“La Società Trapani Calcio comunica di avere esonerato il tecnico Roberto Boscaglia. Di seguito il comunicato del Presidente Vittorio Morace che interviene per fare chiarezza sulla posizione della Società, sugli obiettivi e sulle motivazioni che hanno portato all’esonero del tecnico. Una scelta dolorosa, ma necessaria. Non avrei mai voluto fare una scelta del genere e mi pesa tantissimo, perché ho massima stima di Roberto Boscaglia e perché non si può certo dimenticare che grazie a lui ed ai giocatori che ha avuto con se’ abbiamo conquistato importanti traguardi ed il più importante di tutti, la serie B. Ma ci sono situazioni che portano a scelte dolorose ed in questo momento non vedo altre soluzioni se non l’esonero dell’allenatore Roberto Boscaglia. Mi pesa prendere questa decisione, ho riflettuto a lungo, ma credo che non ci siano alternative. Non è una scelta fatta per ottenere il “favore della piazza”, ma operata in assoluta autonomia e perché mi auguro che possa essere utile sia al Trapani Calcio sia a mister Boscaglia, cui mi lega un grande affetto.”
Roberto Boscaglia, fino a 2 settimane fa, probabilmente non avrebbe immaginato nemmeno nei suoi peggiori incubi un tale epilogo. E invece il comunicato del Trapani è una condanna. Immeritata? Decisamente si. Non ce ne vogliano la società e il nuovo tecnico Serse Cosmi. Ma la querelle Trapani è la dimostrazione perfetta di come, nel calcio italiano, aspettare, attendere, programmare siano solo verbi futili e mai concrete prerogative.
Boscaglia ha praticamente fatto la storia del Trapani Calcio: nel 2012-2013, al termine di un duello contro una squadra ben più quotata (il Lecce), regala ai siciliani la prima, storica promozione in Serie B. Salvezza tranquilla (14° posto), gioco offensivo e un Mancosu riscoperto, divenuto il faro di una squadra pronta a stupire. Ma gli scarsi risultati di questa stagione portano ad una scelta clamorosa: dopo 6 anni, Boscaglia viene esonerato. L’intento è quello di dare la scossa alla squadra. Intanto, però, ad essere scosso è solo l’ambiente.
Riconosciuto professionista, con tantissima gavetta alle spalle, Boscaglia è un predestinato e, prima o poi, allenerà in Serie A. Forse sognava di farlo con il Trapani. Forse lo farà alla guida di un’altra squadra. Ciò che lascia interdetti e perplessi è sempre il solito errore: quello di dare eccessiva importanza all’estemporaneità dei risultati. L’orizzonte è lontano e per arrivarci bisogna lavorare duro. Secondo la società, Boscaglia non avrebbe mai raggiunto quell’orizzonte perché, evidentemente, lontano. Con i fatti degli ultimi anni, però, il tecnico aveva dimostrato di essere almeno a metà strada. Quanto può pesare una stagione storta? Evidentemente tantissimo, almeno a Trapani. Si rischia senz’altro un Cagliari bis (con Zeman venerato, poi messo in dubbio, in seguito esonerato e infine richiamato). C’è da dire che anche a Perugia si era vissuta una situazione simile, con il condottiero Andrea Camplone quasi cacciato per una crisi di risultati. Poi l’istinto ha prevalso sulla ragione (o meglio, viceversa) e Camplone è ancora lì, a dirigere la sua squadra. Boscaglia è stato più sfortunato: in questo momento, è lui la più grande vittima di una mentalità tutta italiana. Quella del tutto e subito. Quella che, a lungo andare, ha rovinato irrimediabilmente la competitività del nostro calcio.