Crisi Gomez? Questione di centimetri
“Però tu lo impari solo quando quelle cose le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri, e così è il football. Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine di errore è ridottissimo” Apriamo così, citando Tony D’Amato, il nostro editoriale del pomeriggio dedicato a Mario Gomez, il teutonico dal volto triste, a metà tra il “K” de “Il Processo” di Kafka e il “Don Quixote” di Cervantes. Cos’hanno in comune questi tre personaggi? Apparentemente nulla, in sostanza parecchio. K era un comune cittadino attanagliato da un procedimento nei suoi confronti reputato da lui stesso ingiusto e quanto meno insensato, il secondo invece eternamente costretto a lottare contro i suoi “mostri”, in una battaglia fuori dal tempo e dallo spazio racchiusa nell’istantanea che lo vede andare a sbattere contro i mulini a vento tanto odiati. Mario Gomez è l’uno e l’altro, attore protagonista di una commedia grottesca che lo vede costantemente sotto accusa per motivi comprensibili, eppure paradossali, da sempre in perenne incontro/scontro con i suoi “mostri” evoluti da mulini a venti a pali e traverse.
GOMEZ, QUESTIONE DI CENTIMETRI Qualche centimetro più a destra, qualche centimetro più in basso, qualche centimetro più a sinistra, ecco quanto sarebbe bastato per trasformare il ranocchio in principe, o Mario in Super Mario, almeno agli occhi della stampa e della tifoseria gigliata. Gomez ha firmato un solo gol per ora in campionato, a Cagliari dopo averne sbagliato un altro identico, mettendo insieme una notevole gallerie d’errori, “sbucciate”, scivoloni e “incespicate”; insomma roba da Paperissima, degna della Gialappa’s Band di qualche anno fa per un “Vai col liscio” capace di far sorridere tutti, tranne la Fiorentina e i suoi tifosi. Dopo i legni colpiti contro Napoli ed Hellas Verona ieri l’ultimo atto della “galleria della sfortuna”, 3′ minuto del secondo tempo bel cross tagliato dalla sinistra di Vargas, stacco imperioso del numero 33 gigliato, con la difesa dell’Empoli immobile (compreso il “muro” Sepe), e palla che si stampa sul palo, la Fiesole salta in aria per un nanosecondo, il tempo di capire dalla retrospettiva del Franchi che la palla non sta entrando ma uscendo. Ecco, lì si è chiuso il 2014 di Gomez, che poco o nulla è riuscito a compicciare dopo fino alla sostituzione con El Hamdoui, uscendo dal campo sotto una pioggia di applausi e fischi in cui i secondi sono sembrati in maggioranza, sebbene il cronista di turno si sia affannato a non sentire e la stampa odierna cerchi di bollare come indirizzati a Montella, cosa questa totalmente ipotetica, anche perchè è impossibile fare un censimento reale di quello che stesse passando nella mente dei tifosi viola al momento della sostituzione, il che ci rimanda al concetto di “aria fritta” che in molti media vanno masticando da svariato tempo.
GOMEZ E LA PRESENZA Ieri Mario Gomez ha condotto una discreta gara, come lo stesso Montella ha tenuto a certificare nel postpartita, più cattivo sotto porta e nei contrasti aerei in cui ha avuto la meglio sia su Rugani che su Tonelli, tanto per intenderci due difensori idolatrati a destra e manca nei salotti calcistici nostrani, soprattutto la sua pericolosità sulle palle inattive sembra riuscire a “calamitare” su di sè buona parte delle attenzioni difensive degli avversari dei gigliati, il che si traduce in maggior spazio per i suoi compagni, non un caso che negli ultimi tempi la Fiorentina abbia riscoperto la sua buona vena sui calci piazzati. Lui in ogni caso non è ancora l’attaccante giusto per questa Fiorentina, troppo “legnoso” e impacciato nei movimenti nello stretto, pane quotidiano della formazione di Montella, incapace di dare imprevedibilità alla manovra o anche solo di provare il tiro dalla distanza, caratteristica in cui spicca Babacar e non il tedesco che solo nelle uscite estive ha cercato questo tipo di soluzione. La difficoltà sta nel capire se lo sarà mai in futuro, e, semmai, in quale tipo di concetto tattico e insieme a chi, sicuramente il fatto di non poter contare su un compagno di reparto come Giuseppe Rossi, capace di assist, dribbling e soluzioni fantasiose, è una grande pecca, è pur vero che la Fiorentina non può rimettersi sempre agli infortuni, salvo vedere la propria credibilità colare a picco. Ecco allora che si arriva al concetto: quanto Mario Gomez può fare la differenza nel nostro campionato? In una Serie A stritolata dal tatticismo imperversante e dai ritmi volutamente ribassati? Lui che ha sempre mostrato il meglio di sè quando lanciato dai vari fantasisti o imbeccato dagli esterni? Al momento decisamente poco, ne sono una dimostrazione le prove della viola. Forse è questione di individuare il suo partner giusto, che sia Mati Fernandez (spostato più in avanti), Marin o Babacar, oppure di aspettare che quella sfortuna, tradotta in “maledetti centimetri”, la smetta di aleggiare sull’attaccante viola. Adesso però resta da capire quanto la Fiorentina, in particolare la sua classifica, sia pronta ad attendere, anche perchè il tempo, si sa, è galantuomo, ma alle volte finisce quando meno ci si aspetta.
Stefano Mastini Follow @StefanoMastini1