Zenga ed il no a Cassano: prima di lui altri illustri colleghi
Dopo un tira e molla durato qualche giorno, alla fine le strade di Antonio Cassano e della Sampdoria non si sono ritrovate. Colpa di Walter Zenga, il tecnico blucerchiato che si fermamente opposto, un po’ come quando tra i pali bloccava gli attaccanti avversari, alla volontà del presidente blucerchiato Massimo Ferrero di riportare a Genova il talento barese. Poco funzionale secondo l’allenatore, che probabilmente ha già una sua formazione in mente o semplicemente non vuole che nel suo spogliatoio ci possano essere problemi che il carattere di Cassano potrebbe causare. D’altronde già lo scorso gennaio, quando il giocatore si liberò dal Parma, l’allora allenatore Sinisa Mihajlovic decise di non puntare su di lui ma su Luis Muriel, nonostante la giovane età ed i molti infortuni patiti dal ragazzo. Mihajlovic che non prese bene nemmeno l’ingaggio di Samuel Eto’o, ritenuto spremuto e non in grado di reggere i suoi duri allenamenti.
Quelle di Zenga e Sinisa non solo le uniche volte in cui un allenatore ha manifestato il proprio disappunto circa scelte societarie in sede di calciomercato, soprattutto negli ultimi anni ci sono stati alcuni casi in cui i tecnici ha messo in seria difficoltà la propria dirigenza. L’emblema è sicuramente il Napoli di De Laurentiis che, sarebbe dipeso da lui, all’ombra del Vesuvio avrebbe portato Verratti, Benatia, rifiutati dall’allora tecnico azzurro Walter Mazzarri, oltre che Astori ed Antonelli, ai quali Rafa Benitez lo scorso anno preferì Koulibaly e Strinic. Probabile che il patron del Napoli si mangi ancora le mani per non aver dato seguito al suo fiuto e di aver lasciato ad altri l’ultima parola. Storia simile anche tra Antonio Conte e la Juventus, con l’attuale tecnico della Nazionale che nel 2010 venne contattato dall’allora direttore sportivo bianconero Alessio Secco per proporgli la panchina della Juventus offrendogli non solo un contratto pluriennale ma anche l’arrivo di Diego, non Maradona, dal Wolfsburg. Dal canto suo Conte rispose chiedendo uno tra Robben e Walcott, tutto finì con una stretta di mano, un arrivederci all’estate del 2012 e la conferma sulla panchina della Juventus di Ciro Ferrara, tecnico che venne poi esonerato nel febbraio 2011 per fare posto a Zaccheroni. Ha del paradossale invece la vicenda legata a Palacio, l’Inter e Gianpiero Gasperini. L’allora tecnico dei nerazzurri, arrivato a Milano nell’estate del 2011, chiese al presidente Massimo Moratti Rodrigo Palacio, giocatore che la dirigenza si acquistò, ma solo un anno dopo e quando ad Appiano Gentile del povero Gasp non rimase nulla se non il ricordo di un’ avventura disastrosa terminata nel settembre 2011 in seguito ad una roboante sconfitta subita da parte del Novara.
Andando indietro con gli anni è impossibile non citare le discordie di Roberto Baggio con Lippi e Ancelotti. Nel 1994 il tecnico viareggino puntò tutto su un giovane Alessandro Del Piero costringendo il Divin Codino a trasferirsi dalla Juventus al Milan. Qualche anno dopo, nella stagione 1999-2000, all’Inter i due vissero un rapporto talmente ostile che il giocatore dovette lasciare i nerazzurri nella stagione successiva per approdare al Brescia. Tra il Milan e l’Inter sarebbe potuto esserci il Parma, peccato che l’allora allenatore dei ducali, quel Carletto divenuto col tempo uno dei migliori tecnici al mondo, fece di tutto per non far arrivare Baggio perché, come ha poi confessato nella sua biografia, all’epoca non pronto per stravolgere la sua sacchiana idea di calcio. La stessa che nel novembre del 1996 costrinse Zola, chiuso da Crespo e Chiesa, ad emigrare al Chelsea.
Chissà se la Sampdoria rimpiangerà mai di non aver ripreso Cassano. Magari un giorno, dovesse andar via Zenga, potrebbe esserci ancora spazio per lui. Il tempo però stringe, a 32 anni questo potrebbe essere stato l’ultimo treno della sua a dir poco stravagante carriera. Intanto l’Uomo Ragno ha dalla sua una vasta selezione di colleghi con i quali condividere “pazzie” di calciomercato.