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Siete davvero sicuri di aver visto il più grande giocatore di tutti i tempi? Per voi George Best è l’icona del calciatore ribelle? Siete fermamente convinti che Balotelli, Cassano, Osvaldo, Mexes o Luis Suarez, per dirne qualcuno, siano dei veri bad boys? Allora non conoscete la storia di ROBIN FRIDAY. Robin Friday non ha mai giocato in Premier League, si ritirò a 25 anni dopo tre stagioni tra i professionisti e il risultato più alto che ottenne fu una finale di Coppa del Galles persa (Cardiff City 2-1 e 0-3 Shrewsbury Town) nel 1977. Insomma non è certo un curriculum sfavillante e la bacheca è miseramente vuota ma per tanti inglesi è il più forte giocatore mai visto su un campo da calcio. Talentuoso, adrenalinico, grintoso, spesso egoista ma sempre passionale. Decideva le partite da solo, aveva una capacità unica nel toccare il pallone e saltare gli avversari. Un centrocampista e attaccante allo stesso tempo. Azzannava il campo, recuperava palloni e disegnava calcio, ma era talmente cosciente del suo talento da non riuscire a gestirlo.

Robin Friday, il più grande giocatore che non avete mai visto

Nato ad Acton nel 1952  è figlio della working class e si avvicina sin da piccolo al mondo del calcio, anche spinto probabilmente dalla madre, figlia di un ex giocatore del Brentford. Il talento si vede fin dai primi calci. A 12 anni entrò nei giovanissimi del Crystal Palace, poi provini su provini. A 13 passò al QPR, a 14 lo prese il Chelsea, definendolo uno dei più promettenti giovani attaccanti in circolazione. A 15 anni inizia a drogarsi e abbandona gli studi, a 16 finisce in riformatorio per 14 mesi dopo una lunga serie di furti. Nel lavoro alterna numerosi impieghi fino all’arrivo di una squadra, il Walthamstow Avenue Football Club, club dilettante di Londra, che lo ingaggia e gli procura un lavoro da asfaltatore (il suo stipendio è di circa 10 sterline a settimana). A 17 anni sposa una ragazza di colore che aveva messo incinta, con il più classico dei matrimoni riparatori. In partita però è un incanto: segna all’esordio entrando dalla panchina. Fuori dal campo continua ad essere un alcolista, drogato e donnaiolo e attira le attenzioni di tutti. L’Hayes sfida il suo club e ne esce con le ossa rotte: due gol strepitosi e subito contratto con stipendio triplicato. Nel frattempo prima di lasciare il suo club trova il tempo di subire un’aggressione in un pub per difendere la moglie di colore. 

Il nuovo club sembra non portare bene a Robin. Pochi giorni dopo la firma rischia la vita sul lavoro. Cade da un tetto e si perfora una natica. Ma in tre mesi recupera dall’incidente e torna in campo. In questi anni mette insieme sette espulsioni e tantissime bravate. La più famosa è ancora viva negli occhi tanti abitanti di Acton. Durante un match con l’Hayes, Friday lascia la squadra in 10 e si allontana dal campo. Vuole una pinta, desidera una pinta e la vuole in quel momento. Passano 10 minuti e ritorna sul manto erboso, ubriaco. Era andato nel pub adiacente il Church Road di Hillingdon, lo stadio dell’Hayes, ed è talmente messo male che vaga come un fantasma tanto che tutti lo ignorano, avversari e compagni di squadra. Tranne uno che con un lancio lo pesca completamente solo. Robin quando vede un pallone ha sempre voglia di calciarlo e così fa. È il gol partita e la squadra lo porta in trionfo. Intanto l’Hayes avanza in Coppa d’Inghilterra fino a scontrarsi con il Reading, club di Quarta Divisione, l’ultimo grado del calcio professionistico. Friday incanta tutti con le sue giocate ma la squadra non riesce a battere il Reading. Tutti però restano colpiti dal suo talento, anche Charlie Hurley, manager proprio del Reading che si innamora del suo genio calcistico e lo acquista dall’Hayes per 750 sterline.

