Reggina Calcio, una storia tutta da raccontare: da Cozza-Possanzini alle punizioni di Nakamura
Ci sono squadre che hanno incantato. Storie nelle storie. Favole, imprese, record che non portano la firma delle solite note. Squadre di provincia capaci di far sognare intere città e, spesso, intere regioni. Questa rubrica si propone di effettuare un tuffo all’indietro nel tempo, ripercorrendo la storia di società dal glorioso passato piombate ora nell’anonimato e invischiate nelle categorie inferiori. In questo spazio vi mostreremo che fine hanno fatto, sperando che i mitici anni 80/90 del mondo del calcio vi sembrino, dopo averci letto, meno lontani.
Nel numero odierno della nostra rubrica ci occupiamo di una società fondata giusto 100 anni fa e che rappresenta la maggiore realtà sportiva di Reggio Calabria. Un club ora impelagato nei bassifondi della terza serie nazionale, con alle spalle ben nove campionati di A (di cui 7 consecutivi). Una squadra capace di guadagnarsi la simpatia dei tifosi di mezz’Italia tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo secolo, grazie alle imprese compiute sul campo nonostante le scarse risorse disponibili e i nomi non certo altisonanti. Oggi diamo un’occhiata alla storia di una squadra del profondo sud: la Reggina.
Poco più di 100 anni fa, l’undici gennaio 1914, 11 coraggiosi impiegati pubblici fondarono l’Unione Sportiva Reggio Calabria, impegnandosi a versare annualmente circa 15 lire a testa. Non erano certo anni facili per la città calabrese, dove il calcio veniva praticato pur in assenza di strutture adeguate: si pensi che sino al 1922, anno di nascita del primo vero stadio (la “Lanterna Rossa”), la squadra reggina giocava i suoi incontri su campi di fortuna in terra battuta. I primi 30 anni di vita della società furono caratterizzati da tanti cambi di denominazione e da poche soddisfazioni calcistiche (legate ad alcuni successi nei sentitissimi derby contro il Messina), con la squadra impelagata nei campionati interregionali. Nel 1932, in occasione della settima giornata di campionato di Prima Divisione 1932-1933 Reggina-Siracusa, venne inaugurato lo stadio Michele Bianchi dove oggi sorge l’attuale Oreste Granillo e, 6 anni dopo, arrivò la prima promozione in C, ma fu un’esperienza fugace: al termine dell’anno la Reggina tornò infatti in IV serie. Nell’immediato dopoguerra la squadra si divise tra interregionale e Serie C, categoria in cui rimase stabilmente per 9 anni.
LA PRIMA PROMOZIONE IN B – Il primo grande traguardo arriva al termine della stagione 64-65, quando la Reggina del Presidente Oreste Granillo (al timone della società dal 1960) e di mister Tommaso Maestrelli (poi campione d’Italia con la Lazio) conquista la Serie B vincendo il girone C con un punto di vantaggio sul Taranto. I calabresi rimangono in cadetteria per ben 9 anni, sfiorando la promozione in A al primo tentativo e disputando, spesso, campionati di vertice. Al termine dell’annata 73-74, però, la Reggina retrocede nuovamente in C (nonostante l’avvicendamento di quattro tecnici) e vi resta, altalenando la C1 alla C2, per ben 14 anni.
NASCE LA REGGINA CALCIO – Nel 1986 l’AS Reggina vive una situazione di estremo disagio economico e viene rifondata da un gruppo di ambiziosi imprenditori reggini (capitanati da Lillo Foti, amministratore delegato prima e presidente dal 1991) che mantengono il titolo sportivo della società precedente e assumono il nome di Reggina Calcio. Il cambio societario crea entusiasmo in città e la squadra ne risente positivamente. Dopo un sesto posto, nella stagione 1987/1988 il club, allenato da Nevio Scala, chiude il girone B di C1 al terzo posto che vale lo spareggio promozione contro la formazione terza arrivata nel girone A, la Virescit Boccaleone. Il 12 giugno 1988 20mila tifosi calabresi invadono il “Curi” di Perugia, sede della partita: nemmeno l’arrivo in città di Papa Giovanni Paolo II ferma l’esodo dei supporters amaranto, assetati di vittoria. In campo la Reggina non tradisce e vince 2-0 grazie alle reti di Giuseppe Bagnato e Tarcisio Catanese. Proprio al gol di Bagnato, giunto dopo appena 10 minuti, è legato un curioso aneddoto. Si racconta, infatti, che al momento della rete, avvenuta durante il discorso del Papa, a Reggio Calabria si levò un boato talmente forte da indurre il pontefice a ringraziare la folla, ignaro delle radioline presenti nel taschino di molti fedeli.
