Pacchi dall’estero: Kamil Kosowski, l’esterno del Chievo che non correva mai
Prima o poi ne avremmo parlato: riprendiamo la rubrica dei nostri amati, amatissimi Pacchi dall’Estero con un giocatore venuto dall’Est, senza però grandi aspettative. Si tratta di Kamil “Turbo” Kosowski, uno che ha girato il mondo prima di rimpatriare in Polonia. In Italia lo abbiamo visto all’opera con la maglia del Chievo nella stagione 2006/2007 senza particolari acuti. Eppure il nostro vanta ben 52 convocazioni nella propria Nazionale dislocate dal 2001 al 2009, condite dalla partecipazione ai Mondiali di Germania 2006. Con la maglia della Polonia Kosowski ha segnato anche anche 4 gol in totale.
E’ NATA UNA STELLA – Kosowski è nato il 30 agosto 1977 a…provate a pronunciarlo tutto d’un fiato…Ostrowiec Świętokrzyski, una città situata nel voivodato della Santacroce, nella Polonia del Sud. Gli inizi nel mondo del calcio risalgono ai primi anni ’90, nel 1991 per la precisione, con l’ingresso nelle giovanili del KSZO Ostrowiec Swietokrzyski. Nello stesso anno passa alle selezioni minori del Gwarek Zabrze dove rimarrà fino al 1996, quando il club, convinto delle sue qualità, lo promuoverà in prima squadra. E per i successivi tre campionati Kosowski saprà ritagliarsi uno spazio importante, con 64 partite giocate ed un gol all’attivo. Ce n’è abbastanza per proseguire la scalata al calcio che conta, ed infatti nell’estate del 1999 Kosowski passa al Wisla Cracovia, uno dei club più importanti della Polonia, per il modico corrispettivo di un milione di euro. Con la società della Stella Bianca il calciatore diventa subito un titolare inamovibile giungendo a conquistarsi un ruolo di primissimo piano (115 partite e 13 gol fino al 2003 e le prime chiamate in Nazionale).
DELUSIONI OVUNQUE – Da qui al prossimo step non ci vuole molto, ed il primo ciclo al Wisla per Kosowski si chiude in maniera molto positiva: è giunto il momento perciò di fare una esperienza all’estero: l’esterno di centrocampo convince gli osservatori del Kaiserslautern, compagine campione di Germania solamente pochi anni prima (nel 1997/98) ma da allora in avanti protagonista di un lento declino. I ‘Roten Teufel’ infatti si piazzano con regolarità impressionante in posizioni di classifica via via sempre più modeste, travolgendo in questa mediocrità generale anche lo stesso Kosowski (43 partite giocate ed un solo gol all’attivo lo score in due anni), il quale lascerà il club nell’estate 2005, seppur in prestito e comunque senza mai fare più ritorno in Germania, per trasferirsi in Inghilterra evitando così la sfortunata stagione 2005/2006 che costerà al K’lautern la retrocessione in Zweite Bundesliga. La nuova avventura di Kosowski lo vede protagonista (per modo di dire) in Inghilterra con la maglia del Southampton in Football League Championship. Qui scende in campo per appena 18 volte ed il suo solito gollettino riesce comunque a metterlo a segno, ma gli stimoli sono pochi. La carriera del polacco viene rivitalizzata dalla chiamata del Chievo, società alla quale Kosowski dice subito si.
C’ERA UNA VOLTA IL “CEO” – Kosowki approda nella Serie A italiana il 1° agosto 2006 in cambio di mezzo milione di euro per il prestito dal Wisla Cracovia, che nel frattempo si era ripreso il suo cartellino dal Kaiserslautern. La buona notizia è che il giocatore arriva al Chievo nel momento più alto della storia del club veronese: reduce dalla quinta salvezza consecutiva ottenuta, i ‘Mussi Volanti’ si ritrovarono a disputare per la prima volta in assoluto ai preliminari di Champions League e successivamente la vecchia Coppa UEFA per la seconda volta, uscendo però da entrambe le manifestazioni calcistiche europee già al primo turno. In Coppa Italia invece i veneti arrivarono fino ai quarti di finale, ma in campionato andò male, con il 18° posto finale che valse la discesa in Serie B. Allenatore di quel Chievo fu inizialmente Giuseppe Pillon, “Bepi” per gli amici, sostituito poi dal cavallo di ritorno Gigi Delneri, ritornato già ad ottobre sulla panchina dei gialloblu ma che verrà poi esonerato dal presidente Campedelli a fine stagione. La rosa clivense annoverava nei propri ranghi alcuni reduci della vecchia guardia: ecco i senatori Luciano, capitan Lorenzo D’Anna, Lorenzo Squizzi, Sergio Pellissier, Salvatore Lanna, Fabio Moro, Franco Semioli, Andrea Zanchetta e Federico Cossato oltre ai vari Amauri, Marco Malagò, Paolo Sammarco, Davide Mandelli, Simone “Tir” Tiribocchi e Federico Giunti e gli innesti a gennaio di Vincenzo Italiano ed Erjon Bogdani. In estate erano arrivati al Bentegodi Michele Marcolini, Giovanni Marchese e Denis Godeas, oltre al superpacco brasiliano Cesar Prates dal Livorno. In rosa c’era già da un anno un giovane interessante, il nigeriano Victor Obinna, che poi ritornerà ancora al Chievo per una fugace apparizione nel 2014, e figuravano pure la promessa non mantenuta, Mattia Marchesetti, un Matteo Brighi in cerca di identità ed il prodotto del vivaio romanista, Giuseppe Scurto.
GIRAMONDO – Per Kosowski ci fu poca gloria, al netto della sua eccessiva lentezza: il polacco correva troppo poco e non sprintava quasi mai per essere un esterno, fu così che Delneri preferiva adottarlo in posizioni più centrali del campo, ma alla fine, complice anche la retrocessione a fine stagione, le porte del calcio italiano per lui si erano chiuse. Kosowski decide quindi di proseguire altrove la propria carriera: c’è il tempo per un primo, fulmineo ritorno al Wisla nel 2007 (13 caps e un gol), ma a gennaio 2008 eccolo prima in Spagna al Cadice (16 presenze) e sei mesi dopo a Cipro con la maglia dell’Apoel Nicosia, dove il polacco si ferma per due anni sfoderando prestazioni discrete (44 partite giocate e 7 gol). Nell’estate 2010 passa ai rivali dell’Apollon Limassol rivestendo però, a 34 anni, un ruolo marginale (17 apparizioni ed un gol). E’ così che matura la decisione di rimpatriare definitivamente dapprima al Górniczy Klub Sportowy Bełchatów, dove gioca molto, un pò a sorpresa (33 match giocati ed il solito gol) e poi al Wisla Cracovia, in cui ritorna ancora una volta nell’inverno 2013, il tempo di disputare dieci spezzoni di gara prima di restare svincolato e chiudere con l’attività agonistica. Una discesa veloce, in contrapposizione alla sua lentezza.