Gli anni a Reading ed il secondo matrimonio

Gli anni al Reading sono decisamente “epici”. Il ragazzo alterna sontuose prestazioni ad innumerevoli gesti da ribelle. Nei primi giorni in una partitella d’allenamento azzoppa tre compagni di squadra e così il manager lo spedisce nella squadra Riserve per evitare che i veterani lo aggrediscano. Ma la squadra vive momenti critici e intanto lui nelle Riserve dimostra di essere un giocatore di livello superiore. Il suo esordio è scontato, ed è stupefacente. Segna due gol e batte da solo l’Exeter City, i tifosi hanno un nuovo idolo e lui non si sottrae. Gioca senza parastinchi, realizza gol meravigliosi e decide i match da solo. Contro il Lincoln City viene sistematicamente raddoppiato e fermato da falli duri. Robin si ferma dieci minuti e riparte, ancora più forte. Due gol e vittoria. Resta tre stagioni al Reading.

Nelle prime due mette insieme prestazioni altalenanti tra prodezze balistiche straordinarie, dribbling ubriacanti e sistematiche espulsioni. Fuori dal campo è incontenibile, quasi come durante le partite: viene cacciato da numerosi locali, spesso si presenta nudo nei pub con un cappotto che fa fatica a tenere addosso. Si trasferisce in una casa accanto al club ma si segnala per il mettere dischi di heavy metal a volumi allucinanti e in orari notturni, spesso in preda ai deliri dell’ LSD. Al suo secondo matrimonio fu filmato dalla TV mentre in attesa della sposa rollava (e poi si fumò) una canna sui gradini della chiesa. Al ricevimento c’erano a disposizione quantità enormi di marijuana e champagne dei quali i circa duecento invitati abusarono, finendo poi a picchiarsi, sfasciare il locale e rubare i regali degli sposi. “La cosa più divertente che mi sia capitata” commentò la sposa.

Capocannoniere e il bacio al poliziotto

Nella terza stagione da professionista portò il club alla promozione in terza divisione con 20 reti. Anche in quell’annata si segnalano episodi incredibili: dopo un gol in rovesciata da fermo senza guardare la porta, l’arbitro gli fa i complimenti definendolo il gol più bello mai visto, Friday risponde con la solita spavalderia: “Davvero? Allora dovresti venire a vedermi giocare più spesso”.  Quando arriva la promozione Friday salta oltre i cartelloni pubblicitari, afferra un poliziotto e lo bacia. “Lo avevo visto tutto serio, invece era un momento di festa. Ma mi sono pentito di averlo fatto, visto che odio così tanto i poliziotti”, dirà poi a proposito del gesto. Durante una partita scorse uno spettatore con una fiaschetta di whisky e pensò bene di fare una capatina sugli spalti per chiedergli un sorso. L’arbitro prima gli mostrò il cartellino giallo, poi sentita la sua risposta (“Era solo un assaggio prima della pinta al pub”) lo espulse. 

Il passaggio al Cardiff e il rapporto con l’allenatore Hurley

Alla richiesta di un cambio di stile di vita, Robin Friday non ci sta e così fu ceduto al Cardiff, squadra di seconda divisione, che per lui spende 28.000 sterline. Arriva in treno senza biglietto e dovette essere rilasciato dietro cauzione versata dal suo nuovo allenatore. Lo ripagò al sabato segnando due gol e facendo un assist nella vittoria 3-0 sul Fulham, durante la partita schiacciò anche i testicoli al grande Bobby Moore. Sembra l’inizio di una nuova esaltante stagione, ma non è così. Viene trovato nudo e svenuto negli hotel durante i ritiri, prende il treno per la tratta Cardiff-Bristol e non paga mai il biglietto, fingendosi egli stesso il controllore, appropriandosi di un biglietto e rifiutandosi di restituirlo. Una mattina il suo vecchio allenatore Hurley se lo ritrova nel suo ufficio, a Reading: “Boss, non posso giocare per quel piccolo bastardo – dice riferendosi al manager del Cardiff – e tu sei l’unico che sa come trattarmi. Posso tornare a giocare con voi?” Ma il Reading non può permettersi di riacquistarlo, e così Friday deve tornare al Cardiff. Anche senza volontà entra nella storia.  È il 16 Aprile del 1977. Il Cardiff è in piena zona retrocessione, e riceve il Luton, in corsa invece per la promozione. Robin Friday si scontra con il portiere e decide di scusarsi. Aleksic, il portiere, rifiuta e fa ripartire il gioco. Friday recupera palla, punta il portiere, lo mette a sedere e segna. Festeggia mostrando le dita a V al portiere rivale a terra: un segno di vittoria, ma anche un’offesa. Quell’immagine diventerà la copertina del 45 giri “The man don’t give a fuck dei SUPER FURRY ANIMALS. 

