda Calciopoli, nessuno può mettere in dubbio quegli Scudetti, perché basta vedere la foto di squadra per capire che eravamo i più forti. Sono orgoglioso di essere andato in B assieme ai miei compagni: magari la Juventus di oggi non sarebbe cosi’ se noi non lo avessimo fatto.
Infine, il suo undici del cuore: “In porta metto Buffon, il più forte di tutti; difesa con Jankulovski, Michele Dalai (scrittore e biografo di Nedved, ndr), Cannavaro e Thuram; a centrocampo Poborsky, Vieira, Emerson e Camoranesi; in attacco Ibrahimovic e Peter (calciatore ceco, idolo d’infanzia di Nedved)”.