Verona è anche Virtus: la favola del quartiere Borgo Venezia
“Quando i mussi i volerà faremo il derby in serie A”. Così i tifosi del Verona, quando ancora schernivano i più “modesti” cugini lontani dalle grandi platee. Poi la storia è cambiata rapidamente, tanto da spingere il Chievo verso l’Europa e l’Hellas nell’inferno della serie C. Due realtà che oggi viaggiano di pari passo, camminano a braccetto sui prati della serie A e guardano con curiosità e interesse al terzo sodalizio di famiglia, la Virtus Borgo Venezia, squadra rappresentativa di uno dei più celebri e popolari quartieri ubicati nella città di Giulietta.
La scorsa domenica, a San Zeno di Montagna, i rossoblù sono stati ospiti del Presidente Campedelli per un’amichevole estiva: sei a uno il finale dell’inedito derby tanti applausi per il club di patron Fresco che tre stagioni fa conquistò la prima storica promozione in lega pro regalando alla città di Verona uno storico e ineguagliato record: tre squadre calcistiche iscritte ad un torneo professionistico. La retrocessione (immediata) non ha scalfito l’entusiasmo e l’atmosfera familiare di un gruppo che da trentaquattro anni ruota intorno all’immagine del suo Presidente, nonché allenatore, Luigi Fresco. Un uomo che si divide tra campo e scrivania, il volto di un progetto tenuto in piedi esclusivamente da sponsor e contributi sportivi, sufficienti per tentare la scalata nel grande calcio.
La Virtus si presenterà ai nastri di partenza del prossimo campionato con l’obiettivo di sorprendere ancora, per provare a trasformare, da qui ai prossimi anni, un derby estivo fine a se stesso in un appuntamento fisso, con punti veri in palio. E dalla sua, la Virtus, avrà il sostegno di una tifoseria caldissima a appassionata, politicamente schierata su posizioni di estrema sinistra e decisamente attiva sul fronte delle iniziative sociali. In perfetta antitesi, dunque, rispetto alla curva dell’Hellas, appollaiata sulla sponda opposta. Inevitabile la rivalità che per ora, per ovvi motivi, non ha mai trovato riscontro su un campo di calcio, dispiegandosi dunque attraverso social e piazze. Piazze riempite da un sogno ancora vivo: i mussi, prima o poi, voleranno per davvero.