Il Real Madrid dei Galacticos
Los Galacticos. Basterebbe solo questo soprannome per far entrare una squadra nella storia del calcio. Se poi quella squadra indossa una maglia bianca, anzi una camiseta blanca, e si chiama Real Madrid le porte della leggenda pallonara si spalancano per fare spazio agli uomini vestiti di bianco. Il numero di questa settimana di Noi siamo Leggenda è dedicato al Real Madrid dei Galacticos.
COME TUTTO EBBE INIZIO
Estate 2000, caldo torrido a Madrid. Il Real poche settimane prima si era laureato campione d’Europa, era già considerata la squadre più importante al mondo, la più gloriosa, la più affascinante, tuttavia in quei giorni la Casa Blanca stava per diventare ancor più leggendaria. Dalle votazioni per eleggere il nuovo presidente viene fuori un nome, quello di Florentino Perez. Florentino aveva un grande appeal sui tifosi dopo che in piena campagna elettorale aveva promesso qualcosa di più di un grande acquisto, un vero e proprio sgarro ai nemici giurati del Barcellona. Perez appena eletto portò al Real Madrid l’idolo dei tifosi catalani: Luis Figo. E’ il portoghese il primo grande colpo dell’era Perez, il primo Galactico. La prima stagione della nuova era è subito trionfale. Il Real Madrid stravince il campionato con 7 punti di vantaggio sul Deportivo La Coruna, staccando il Barcellona di addirittura 17 lunghezze. Ma il momento clou di quella Liga è il Clasico giocato al Nou Camp, che sarà ricordato per sempre come la partita della caveza de cerdo, letteralmente “testa di porco”, lanciata dai tifosi blaugrana al grande traditore Figo che si apprestava a battere un calcio d’angolo
ZIZOU E LA CHAMPIONS
L’anno successivo Florentino vuole alzare il tiro, non si accontenta più della supremazia in terra spagnola ma vuole conquistare l’Europa. Per farlo porta a termine il secondo acquisto shock, quello di Zinedine Zidane pagato 80 milioni di euro alla Juventus: il secondo Galactico. Nonostante l’arrivo del fuoriclasse transalpino, il Real non riesce a confermarsi nella Liga che viene vinta a sorpresa dal Valencia di un giovane Rafa Benitez. Ma in Champions League la musica è diversa. Gli uomini allenati da Vicente Del Bosque stravincono il proprio girone, nel quale figuravano Roma, Lokomotiv Mosca e Andrelecht. Stessa storia per la seconda fase a gironi, i madrileni erano inseriti con Panathinaikos, Sparta Praga e Porto. Le cose si complicano nella fase ad eliminazione diretta. Ai quarti di finale il Real Madrid deve vedersela col Bayern Monaco campione d’Europa in carica. L’andata all’Olimpia Stadion viene vinta dai tedeschi per 2-1, ma i Galacticos ribaltano il risultato nel ritorno al Bernabeu con un secco 2-0 che li porta in semifinale dove di fronte trovano i nemici giurati del Barcellona. Il doppio turno coi catalani è esaltante, il Real riesce a imporsi 2-0 in trasferta, legittimando la qualificazione alla finalissima di Glasgow con l’1-1 casalingo. In finale le Merengues trovano il sorprendente Bayer Leverkusen di Michael Ballack, Dimitar Berbatov e Lucio. Ma, purtroppo per la giovane squadra allenata da Klaus Topmoller, il Real Madrid è un fiume in piena e non ha intenzione di scrivere un lieto fine alla favola delle Aspirine. Dopo 8 minuti un colpo di biliardo di Raul su rimessa laterale di Roberto Carlos porta gli spagnoli in vantaggio. I tedeschi non mollano e dopo appena 5 minuti trovano il pari con Lucio sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Ma al 45’, quando tutti pensavano a come rifocillarsi durante l’intervallo, il Galactico arrivato per portare la coppa a Madrid, Zinedine Zidane, giustifica tutti i soldi spesi per lui calciando al volo di sinistro un pallone che sembrava innocuo e scaraventandolo all’incrocio dei pali. E’ uno dei gol più belli della storia del calcio ma, soprattutto, è il gol che vale la Champions League al Real Madrid che si laurea campione d’Europa.
RONALDO
L’unico modo per rinforzare una squadra così forte è acquistare il più forte giocatore del mondo. Un’utopia per qualunque squadra, non per i Galacticos. Dall’Inter nell’estate del 2002 arriva Ronaldo, il fenomeno. I suoi gol, saranno ben 23, trascinano i Blancos alla conquista della Liga spagnola, una delle più sofferte arrivata per soli due punti di vantaggio sulla sorpresa Real Sociedad. Quell’anno Ronaldo trascina le Merengues anche alla conquista della coppa Intercontinentale, la Supercoppa europea e la coppa del Re ma nulla ha potuto in Champions, dove Zidane e soci si sono dovuti arrendere alla Juventus in semifinale.
BECKHAM E LA FINE DI UN’ERA
Il fenomeno dei Galacticos negli anni successivi da grande progetto tecnico scade in un enorme bolla mediatica. Arrivano calciatori icone come David Beckham dal Manchester United, ma la squadra viene smembrata dei suoi elementi cardine. Il mediano Makelele fondamentale per gli equilibri tattici viene lasciato partire gratis. Del Bosque viene esonerato per non essere riuscito nell’impresa di vincere due Champions di fila. Dal 2003 al 2006 il Real Madrid non vince praticamente più niente, a causa di una squadra diventata ogni giorno di più un album di figurine evirato delle pagine relative ai difensori. Negli anni arrivano giocatori come Owen, Robinho ma l’era dei Galacticos è ormai finita. Florentino Perez lascia la poltrona presidenziale nel 2006 ( tornerà ad occuparla nel 2009) scrivendo di fatto la parola fine su una delle più grandi storie che il calcio abbia mai avuto il piacere di raccontare. Il Real Madrid dei Galacticos è entrato nella leggenda per le straordinarie gesta che ne hanno fatto una delle squadre più forti di sempre, ma è anche la chiara dimostrazione che avere tanti campioni non vuol dire essere una squadra di campioni. Il Real ha pagato il suo narcisismo ma nonostante questo ha scritto pagine straordinarie, è lecito chiedersi allora cosa avrebbe potuto fare se i Galacticos fossero restati un po’ di più con i piedi sulla terra.