Fiorentina, addio 2014, difficile che il futuro sia peggiore

Fiorentina, addio 2014, difficile che il futuro sia peggiore

della valle-fiorentina

Addio 2014, la Fiorentina ringrazia e rimanda al mittente. La squadra viola saluta l’anno corrente con non molta nostalgia alla luce di quanto successo negli ultimi 365 giorni, decisamente al di sotto delle aspettative della piazza e solo leggermente in linea con i desideri della dirigenza che ha saputo prendere coscienza di una realtà, quella viola appunto, in cui fare il vero e proprio salto di qualità risulta essere più simile ad un “triplo carpiato” quanto ad una sgambata fuori porta.

COSA NON E’ ANDATO Molte cose. Intanto i tanti stop dei big, a partire dal doppio crack di Mario Gomez, prima al San Paolo contro il Napoli poi a Bergamo con l’Atalanta, che hanno costretto li teutonico a saltare prima i Mondiali in Brasile e successivamente alcune giornate di campionato di questo 2014/15; l’ennesimo stop di Giuseppe Rossi, che oggi si incontrerà in Colorado con il Dott. Singleton. Senza contare poi i risultati ottenuti in Europa League, Fiorentina eliminata dalla botta di Pirlo su punizione in un derby italiano suicida agli ottavi di finale tra due formazioni che avrebbero meritato ben altro destino, oppure la finale di Tim Cup persa a Roma con un “1-2” terrificante firmato Insigne in apertura dopo aver assistito al “Genny a’Carogna Show”. Se prendiamo poi in considerazione l’inizio di stagione 2014/15, i dubbi sul modulo con il tentativo, mal riuscito, di passare al 4-3-3, salvo poi ritornare al più antico, e rodato, 3-5-2; il calciomercato estivo in “salsa fantasia”; il declassamento del Franchi da fortino a “terra di nessuno”, il quadro sembra ultimato. Insomma ci sono cose che non si possono pensare, per tutto il resto basta la “sfiga” e anche una buona dose di indole “sadomaso”.

DA DOVE SI RIPARTE Dagli attuali 24 punti che la Fiorentina ha racimolato finora, per una media a partita di 1,5, non proprio “il meglio, del meglio, del meglio”, eppure una cifra considerevole a fronte dei tanti problemi che Montella e i suoi hanno dovuto affrontare in questi ultimi mesi, soprattutto alla luce dei risultati delle altre che tanto di meglio non sono riuscite a fare, Napoli e Lazio hanno appena 3 e 2 punti in più dei viola, il Milan, che gioca solo la Serie A, appena una lunghezza in più, mentre l’Inter ha ben 4 punti in meno della formazione gigliata. “Mal comune è mezzo gaudio”, anche se i proverbi finiscono per essere “armi di distrazione di massa”. Vediamo allora di scoperchiare il “vaso” Fiorentina e di capire quali sono i punti da cui ripartire per far si che il 2014 risulti essere un errore di percorso quanto un modo di essere o di vivere. Intanto si riparte da Neto: bene se dovesse arrivare il rinnovo, in caso contrario fare cassa non sarebbe un dispiacere, Tatarusanu ha dimostrato in EL di non essere l’ultimo arrivato. In difesa applausi per tutti, o quasi, con le gerarchie che si sono delineate, è il reparto più stabile della Fiorentina attuale. A centrocampo avanti con il solito diktat di gioco, con un Mati ritrovato e un Pizarro più leader che mai, da contraltare la situazione di Aquilani e Badelj, il primo in scadenza di contratto (con il fiato di Vecino sul collo), il secondo oggetto misterioso da recuperare. Davanti i dubbi più importanti, se è vero che Babacar e Gomez sono il coacervo giusto tra presente e futuro, lo stesso non può essere detto per Marin e Ilicic, entrambi non proprio amatissimi da Montella che li scambierebbe volentieri per giocatori più adatti al suo concetto di calcio.

COME SI AFFRONTA IL 2015 Con “calma e gesso”, la storia è maestra ma nessuno impara mai nulla, eppure questa volta la Fiorentina deve saper andare oltre i propri limiti temporali e psicologici, i giovani devono avere il tempo di sbocciare definitivamente e il diktat dell’offensività rispettato. Soprattutto bisogna ritornare al concetto di “vivere una partita alla volta” cercando di profondere la giusta cattiveria agonistica quando si è in campo, la Fiorentina, di tanto in tanto, si “piace troppo” e specchiandosi troppo nel proprio gioco ha finito per lasciare punti a destra e manca. Adesso il tempo sembra agli sgoccioli, eppure l’anno nuovo sta per iniziare, paradossi del calcio, tra il bianco del fioretto e il nero della sciabola ci sono infinite gradazioni di grigio, spetta alla viola capire quale sia quella perfetta per sé.

Stefano Mastini