Paolo Cannavaro: “Napoli emozione unica”

Paolo Cannavaro: “Napoli emozione unica”

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Ecco l’intervista riportata da Maidirecalcio che il capitano del Napoli, Paolo Cannavaro, ha rilasciato all’edizione de “Il Corriere dello Sport” in edicola oggi. Un lungo excursus del “ministro della difesa” azzurro che si emoziona a parlare dell’importanza di rappresentare la propria squadra, e di riflesso la propria città, in Italia e nel mondo.
GRINTA, ONORE, EMOZIONE – E quando il gioco si rifà duro, i capitani si mettono a giocare: a testa alta e a petto in fuori, un filo di barba che fa assai macho e il tackle dialettico che spazza via l’aria (e l’area) da quel venticello lieve (!?) delle allusioni. « Temo tutti e però penso che anche gli altri debbano temere anche un po’ me: sennò qua sembra che sono io il pollo ». Napoli è un capitano: e in quella bandiera che sventola sul pennone, con la fierezza di poco meno di trecento partite d’azzurro vestito, c’è il senso (civile) d’una ribellione al fuoco concentrico d’una critica severa, a pregiudizi presi a pallonate per una vita intera. Si scrive Cannavaro e si rilegge una carriera intera consumata – suo malgrado – all’ombra d’un luogo comune e d’un fratello strepitoso: però la storia è in quelle cifre da capogiro che resistono all’usura del tempo, in questi sette anni attraversati ripartendo dalla serie B e consegnati poi alle bacheche con la promozione in A, la coppa Italia, due qualificazioni in Champions e il senso auto-ironico della vita. « Quasi quasi va a finire che il pollo sono io, eh! ». 
LEGITTIMA DIFESA – Napoli è l’habitat naturale inseguito dalla culla: il primo vagito a «La loggetta» e il primo urlo al san Paolo. Poi, un lento vagare, aspettando il momento buono: da Parma al Verona, dal Bentegodi al Tardini, per riprendersi il destino a definirlo a modo proprio, da capitano, un capitano. « Sono stati anni bellissimi, quando si ricomincia con un nuovo allenatore bisogna resettare tutto: siamo felici di essere qua, in una squadra che ha aggiunto campioni all’organico. Vero: abbiamo perso calciatori importanti, ma altri ne sono arrivati. E serviranno per renderci sempre più competitivi ». 
MESSAGGIO CHIARO – Paolo il caldo è un uomo tutto d’un pezzo e lo spettacolo del week-end è in quella risposta seria, fulminante, decisa come un’entrata in scivolata all’ennesimo capitolo d’un mercato sempre aperto: si cerca un difensore, è arrivato anche Albiol, c’è sempre maggiore concorrenza. Il passato che ritorna è in quella scalata imperiosa avviata nell’estate del 2006, in un curriculum vitae nel quale la maglia da centrale gli è stata consegnata – in sequenza – da Reja e da Donadoni, da Mazzarri e ora da Benitez, in quella fascia che gli riconosce l’onore del ruolo da leader e in una napoletanità che forse gli riserva l’onere di doversi sentire perennemente in bilico dinnanzi ad Albiol: « Ma mica sono un pollo….!. ». Il mercato è una giostra, maschere che s’avvicendano: c’era una volta Astori, poi comparve anche Rami e ora che Skrtel è tornato a farla da padrone nel vociare di un’estate chiaramente rovente, il desiderio di rievocare ciò che è stato e di ricordare ciò che vorrebbe fosse sino al 2015 emerge con quella battuta utile per riproporre le gerarchie già scandite dal campo. « Temo tutti e penso che anche gli altri debbano temere un po’ me…. ». 
CARA VECCHIA SIGNORA – E per la serie « accà nisciuno è fess », ladies e gentlmen, il Cannavaro che t’aspetti sa come falciare il sospetto d’una epoca a rischio, e va dritto al cuore della questione, riducendola a chiacchiericcio momentaneo e sistemando nel bel mezzo della propria retroguardia a quattro. « Intanto, per il sottoscritto ma anche per altri è un ritorno al passato: io ci ho già giocato e l’hanno fatto anche altri calciatori di questo Napoli, qualcuno persino nella propria Nazionale. Non c’è nulla di rivoluzionario o di ignoto. Sappiamo cosa fare e poi c’è Benitez che è una garanzia: abbiamo con noi un allenatore che ha vinto tanto e che ci guida, con il quale stiamo lavorando per migliorarci. E non è neppure complicato rispondere a chi chiede se e quanto siamo vicini alla Juventus: nella passata stagione abbiamo avuto modo di essere sempre in prossimità dei bianconeri, ed in precedenza pure eravamo stati in lotta nei quartieri alti della classifica. A maggior ragione lo siamo adesso ». Il gioco s’è fatto duro…”