Milan, Mihajlovic: “Importante aver restituito motivazioni ai giocatori, con due innesti siamo da Champions”
Sinisa Mihajlovic ha rilasciato una intervista all’edizione odierna de ‘La Gazzetta dello Sport’ in cui parla delle ambizioni del suo Milan.
TUTTO MOLTO BELLO – “Il bilancio di queste prime settimane in rossonero è positivo, abbiamo lavorato bene fin qui nonostante fossimo ripartiti da zero, cambiando modulo, giocatori e metodologie di lavoro. A livello di gioco e di comportamento abbiamo compiuto le modifiche necessarie e questa è la strada giusta da seguire, per l’inizio del campionato il Milan sarà pronto. E’ bello che sia tornato entusiasmo intorno alla squdra, questo non ci mette pressione ma io mi sento responsabilizzato, e quando avverto ciò sono desideroso di fare meglio. I rischi non mi fanno paura, vivo per le sfide”.
DUE ACQUISTI PER ESSERE AL TOP – Per Mihajlovic bisognerà assolutamente non fallire l’aggancio al treno Champions: “Sarà vitale finire tra le prime tre in classifica, se poi dovessimo fare qualche altro innesto di mercato niente ci sarebbe precluso e faremmo un ulteriore salto di qualità. Massimo due pedine, ma non faccio nomi. Contro il Real Madrid qualche giorno fa abbiamo giocato benissimo, il merito è del mio staff. Certe cose le ho imparate nelle mie esperienze passate, da ct della Serbia ad esempio, ed andando in giro a studiare Mourinho, Guardiola, Wenger, Klopp…ci sono allenamenti in cui l’head coach deve essere presente e altri in cui, se ha fiducia nei collaboratori, deve lasciare spazio. Klopp aveva un vice molto bravo e mi disse: “È l’allenatore migliore del mondo, ma non potrebbe mai fare il mio lavoro”. Io voglio dare soddisfazione al mio staff e così, ad esempio, lascio tutto il lavoro atletico in mano a Bovenzi. Nel nostro gruppo ognuno sa che cosa fare e si prende le proprie responsabilità” .
IDEE CHIARE – Una delle caratteristiche di Mihajlovic è il “martellare” i propri giocatori in allenamento per eliminare qualsiasi sbavatura: “Per me è una cosa normale, pretendo la perfezione e che i miei ragazzi sappiano sempre cosa fare, altrimenti non potremmo mai fare bene. Non mi arrabbierò per un gol sbagliato ma lo farò se non faranno ciò che prepariamo in allenamento. All’80% in partita i miei giocatori sanno cosa fare, il restante 20% dipenderà dall’avversario. L’importante sarà non perdere la concentrazione ma rimanere lucidi ed organizzati. Quando abbiamo il pallone i movimenti sono chiari e semplici: uno davanti incontra il portatore di palla in appoggio, uno fornisce ampiezza, un altro si muove tra le linee e due o tre attaccano lo spazio in profondità sfruttando i movimenti dei compagni. In sede di analisi vedremo poi se siamo stati efficaci”.
LEZIONE DI TATTICA – Mihajlovic non ha segreti: “A seconda di chi affronteremo utilizzerò un trequartista che sappia darci anche copertura, altrimenti sceglierò un elemento dalla caratteristiche prettamente offensive. Senza dimenticare comunque che i primi difensori devono essere gli attaccanti, che hanno il compito di scendere fino a metà campo e sacrificarsi dietro agli avversari. Coesistenza tra Bacca e Luiz Adriano? Sono giocatori forti e sanno cosa fare, sarebbe un problema se uno fosse forte e l’altro scarso e per fortuna non è il nostro caso. Entrambi hanno dei compiti precisi. Abbiamo interscambi tra terzini e interni, le rotazioni a centrocampo, movimenti che coinvolgono tutta la squadra. I giocatori non si devono limitare a fare un ruolo, ma devono essere in grado di ricoprirli tutti se in base allo sviluppo dell’azione vengono portati lontano dalla zona abituale. E poi devono leggere le situazioni: ad esempio, se giochiamo contro una squadra che ha una punta sola, non voglio che il regista si abbassi troppo perché andremmo in inferiorità numerica in mezzo e ci allungheremmo troppo. In quel caso i centrali difensivi devono avere la personalità di uscire con la palla e avviare l’azione”.
LA TESTA CONTA DI PIU’ – Mihajlovic non ha dubbi: “Tra corpo e mente è più difficile allenare quest’ultima: se sei maturo e consapevole puoi fare tutto quello che vuoi, altrimenti no. Una cosa che ho fatto è stata restituire ai giocatori del Milan la voglia di lavorare. Ricordo che quando giocavo io la mia Nazionale era fortissima ma non vincevamo mai niente perché ognuno faceva a modo suo, e questo è sbagliato. Il mio compito è farlo capire ai miei giocatori, il talento non batterà mai le regole e puoi vincere solo con i giusti comportamenti. Questo vale anche per me che pretendo lealtà e rispetto e devo essere il primo a darli. Senza coppe potremo preparare meglio i match di campionati, i giocatori però devono sapere che si può essere determinanti anche in dieci minuti, a patto che ci si alleni bene, ma questo lo conosco già. E’ importante anche instaurare un rapporto di fiducia, sarò felice di parlare ad ognuno di loro se lo vorranno. Il debutto a Firenze? E’ un bene che ci sia già una partita calda, anche se al calendario non faccio mai caso”.