Pacchi dall’estero: Carsten Jancker, il panzer che non faceva paura a nessuno
La Germania ha di recente alzato al cielo la Coppa del Mondo 2014 in Brasile mostrando un calcio organizzato ed efficace, e noi utilizziamo la Nazionale di Joaquim Loew come trait d’union per ricollegarci ad un calciatore tedesco che ormai 12 anni fa venne dalle nostre parti con l’intenzione di cercare nuovi e migliori sbocchi professionali per la sua carriera: si tratta del gigantesco quanto inoffensivo Carsten Jancker, che però ai tifosi dell’Udinese riuscì a provocare solamente ulcere e travisi di bile, oltre agli immancabili attacchi di nostalgia nei confronti di un altro terminale offensivo teutonico che in Friuli rimase per tre anni un pò di tempo prima. Si tratta ovviamente di Oliver Bierhoff, tra i migliori marcatori di sempre della storia del club zebrato con 57 gol segnati in 86 partite disputate.
CARTA CANTA – Numeri diametralmente opposti a quelli del pelatone Jancker da Grevesmühlen, località sperduta nell’estremo nord tedesco in Pomerania, terra famosa per i suoi teneri volpini che rappresentano una delle razze canine più diffuse al mondo. E tenerezza fece alla fine quel cucciolone di Jancker, malgrado i suoi 194 cm di altezza per 93 kg di peso, una stazza che forse lo rendeva un tantino lento su un campo di calcio. Eppure in Germania il tedescone giunto all’Udinese nel 2002 per sostituire El Pampa Roberto Carlos Sosa di cose buone ne aveva fatte, sollevando nelle sue sei stagioni al Bayern Monaco ben 4 Meisterschaelen come campione di Bundesliga, due Coppe di Germania, quattro Coppe di Lega, una Champions League ed una Intercontinentale. Aggiungiamoci anche il campionato austriaco nel 1996 con il Rapid Vienna ed il suo palmares di tutto rispetto è completo.
FATEMI SPAZIO – Jancker compie i primi, significativi passi nel calcio giocando per l’Hansa Rostock, non molto lontano da casa, facendosi notare dal Colonia, probabilmente più per la stazza nonostante la giovanissima età. Poche però sono le sue presenze tra 1993 e ’95: solamente 5, con un gol all’attivo. La prima svolta della carriera la conoscerà in Austria al Rapid Vienna, la squadra più titolata del Paese. “Janckerone” Jancker fornisce il proprio contributo con 7 reti e tante sponde aeree in 27 incontri giocati in campionato, oltre a guadagnare il titolo di capocannoniere della Coppa delle Coppe, trofeo perso in finale contro il Paris Saint-Germain. A fine anno arrivano campionato ed ingaggio nientemeno che dal Bayern Monaco. E’ una squadra tutta tedesca con il kaiserino Oliver Khan in porta, in difesa Marione Babbel, l’ex milanista mai troppo dimenticabile Christian Ziege, l’eterno Lothar Matthäus, soldatino Helmer e l’ex Genoa Markus Münch; a centrocampo il sergente Nerlinger, Marione Basler, Dietmar Hamann che farà le fortune del Liverpool tempo dopo e dulcis in fundo l’immarcescibile Thomas Strunz; in attacco ecco Pantegana Jurgen Klinsmann ed Alexander Zickler, tra i migliori bomber di scorta che la storia del calcio annoveri. Uniche eccezioni a questo arianesimo furono il ghanese Samuel Kuffour, che a Roma e Livorno arriverà solo per fare il turista, e Ruggiero Rizzitelli, che lì in Baviera vestì i panni di “proto-Pizarro”, con i suoi 11 gol in 45 partite, anticipando il ruolo che oggigiorno veste il centravanti peruviano nel club pluricampione di Germania. E’ una concorrenza niente male per il 22enne Jancker, il quale l’anno dopo deve fronteggiare anche l’arrivo del brasiliano Giovane Elber, uno che alla fine metterà su 92 gol in 169 caps nei suoi 6 campionati al Bayern.
BYE BAYERN – Jancker però si fa rispettare pur segnando nello stesso lasso di tempo praticamente la metà di Elber: dal 1996 al 2002 alla fine il suo score sarà di 48 marcature in 144 presenze, numeri che però si sognerà una volta approdato in Serie A. L’ultima stagione al Bayern Monaco, così come la prima, è da dimenticare per Jancker, molto poco utilizzato dal tecnico Ottmar Hitzfeld (mentre in precedenza era Giovanni Trapattoni che faticava a vederlo nonostante le mastodontiche dimensioni) ed il giocatore matura quindi la decisione di cambiare aria. Punta con decisione su di lui l’Udinese, che di scommesse è abituata a vincerne parecchie. Ma non era quello il caso…
L’INGOMBRANTE CARSTEN – Anche grazie alla convocazione ricevuta per i Mondiali di Corea e Giappone 2002 dal ct Rudi Voeller (in cui segna un gol nell’8-0 rifilato all’Arabia Saudita nella fase a gironi) arriva per Janker la chiamata dalla Serie A, cosa non strana per uno che alla fine con la maglia della Germania ha giocato 33 volte segnando 10 gol. L’Udinese, come detto, vuole far leva sul suo aspetto minaccioso per sostituire l’argentino Sosa, mister Luciano Spalletti sembra contento del suo acquisto in grado di dare peso all’attacco e lo manda in campo subito contro il Parma dove si muove bene, apre gli spazi per gli inserimenti dei compagni e per poco non segna in una occasione. Ma da lì in poi è una alienazione continua, con la media-voto che si abbassa sempre di più e le sue prestazioni che colano a picco in maniera inarrestabile: nelle prime 11 partite Jancker viene sostituito 9 volte e non basta il gol contro il Chievo alla decima giornata a cambiare in meglio le cose, anche perché subito dopo si fa male e resta fuori per due mesi. Quando torna il posto da titolare è solo un miraggio e le presenze in campo saranno appena 20, tutte scaglionate da inframezzi di partita.
ROBOCOP ARRUGGINITO – L’anno dopo Jancker parte con addosso gli scomodi panni della riserva ed il canovaccio non cambia: giunge una sola gioia con la realizzazione decisiva infilata alla Reggina, ma per tutto l’anno Fava e Iaquinta gli saranno davanti nelle gerarchie di Spalletti. Finirà con i rimbrotti continui di patron Pozzo che alla fine diventeranno vere e proprie incazzature. Si arriverà alla rescissione, Jancker (che ricorda un pò Robocop) si accaserà poi al Kaiserslautern in patria ma pure qui stessa sorte: segna il doppio dei gol (4) sempre in due stagioni, ma nel 2006, bum!… rescissione. Se ne va in Cina e subito fa ritorno in Europa dopo 7 presenze con lo Shanghai Greenland, “antenato” dell’attuale Shanghai Shenhua, e chiude la carriera al Mattersburg, in Austria, con 21 gol in 76 match. Nel 2009 a 35 anni Jancker dice basta e passa dall’altra parte della barricata prima dandosi al ruolo di preparatore atletico e poi passando in panchina, allenando gli under 18 del Rapid Vienna e dicendo loro “Non fate come me”, per poi assurgere al ruolo di vice della prima squadra. Intanto, per fare un paragone,il suo connazionale Mario Gomez al primo tribolatissimo anno con la Fiorentina nello scorso campionato (9 presenze e 3 gol) ha già fatto meglio di lui…