Memorie Mondiali 2010: L’estro di Iniesta e il declino di Iaquinta

Memorie Mondiali 2010: L’estro di Iniesta e il declino di Iaquinta

iniesta

Seconda parte del quarto appuntamento di Memorie Mondiali 2010. Nell’articolo riguardante i Top e Flop Player abbiamo scelto per l’aspetto positivo il funambolico Andrès Iniesta, trascinatore della Spagna in quei Mondiali, e per l’aspetto negativo Vincenzo Iaquinta, forse l’uomo simbolo della spaventosa imbarcata dell’Italia in Sudafrica.

 

TOP PLAYER: ANDRES INIESTA – Don Andrès, el Rey de Barcelona. Il talentuoso centrocampista blaugrana aveva vissuto un’annata di club, a livello personale, un po’ travagliata: molti acciacchi fisici, poche partite e soltanto un gol. Il problema è che uno come Iniesta non lo puoi lasciare a casa. Anche e specialmente perché, rispetto agli altri, è più “fresco” avendo giocato di meno (per cause di forza maggiore). Così, Del Bosque non esita a portarlo in Sudafrica. La prima gara vede la Spagna perdere clamorosamente per mano della Svizzera e Iniesta deve lasciare il campo prima del termine del match per un problema fisico. Gli spettri dell’anno precedente, ovvero quelli dell’infortunio che gli fece saltare la Confederations Cup, tornano a spaventare prepotenti. Il problema fortunatamente è di lieve entità, ma Del Bosque decide di risparmiarlo per gran parte della gara contro l’Honduras per evitare guai peggiori. Nella terza sfida, decisiva per il passaggio del turno, la Spagna sembra bloccata dal Cile sull’1-1: è invece proprio Iniesta a segnare la rete decisiva contro la squadra di Bielsa che vale l’approdo agli Ottavi di Finale. Il primo turno eliminatorio vede la Spagna superare di misura il Portogallo di Cristiano Ronaldo. La prestazione di Iniesta è positiva ma lo sarà ancor di più quella nei Quarti: Don Andrès risolve una partita complicatissima contro il Paraguay regalando un pallone implorante di finire in rete a David Villa (uno dei 3 capocannonieri del Mondiale 2010). Iniesta è decisivo e la Spagna va in Semifinale. L’ultimo ostacolo per la Finalissima si chiama Germania: Puyol permette alla Roja di scavalcarlo e l’atto finale dei Mondiali 2010 vede i Campioni d’Europa in carica affrontare l’Olanda. Il match è tesissimo: l’Olanda, alla terza Finale Mondiale, sente la pressione di un trofeo che non arrivò neanche con Cruyff e il Calcio Totale. Gli Orange incattiviscono la gara che si trascina così ai supplementari. La lotteria dei rigori sembra vicina ma la classe enorme di Iniesta regala la prima, storica Coppa del Mondo alla sua Nazionale approfittando di un filtrante di Fabregas e concludendo l’azione con un diagonale. Nell’esultanza, Iniesta mostrerà la maglia con la scritta “Dani Jarque siempre con nosotros”, dedicata all’ex calciatore e caro amico che militava nelle fila dell’Espanyol, morto giovane per un problema cardiaco. Il commovente gesto provocò reazioni positivissime e lodi in tutto il mondo sportivo. Ancora oggi, quando Iniesta gioca una partita in casa dell’Espanyol la standing ovation è quasi un obbligo. Da dubbio della vigilia ad Eroe: Iniesta viene dichiarato “man of the match” della Finalissima (così come già accaduto per la gara contro il Cile e quella contro il Paraguay) e viene inserito nella miglior formazione dei Mondiali 2010. Così Don Andrès, dopo l’Europeo, può finalmente conquistare il primo Mondiale della sua meravigliosa carriera.

 

FLOP PLAYER: VINCENZO IAQUINTA – Verrebbe malignamente da dire: dalle stelle alle stalle. Battute a parte, l’esperienza di Iaquinta in Sudafrica è forse l’emblema di ciò che fu l’Italia a Sudafrica 2010: spompata, obnubilata, fuori forma, demotivata. Eppure, Iaquinta nel 2006 era stata forse una delle sorprese più belle dell’Italia: convocato contro ogni pronostico a sfavore del capocannoniere della Serie A Cristiano Lucarelli, Iaquinta siglò una rete contro il Ghana nel primo match azzurro e offrì un Mondiale condito di prestazioni eccelse. Quattro anni dopo, i bei tempi sembrano ormai trascorsi: 18 presenze e 7 reti in tutte le competizioni, con la Juventus che finirà addirittura al 7° posto in Serie A e verrà eliminata al turno eliminatorio di Champions League e anche, successivamente, dall’Europa League. Nonostante una stagione con pochissime luci e un’infinità di ombre, Lippi decide di portare comunque un “blocco Juve” in Nazionale (Buffon, Camoranesi, Cannavaro, Chiellini, Marchisio): tra questi, figura anche Vincenzo Iaquinta, secondo molti non meritevole di affrontare un altro Mondiale. In barba alle critiche (che, col senno di poi, si rivelarono più che giuste) Lippi decise addirittura di proporre Iaquinta titolare in tutte e tre le gare giocate dall’Italia in terra sudafricana: in tre presenze, Iaquinta segnerà soltanto una rete contro i semi professionisti della Nuova Zelanda, peraltro su rigore e formerà, insieme a Gilardino (0 gol per lui), una delle coppie d’attacco peggio assortite della storia dell’Italia ai Mondiali. Iaquinta giocherà una competizione di una pochezza disarmante, non vedendo praticamente mai il pallone in tutte le sfide. Tornato mestamente in patria come tutti i suoi compagni di spedizione, Iaquinta inizia un veloce e inesorabile declino che lo porterà in primis a non vestire mai più la maglia della Nazionale italiana e, in seguito, a rompere definitivamente con la Juventus. Attualmente, Iaquinta è svincolato e, molto probabilmente, si può dire che abbia chiuso la sua esperienza nel calcio che conta e, forse, in generale nel mondo del pallone. Da rivelazione a bidone da un Mondiale all’altro. Non sarà stata solo colpa sua, ma Vincenzo Iaquinta verrà per sempre individuato come uno dei principali colpevoli di quel grande fallimento Azzurro.