Pacchi Mondiali: Hernan Medford, se non segni nemmeno con Zeman…
I Mondiali di Italia ’90 non ci hanno lasciato in eredità soltanto i gol dell’inatteso bomber Totò Schillaci, gli stadi fatiscenti con le loro inutili piste di atletica ed una delle mascotte più anonime di sempre (per non dire brutte, anche se c’è a chi piace). La rassegna iridata giocata in casa nostra ormai 24 anni fa fece si che in Serie A sbarcasse infatti, seppur non subito, Hernan Medford, la stella della sorprendente Costa Rica, capace di raggiungere gli ottavi di finale alla sua prima partecipazione assoluta ai Mondiali, e proprio grazie ad un gol di Medford con cui i centroamericani vinsero per 2-1 sulla Svezia. Medford fu lanciato dal santone Bora Milutinovic, l’uomo dei cinque Mondiali con cinque Nazionali diverse, che ai tempi provava l’ennesima impresa proprio con la Costa Rica.
GRANDE FRA I PICCOLI – Hernan Medford, originario della capitale della Costa Rica, San Josè, nacque il 23 maggio 1968 ed il calcio è stato fin da subito ciò a cui era destinato. Iniziò da bambino nella piccola compagine costaricense del Sagrada Familia, dopodiché fu notato dal Deportivo Saprissa, il club più famoso del Paese con cui vinse ben tre titoli nazionali. Da lì alla chiamata in Nazionale il passo fu breve, complice anche una già lunga militanza nelle selezioni giovanili da almeno metà anni ’80. Infatti Medford partecipò con la rappresentativa Under 16 ai campionati del Mondo che si svolsero in Cina nel 1985 ed entrerà nella storia del calcio locale per essere diventato il primo giocatore a partecipare a due Mondiali con la Costa Rica (1990 e 2002) e per aver inflitto con un suo gol l’unica sconfitta interna al Messico nelle gare di qualificazione alla Coppa del Mondo. Al termine della carriera saranno 89 le presenze con 20 gol messi a segno. Ma non è tutto oro quello che luccica…
CI PENSA ZEMAN – Medford arriverà in Serie A ma non proprio subito dopo Italia ’90: l’attaccante centroamericano firmerà per i Satanelli solamente nel 1992 dopo tre esperienze con risultati alterni rispettivamente con i croati della Dinamo Zagabria, gli austriaci del Rapid Vienna e gli spagnoli del Rayo Vallecano: tre squadre in due anni per 15 gol segnati in 44 presenze complessive. Ed il Foggia, che nel frattempo aveva smontato quella squadra da sogno composta dai vari Signori, Baiano, Rambaudi, Shalimov e compagnia cantante, pensò proprio a Medford per attuare un nuovo miracolo con in panchina sempre Zdenek Zeman, uno che sarebbe riuscito a far segnare anche un ipotetico duo d’attacco Pancev-Jancker. Evidentemente in Puglia si ricordarono del bel gol siglato da Medford ai Mondiali di due anni prima, con una inarrestabile fuga di 30 metri conclusa con il 2-1 della Costa Rica sulla Svezia.
EPIC FAIL – Purtroppo le cose non andarono per niente bene, complice un Foggia completamente rifondato da zero. In porta c’era il compianto Francesco Mancini, un fedelissimo di Zeman. La difesa annoverava onesti mestieranti del calcio come Salvatore Fresi, Pasquale Padalino, Gianluca Grassadonia e Giordano Caini. A centrocampo c’erano il rumeno Dan Petrescu, un giovanissimo Gigi Di Biagio ed i vari Oberdan Biagioni, Andrea Seno, Pasquale Di Vincenzo e Nicolò Sciacca. In attacco Pierpaolo Bresciani, Igor Kolyvanov ed il girovago della Serie B Giovanni Pisano completavano il reparto con Medford. Che quando giocava si lanciava spesso e volentieri in solitarie sgroppate non accompagnate dal sostegno degli altri. Risultato: un solo gol segnato in 12 anonime presenze in Serie A, tra l’altro in un 4-1 esterno subito a Brescia, ed inevitabile bocciatura. Medford viene spedito subito in patria, rimpiazzato dal poco prolifico olandese Bryan Roy dell’Ajax.
DI NUOVO GRANDE TRA I PICCOLI – Da lì la sua carriera prende una buona piega, in un calcio però notevolmente inferiore per competitività e livello tecnico. Lo riaccoglie il Deportivo Saprissa, la squadra della vita, ma per un solo anno. Medford infatti va di nuovo all’estero, stavolta non molto lontano, per cominciare una lunga militanza nel campionato messicano che dal 1994 al 2002 lo vedrà protagonista con le maglie di Pachuca, Leon e Necaxa per 154 partite totali giocate e 36 gol realizzati. Il Pachuca ritirerà anche la maglia numero 17 da lui indossata e per la Nazionale continuerà ad essere un punto di riferimento imprescindibile visto che parteciperà anche alle edizioni 1997 e 2001 della Coppa America, prima del ritiro dal calcio giocato giunto nel 2003 ancora con la maglia del Deportivo Saprissa.
DA UNA PANCA ALL’ALTRA – Attualmente Medford allena, o ci prova, intraprendendo con alterni successi il nuovo corso in panchina proprio nel 2003, proprio al Saprissa. Dopo tre anni in cui sono arrivati due campionati, una Copa iterclubes UNCAF ed una CONCACAF Champions’ Cup oltre ad una partecipazione con relativo terzo posto finale al Mondiale per Club 2005, nell’ottobre 2006 Medford ha lasciato il Saprissa ed è diventato commissario tecnico della Costa Rica, venendo però esonerato due anni dopo. Da dicembre 2008 a febbraio 2009 ha guidato in maniera fallimentare i messicani del Leon, sua ex squadra, e da fine 2009 è passato in serie sulle panchine delle piccole compagini del Liberia Mia, Limon (come direttore sportivo), CSD Xelajù MC e RCD España San Pedro Sula.E c’è da giurare che fra due settimane in Italia riecheggerà ancora il nome di Hernan Medford, con la Costa Rica che sarà nostra avversaria nel Gruppo B in Brasile. Medford, un fantasma che non fa paura…