Non è (più) un ruolo per vecchi: il portiere e una gioventù che avanza compatta. Anche in Serie A

Non è (più) un ruolo per vecchi: il portiere e una gioventù che avanza compatta. Anche in Serie A

Leali

Impossibile trovare nel mondo del calcio un ruolo più complicato di quello del portiere: osannato dopo un grande intervento, schernito dopo una una papera, l’ultimo baluardo è spesso lo specchio di un’intera squadra. Su di lui si poggiano le solide fondamenta dei successi di gruppo. Non è mai stata facile la vita del portiere, né mai lo sarà. Il numero 1 è pesante da indossare. Difatti, storicamente il portiere è quasi sempre il giocatore più vecchio/anziano/esperto della squadra: saggezza e perizia a difesa di 7 metri di porta. La tendenza dei portieri “col bastone” pare però essere in via di mutazione, specie da quest’anno. Neuer, De Gea, Courtois sono solo i primi nomi che vengono in mente di “ragazzini” a difesa delle squadre più blasonate d’Europa. Piacevole constatare però come anche in Italia la situazione sia in fase di svecchiamento. Se in Serie B da sempre vengono lanciati portieri giovanissimi destinati ad entrare nel gotha del calcio italiano, fortunatamente da questa stagione anche molte squadre di Serie A hanno avuto la coraggiosa accortezza di affidarsi a piccoli prodigi (o almeno presunti tali) con i guantoni. La maggior parte, tra l’altro, italiani.

Iniziamo con l’Atalanta, che ha scommesso (ben ripagata fino ad ora) su Marco Sportiello: il numero 57 bergamasco aveva già esordito nella scorsa stagione, guadagnandosi il ruolo di riserva alle spalle di Consigli. Con la rischiosa cessione di quest’ultimo al Sassuolo nella parte terminale di mercato ci si chiedeva se il gioco potesse valere la candela: Sportiello però non ha deluso e a 22 anni è ormai il padrone della porta della Dea. Da ricordare soprattutto le prestazioni offerte contro Torino e, soprattutto, Napoli. 1,92 m x 97 kg, Sportiello è destinato a conquistare l’Under 21 prima e la Nazionale maggiore poi. A Cagliari Zeman ha invece deciso di puntare su Alessio Cragno, anche per via dell’infortunio di Simone Colombi. Avevamo già parlato del ragazzo quando l’anno scorso faceva benissimo a Brescia. Quest’anno ovviamente non è molto facilitato dalla filosofia Zemaniana, ma in alcune occasioni è riuscito ad esprimersi con prestazioni di buon livello. Forse in una squadra dal contesto tattico diverso potrebbe riuscire ad esprimere tutto il suo talento. Il tempo comunque c’è: a 20 anni la titolarità in Serie A è già un ottimo biglietto da visita. Il cognome è quello di un omonimo e ben noto cantautore italiano, ma Nicola sembra avere davvero Leali, a giudicare dai suoi interventi: quasi sempre il miglior calciatore della sua squadra, a Cesena il giovane portiere di proprietà della Juventus (e da tutti additato come futuro Buffon) sta esprimendo grandissimi prestazioni pur dovendo spesso capitolare per via della qualità non eccelsa della difesa che lo protegge dagli attacchi avversari. 21 anni per lui e una grande carriera dinanzi. 23 sono invece gli anni di Luigi Sepe, altra vecchia conoscenza dei nostri editoriali. Il portiere, che il Napoli sembra orientato a riprendere in rosa il prossimo anno, dopo un iniziale periodo di ambientamento con la divisione superiore del nostro calcio ha ingranato pian piano e con lui ne ha beneficiato tutto l’Empoli. Superfluo parlare di Mattia Perin, che da ormai un paio di anni è titolare con svariati meriti al Genoa ed ha conquistato anche la Nazionale a 22 anni, bene invece concentrarsi sulla situazione che sta vedendo protagonista Rafael Cabral, l’unico straniero della lista e portiere su cui a Napoli hanno scommesso l’anno scorso ma che, dopo una buona stagione da secondo (abbastanza attivo) di Reina, è spesso preso di mira dai tifosi per la sua mancanza di personalità e per alcune pecche tecniche, come la quasi inibizione all’uscita dai pali e la non capacità di compiere interventi decisivi anche se impegnato in maniera relativamente flebile (qualità che ogni grande portiere invece possiede). C’è anche da dire, però, che il ragazzo la scorsa stagione si è infortunato gravemente al ginocchio e, forse, potrebbe non aver recuperato totalmente dai suoi malanni. Che sia una questione psicologica o fisica lo dirà solo il tempo: il brasiliano, comunque, a 24 anni è titolare di una delle squadre più importanti d’Italia e fa parte della Nazionale del Brasile. Qualcosa vorrà pur dire.

I numeri sono abbastanza chiari: su 20 squadre di Serie A, 6 posseggono un portiere titolare nato entro il 1990, età media tra tali squadre di 22 anni (dalla statistica e dall’analisi abbiamo dovuto gioco forza escludere Francesco Bardi che, dopo un grande inizio di stagione, si è visto relegare in panchina al posto di Albano Bizzarri. Un vero e proprio caso di nonnismo!). Un numero non altissimo, ma che rappresenta una piacevole scommessa per il calcio italiano. Una scommessa che, speriamo, è destinata ad essere vinta. Perchè, evidentemente, parafrasando il titolo di un famoso film, il portiere non è un mestiere per vecchi. Almeno non più. E in Italia, il “Paese per vecchi” per eccellenza, tale dato non può che essere accolto con speranza e felicità.

 

Claudio Agave