Rafael: “Ho scelto il Napoli è una grande società”

Rafael: “Ho scelto il Napoli è una grande società”

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La conferenza stampa di presentazione del nuovo portiere del Napoli, Rafael.

Nell’auditorium di Dimaro adibito a sala stampa il portiere verdeoro Rafael è affiancato da un traduttore d’eccezione Bruno Uvini, col quale l’estremo difensore prelevato dal Santos ha subito legato. La prima domanda: A chi ti ispiri nel tuo ruolo?”, risposta: “Il mio idolo è Marcos, bandiera del Palmeiras e campione del mondo con il Brasile nel 2002. Anche Cech del Chelsea mi piace molto. Julio Cesar? Non l’ho sentito”. 

 “Ho scelto il Napoli perchè sta crescendo anche in Brasile, è una grande società. Mister Benitez è molto determinato e vuole vincere. Non penso alla concorrenza. Il Santos era forte, il Napoli lo è ancora di più, puntiamo allo scudetto ed io ho fatto la scelta giusta. Damiao? E’ un gran giocatore e si sacrifica anche per la squadra. Tecnica mia sui rigori? Corro sulla linea per togliere spazio al tiratore. Sono un portiere abile a giocare anche con i piedi, la reattività è una mia dote, è ciò che vuole anche Benitez. Con il Napoli punto ad affermarmi anche in Nazionale”. 
“Non ho parlato ancora con De Sanctis, vado d’accordo con Sepe e Colombo, ma in generale tutti mi stanno aiutando molto. Sono diventato presto uomo, anche a causa della scomparsa di mia madre quando avevo 13 anni. La pressione non mi fa affatto paura. Pelé o Maradona? So di essere impopolare, ma per un brasiliano…(sorride). Non vedo l’ora di conoscere la città di Napoli”.
“I rigori di Balotelli? So come li tira, saprei come pararglieli. Sui nuovi acquisti l’importante è che siano competitivi, perché sul contratto, anche sul mio, non c’è scritto chi farà il titolare. Occorre impegnarsi e lavorare per impressionare il mister. Una sfida contro il PSG? Sarebbe bello, anche se l’amichevole di fine mese è stata annullata. I tifosi del Napoli sono incredibili, mai visto gente così calorosa e pazza per la propria squadra, questo aspetto è fondamentale per fare bene. In Brasile non avevo un soprannome, sono certo che qui me ne daranno uno”.
Ultime battute della conferenza: “Ho già giocato davanti a 100mila persone con la nazionale. La cosa non mi spaventa per nulla, anzi, mi esalta. A livello di allenamenti in Brasile si lavora di più con il preparatore dei portieri, mentre in Italia spesso gli esercizi si svolgono con il gruppo”.