Ciclismo e disoccupazione, 54 corridori italiani senza squadra
Che non è stato un bell’anno per il ciclismo italiano questo lo si era capito già con il Giro d’Italia ormai concluso e lo scandalo doping in pieno dilagare. Ora si aggiunge anche il fatto che molti dei nostri ciclisti italiani, anche quelli giovani, si trovano attualmente senza contratto per il prossimo anno. Impressiona più il numero di ciclisti disoccupati (ben 54, circa un terzo del totale dei nostri professionisti) che i loro nomi. Tra questi però c’è anche Francesco Chicchi, non un corridore d’elite ma di certo neanche l’ultimo arrivato. Ex della squadra di Luca Scinto, la Fantini, ha appena 32 anni e ancora una possibile carriera, almeno quinquennale, davanti. Tantissime corse dispute e alcune vittorie importanti, niente però da far ingolosire al momento le squadre professioniste. Chicchi probabilmente riuscirà a trovare una squadra per il prossimo anno, lo spera anche Danilo Napolitano, 37 anni e qualche infortunio di troppo alle spalle nell’ultimo anno. Insieme a loro due, tanti altri ciclisti del Bel Paese ancora più incerti sul proprio futuro: come Daniele Pietropolli, Simone Stortoni, Massimo Graziato, Tiziano Dall’Antonia.
Questo a dimostrazione della crisi che sta investendo il ciclismo italiano. Molte squadre chiudono per mancanza di soldi, poche idee e poche vittorie. La competitività nostrana, a parte qualche (benedetta) eccezione fatica a tenere il passo dei rivali. La domanda è: saprà il ciclismo reinventarsi? Per cominciare bisogna ripartire dai ciclisti maturati (Nibali) e da quelli giovani, affamati e in rampa di lancio.