Glasgow Rangers, la leggenda che non morirà mai

Claudio Cafarelli
10/06/2014

Glasgow Rangers, la leggenda che non morirà mai

rangers ibrox

Dalla nascita all’epoca d’oro fino al fallimento e alla rinascita. Sogni, simboli e trionfi della squadra scozzese che vuole tornare tra le grandi

“Se giocherete per strada, noi saremo lì accanto sui marciapiedi. I tifosi dei Rangers vogliono essere in grado di camminare a testa alta e di poter tornare ai massimi livelli vincendo tutti i tornei che dovremo affrontare. Per noi è fondamentale che lo si faccia solo attraverso i meriti del campo e cominciando dalla Lega più bassa”

Inizia così questa storia, con una lettera inviata dai tifosi alla propria squadra, un attestato di fede ed orgoglio che nemmeno un fallimento ha scalfito. Parliamo dei Glasgow Rangers di una leggenda che si è interrotta nel luglio del 2012 ma che sta tornando con forza, inarrestabile, scalando dal basso con sacrificio e abnegazione quella vetta tante volte conquistata e che due anni fa era diventata improvvisamente insormontabile. La squadra più titolata al mondo con i suoi 115 trofei in bacheca, di cui 51 campionati di Scozia, simboleggiati dalle cinque stelle sul logo sociale del club, una per ogni dieci scudetti, aveva dichiarato fallimento per debiti con il fisco britannico, era passata sotto il parere negativo di tutti i club della Scottish Premier League ed è ripartita dal basso, dalla quarta divisione. In quei giorni apparivano lontani i tempi della monopolizzazione del calcio scozzese da parte dei Rangers e Celtic  che dalla metà degli anni ’80 non aveva lasciato spazio a nessuno. Solo l’Aberdeen di Alex Ferguson era riuscito ad opporsi a questa “tradizione”.

I PRIMI ANNI E LA NASCITA DELL’IBROX – In quel caldo luglio “un pezzo di storia andava via” e iniziavano a sbucare le tante immagini di 139 anni di storia. Quella del 1872 quando a Glasgow si giocò la prima partita di calcio internazionale all’Hamilton Crescent del Club di Cricket  tra la nazionale scozzese e quella inglese o quella dello stesso anno quando nacquero ufficialmente i Rangers grazie all’intuizione dei fratelli Peter e Moses McNeil, di William McBeath e di Peter Campbell. I fondatori decisero di chiamarlo Rangers dal nome di una squadra inglese di rugby e dopo 4 anni già avevano un loro giocatore convocato nella Nazionale scozzese. Nel 1890 i Glasgow fondarono insieme ad altri club la Lega calcio scozzese e lì inizio la lunga serie di vittorie in campionato. Nove anni dopo una delle immagini più belle: venne inaugurato l’IBROX che diventerà un vero e proprio simbolo del calcio scozzese ed internazionale. La casa dei Rangers può ospitare attualmente 50.000 spettatori e bastano solo due dati per capire l’importanza dell’impianto e la passione travolgente che accompagna questa squadra: nel 1939 fu registrato il record – mai più eguagliato per gare di campionato nel Regno Unito – di 118.567 spettatori per il derby contro il Celtic; il 18 agosto 2012, per la prima partita dei Rangers in quarta serie, erano presenti allo stadio 50.000 tifosi. Venne stabilito così un nuovo record mondiale di spettatori per una partita di quarta serie. L’Ibrox è in architettura vittoriana all’esterno con mattoni a vista e rappresenta a dispetto dell’età (ristrutturato due volte in 114 anni di storia) uno degli stati a 5 stelle Uefa.

OLYMPUS DIGITAL CAMERAOLD FIRM – Ma per conoscere realmente la storia di questo club, non basta analizzare l’impianto, elencare tutti i campionati vinti e tutti i record battuti. Per capire lo spirito dei Rangers bisogna immergersi nelle pieghe del tessuto sociale, storico, culturale e religioso della città ed emergere con la consapevolezza che in questa piccola valle verde (Glasgow dal gaelico scozzese significa proprio “piccola valle verde”) risiedono due anime, due spiriti, due moti, due passioni, due pensieri e che questa divisione trovava e troverà il suo maggior sfogo nell’OLD FIRM (letteralmente vecchia azienda per sottolineare in termine dispregiativo il monopolio delle due squadre in terra scozzese). Una partita che va oltre il concetto di derby, ma incarna il sentimento di appartenenza e passione di due tifoserie, i Rangers e il Celtic. Nel 1888 si disputò il primo di oltre 370 derby cittadini e la storia del calcio da quel giorno non fu più la stessa. Il Celtic fondato nel 1888 da immigrati irlandesi in Scozia ha maglie bianco verdi a righe orizzontali e rappresentano la parte cattolica e indipendentista della città; odio per la corona inglese e tanta voglia di tagliare quel filo che li lega. I Rangers invece rappresentano la parte della città protestante e fedele alla Regina. Insomma nemici giurati, opposti che non si attraggono ma si respingono in ogni momento. E prima dell’avvento di Hillsborough le partite diventavano il pretesto per scontri, violenze e botte da orbi. Negli ultimi anni entrambi i club hanno partecipato a iniziative e campagne, assieme alle organizzazioni religiose e all’esecutivo scozzese, dirette a rimuovere le fazioni settarie ma non c’è OLD FIRM che non impensierisca le forze dell’ordine. Allo stadio si cantano cori inneggianti all’IRA (da parte del Celtic) e unionismo (lato Rangers). Addirittura la forte divisione ha colpito anche Belfast dove si tifa Celtic o Rangers in base alla propria appartenenza sociale e alla forte volontà di avere un futuro proprio.

