Giornalisti, giù le mani da Balotelli

Giornalisti, giù le mani da Balotelli

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Nel post partita di Roma-Milan si è consumato l’ennesimo atto del tormentato rapporto fra Balotelli e la stampa. Per chi non lo sapesse, nella serata di ieri il numero 45 del Milan ha duramente risposto a Giancarlo Marocchi, reo di avergli detto che la motivazione per cui riceveva pochi palloni è che si muove troppo poco, con questa frase: “Lui non capisce niente di calcio“. Incalzato da Boban, opinionista ex Milan che, come in molti sanno, non è un grande estimatore dell’attaccante della Nazionale, ha risposto: “Io penso di essere un giocatore normalissimo, non ho mai detto di essere un fuoriclasse: siete voi che parlate di questo“.

Il Milan, ieri sera sconfitto da una Roma di un altro pianeta sul piano dell’organizzazione ma anche dei singoli, con un Miralem Pjanic che dopo la perla di ieri è sempre più proiettato nel gotha del calcio mondiale, ha mostrato di stringersi attorno al suo attaccante in più di un’occasione: può capitare di sbagliare una partita e la reazione di Mario è sbagliata in qualunque modo la si guardi, quell’arroganza molto avvelenata con la quale si rivolge ai giornalisti in studio è ingiustificabile.

Partendo dal presupposto che Balotelli ha sbagliato, come ha sbagliato prima di adesso e sbaglierà ancora, la provocazione è questa: avete mai sentito un giornalista dire ad un giocatore (ad un giocatore, non un allenatore e dire, non scrivere) in diretta televisiva che lui non vede palla perché “si muove poco“, come se non gli andasse di giocare? A memoria di chi scrive no: nell’immediato post partita i giocatori, soprattutto se hanno perso e giocato male, sono sicuramente di umore nero e sicuramente non hanno la preparazione ad affrontare le telecamere e le domande che può avere un allenatore. Mario è sempre stato impulsivo, i giornalisti lo sanno e nonostante ciò continuano a premere sapientemente i tasti giusti, un po’ come quei sapientoni che hanno rivolto a Cassano in conferenza la oramai famosa domanda sui gay che ha portato al “se penso quello che dico…

Allora diciamo basta, basta alle provocazioni verso quello che è uno dei più fulgidi talenti italiani: un fuoriclasse non lo è e forse non lo sarà mai, probabilmente non sarà mai il capitano carismatico che si carica la squadra sulle spalle, non sarà il leader emotivo e tantomeno un diplomatico davanti alle telecamere. Lasciatelo essere un calciatore, che è quello che gli riesce meglio…