https://www.youtube.com/watch?v=fg66ojKfH_E
L’anno seguente la Reggina, allenata ancora da Nevio Scala, è protagonista di una stagione esaltante: la squadra, grazie ai gol di Vincenzo Onorato, arriva quarta a pari merito con Cosenza e Cremonese e, in base alla classifica avulsa, si guadagna la possibilità di giocarsi lo spareggio-promozione contro i lombardi. La partita, disputata a Pescara il 25 giugno 1989, vede un altro esodo di tifosi reggini (circa 23.000), ma a vincere è la Cremonese ai rigori grazie alla trasformazione decisiva di Attilio Lombardo.
https://www.youtube.com/watch?v=Guc7sJBD0eY
Nella stagione 1989-1990 la squadra, allenata da Bruno Bolchi, chiude sesta, mentre l’anno successivo (sotto la guida di Cerantola prima e Ciccio Graziani poi) retrocede amaramente in C. Dopo la retrocessione cambia la guida della società: il presidente diventa, come detto, Lillo Foti, il quale inizia a pianificare la scalata nel calcio che conta. Dopo due campionati anonimi, nel 93-94 la squadra viene beffata nei play-off dalla Juve Stabia rimandando la promozione di una sola stagione, quando gli amaranto dominano il campionato trascinati dalle 20 reti di Alfredo Aglietti.
LA SERIE A – Dopo tre anni d’assestamento (un 14°, un 10° e un 6° posto), il campionato di Serie B 98-99 vede gli amaranto protagonisti di una cavalcata esaltante che porta Reggio Calabria nell’élite del calcio nazionale. Al termine di una stagione strepitosa, infatti, la Reggina di Artico, Cozza, Cirillo e Possanzini (guidata da Gustinetti per 32 giornate e poi da Bolchi nelle ultime sei) conquista la prima, storica, promozione in A, battendo 2-1 il Torino al “Delle Alpi” (davanti a 30.000 tifosi calabresi) nell’ultima giornata.
La prima di Serie A si disputa sempre a Torino il 29 Agosto 1999. Stavolta l’avversaria è la grande Juventus e incredibilmente la squadra allenata da Colomba (con in rosa i vari Pirlo, Baronio e Kallon) riesce a imporre l’1-1. A fine anno arriva la salvezza con una giornata d’anticipo, impresa che non riesce l’anno seguente. Al termine dell’annata 2000/2001, infatti, la Reggina retrocede in B in seguito allo spareggio contro l’Hellas Verona (sconfitta 1-0 in veneto, vittoria inutile per 2-1 al Granillo): a nulla valgono la straordinaria rimonta dopo otto sconfitte nelle prime nove giornate e il gol di Taibi contro l’Udinese.

La squadra trasforma la rabbia per la retrocessione in energia positiva e torna immediatamente in A l’anno seguente, trascinata dalle reti della coppia Dionigi-Savoldi. La squadra resterà nella massima serie nazionale per ben 7 stagioni di fila, riuscendo a collezionare salvezze mozzafiato come la prima, giunta dopo lo spareggio con l’Atalanta, o quella dell’annata 2006-07, arrivata al termine di una rimonta impronosticabile vista la penalizzazione di 11 punti dalla quale i calabresi partivano. È la Reggina dei vari Di Michele, Cozza e Bonazzoli; di Mozart e Nakamura; di Colomba e Mazzarri; della coppia gol Bianchi-Amoruso. È la Reggina che vince a San Siro e batte 3-0 il Messina nel primo, storico, derby dello Stretto in Serie A. È la Reggina che festeggia il ventennale con un’amichevole contro il Real Madrid e che fa sognare un’intera città sino all’annata 2008-2009, quando al termine di una stagione balorda arriva la retrocessione.
PERIODO NERO – Dalla retrocessione in cadetteria la società amaranto non riesce più a risollevarsi e, dopo una serie di stagioni allarmanti (ad eccezione dell’annata 2010-11, terminata con la sconfitta ai play-off contro il Novara) caratterizzate da diverse vicissitudini societarie, retrocede amaramente in C al termine della stagione 2013/14. Impegnata nell’attuale girone C del campionato di terza serie nazionale, la Reggina non se la passa benissimo, occupando il penultimo posto in classifica nonostante i 6 gol di Roberto Insigne, fratello di Lorenzo. I guai, purtroppo, non riguardano solo l’aspetto prettamente calcistico: nell’ottobre scorso il giovanissimo portiere amaranto Daniel Leone ha subìto un intervento per la rimozione di un tumore al cervello. A lui, tramite questo articolo, va l’in bocca al lupo della redazione di MaiDireCalcio: forza Daniel, torna presto a difendere la porta della gloriosa Reggina!
di Lorenzo PalmieriFollow @lorenzpalm88