LE DINASTIE E LA VITTORIA EUROPEA – Tante, tantissime le immagini dei trionfi. La leggenda dei Rangers nata nel 1891 con il primo titolo inizia di fatto dal 1900 con sette campionati vinti fino all’arrivo della Prima Guerra Mondiale. Quella squadra era allenata da William Wilton che morì poi in un tragico incidente in barca. La sua eredità venne raccolta dal vice Bill Struth che per 34 anni guidò il club e conquistò 18 campionati, 10 Coppe Nazionali e 2 Coppe di Lega. Nel 1955 fu il turno di Scott Symon che guidò la squadra per 13 stagioni portando la squadra anche ad un soffio dalla prima vittoria europea. Nell’era Symon arrivarono 6 scudetti, 5 Coppe Nazionali e due finali di Coppa delle Coppe perse con Fiorentina e Bayern Monaco. La partita contro la Fiorentina rappresentò la prima finale europea giocata da una squadra britannica. Ma l’affermazione continentale era vicina e grazie Willie Waddell nel 1972 tra tanti titoli nazionali entrò nella bacheca dei Rangers la Coppa delle Coppe conquistata battendo per 3-2 al Camp Nou di Barcellona, la Dinamo Mosca.

IL RITORNO ALLA VITTORIA – Tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta il monopolio dell’Old Firm venne messo in discussione da nuove realtà come l’Aberdeen e il Dundee United che riuscirono anche ad essere protagoniste in Europa. Serviva un cambio di rotta e così nel 1986 venne ingaggiato Graeme Souness, allenatore scozzese che aveva portato risultati eccellenti alla guida del Liverpool. Nella sua prima stagione arrivò subito il titolo nazionale dopo nove anni di vuoto e soprattutto la vittoria in Coppa di Lega in finale contro i Celtic. Fu l’inizio di un nuovo periodo d’oro con nove titoli consecutivi vinti con Souness che lasciò nel 1991 e Walter Smith che continuò l’opera. Proprio quest’ultimo riuscì a riportare i Rangers tra le grandi d’Europa. Nel 1993 venne sfiorata la finale di Coppa dei Campioni ma arrivò l’eliminazione cocente nonostante l’imbattibilità. Tra il 1995 e il 1997 arrivarono a Glasgow successi e stelle come Brian Laudrup e Paul Gascoigne. Il club voleva vincere anche in Europa e aumentò la portata degli investimenti facendo il “classico passo più lungo della gamba”

rangersL’ULTIMA CHANCE E IL CROLLO – Il piccolo Generale Dick Advocaat fu il primo allenatore non scozzese a guidare il club e il suo ingaggio, unito ad acquisti “folli” come gli acquisti di Numan e Van Bronckhorst (trasferimento record nella storia dei Rangers) svuotarono le casse e non permisero al club di raggiungere gli obiettivi prefissati. Erano le prime avvisaglie di un crollo economico. La squadra venne affidata a McLeish che riuscì a conquistare il 50esimo titolo della squadra e che nonostante le tante cessioni per riparare ai danni della gestione precedente riuscì a riciclare seconde linee e giovani arricchendo la bacheca del club. Dopo le dimissioni di quest’ultimo arrivò il canto del cigno. Il duo Smith-McCoist subentrato al fallimentare Le Guen portò la squadra a raggiungere la finale di Coppa Uefa nella stagione 2007-2008. Era l’occasione per gli scozzesi di assaporare di nuovo la gioia europea ma a spuntarla furono i russi dello Zenit che il 14 maggio trionfarono per 2-0 al City of Manchester Stadium. Nonostante la vittoria (la 54/a) del campionato nel 2011, gli spettri del fallimento erano sempre più presenti e la società dopo numerose trattative, passaggi di proprietà e smentite fu costretta a dichiarare fallimento.

RINASCITA E SCALATA – Come fare per rinascere? Ricominciare dai punti inossidabili. I tifosi, la loro passione, l’IBROX che all’esordio in Third Division ha unito 50.000 anime, i colori, la fede e il simbolo. E’ cambiato il nome della società ora Rfc2012 ma non è cambiato lo spirito. Nel 2012 è ricominciata la scalata. E con 83 punti arrivò la promozione diretta in Second Division. Nell’ultima stagione è stato inserito un altro tassello della ricostruzione: Jon Daly, quarto giocatore cattolico nella storia del club dopo Amoruso, Gattuso e Cribari ha trascinato la squadra a suon di gol mettendo insieme 15 vittorie di fila e conquistando una sacrosanta promozione in Scottish Championship, la serie B scozzese. L’incubo sta per finire, i Rangers stanno tornando.