Il ritiro a soli 25 anni e la morte

Ciò che più colpisce di questo ragazzo è la passione che ha per il calcio, nonostante un carattere difficile. I tifosi del Cardiff ricordano che in una partita giocò con uno zigomo fratturato per un’ora e che dopo una partita persa in Coppa del Galles devastò la sala da biliardo dell’hotel per il nervosismo accumulato. La sua carriera si chiuse nel 1977/78 quando non si presentò in ritiro pre stagionale per un misterioso virus che gli fece perdere oltre 10 chili e lo tenne lontano dai campi per tre mesi. Quando rientrò raggiunse uno dei punti più bassi della sua vita fuori dal campo. Ingaggiò un duello con lo stopper Mark Lawrenson, sempre al limite del regolamento. Robin Friday reagì e quando il suo avversario lo puntò in scivolata, lui lo saltò e lo colpì con un calcio in volto. Espulso, raggiunse gli spogliatoi, trovò la borsa di Lawrenson e vi defecò dentro. Fu la sua ultima partita. Friday finisce fuori squadra, riappare solo di tanto in tanto e a fine anno annuncia il suo clamoroso ritiro.
“Ne ho abbastanza di sentire persone dirmi cosa devo o non devo fare”, dice al manager del club, che lo lascia andare volentieri. A 25 anni lascia il calcio. Ritorna a Londra e si sposa per la terza volta. Verrà contattato da altri club, tra cui anche il Reading che con una raccolta firme lo richiede a gran voce ma non tornerà mai più in campo. “Ho la metà dei tuoi anni e ho già vissuto il doppio di te” risponderà al nuovo manager. Finisce a vivere in una casa popolare, alternando serate folli a nottate in prigione (fu beccato vestito da poliziotto intento a sequestrare cocaina). Fu colpito da infarto, arresto cardiaco da overdose, e il suo corpo venne trovato privo di vita il 22 dicembre del 1990.

Robin Friday venne eletto dai tifosi del Reading “Calciatore del Millennio”. Un suo ex compagno dirà: “averlo in squadra voleva dire avere un centravanti ed un centrocampista allo stesso tempo. Dopo un duro contrasto si rialzava immediatamente e tornava subito alla caccia del pallone”. Allora? Siete ancora convinti che Balotelli sia un bad boy?

“Sul campo odio tutti gli avversari.
Non mi importa niente di nessuno.
La gente pensa che sono pazzo, lunatico.
Io sono un vincente.”

Claudio Cafarelli

Giornalista pubblicista, laurea in Economia, fondatore di Contrataque nel 2012 e di MinutiDiRecupero nel 2020. Appassionato di SEO e ricerca di trend, ho lavorato come copywriter e content manager per agenzie italiane e straniere con particolare attenzione alla scrittura e indicizzazione di contenuti. Dopo aver coltivato una lunga esperienza nella scrittura di trasmissioni televisive e radiofoniche, lavoro per l'agenzia di marketing digitale Jezz Media come responsabile editoriale per l'Italia. Mi occupo della costruzione di piani editoriali facendo riferimento ad analisi trend e volumi di ricerca in chiave SEO e della stesura ed ottimizzazione di articoli e testi per siti web

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