Diamanti: “Via dal Guangzhou, non rientravo nei programmi di Scolari. Io voglio giocare, in Inghilterra si bada ai fatti”
Alessandro Diamanti ha deciso di ripartire dall’Inghilterra, da quella Premier League che già conosce avendo militato tra le fila del West Ham qualche stagione fa e, in estate, ha firmato con il Watford. Dopo il suo veloce ritorno in Serie A e gli ultimi mesi con la maglia della Fiorentina nella scorsa stagione, Diamanti è dovuto rientrare al Guangzhou, club proprietario del suo cartellino. Ad agosto scorso, però, la decisione di ripartire in prestito secco, direzione Inghilterra, per questa nuova esperienza con il neo-promosso club inglese caro alla famiglia Pozzo.
Diamanti, intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha spiegato le motivazioni del suo ennesimo addio al club cinese, della speranza chiamata Bologna e della nuova esperienza inglese: “Cos’è successo? Che arriva Scolari e io non rientro nei suoi programmi. In estate sono stati acquistati Robinho e Paulinho. Io voglio giocare e inizio a guardarmi intorno. Mi piacerebbe tornare a Bologna, ma capisco che non rientro nei programmi. Non c’è mai stata una trattativa, anche se qualcuno ha lasciato circolare la voce che le mie pretese economiche avrebbero fatto saltare l’affare. Balle! Allora mi contatta il Watford, l’interesse è cosa seria e vengo qui rinunciando a una discreta sommetta di denaro. Potevo restare in Cina e pensare solo al conto in banca, ho preferito rimettermi in discussione tornando in Inghilterra”.
“In Cina è stata un’esperienza bellissima sotto diversi punti di vista. Abbiamo vinto il campionato e partecipato alla Champions. Ho visitato l’Asia e l’Australia. I problemi sono stati altri: il clima micidiale di Canton e le trasferte lunghissime. I viaggi in aereo non finiscono mai. Dal punto di vista umano è stato un arricchimento. Ho visto Paesi più avanzati del nostro, città dove vivono 20 milioni di persone. In Inghilterra ho trovato un calcio più moderno. Al West Ham ognuno mangiava quello che voleva. Gli allenamenti erano più semplici. Nel Watford si segue una dieta precisa. Dopo il lavoro sul campo hai sessioni di yoga e pilates. C’è molta attenzione per la parte video. Abbiamo un insegnante di inglese a disposizione. Un nuovo mondo. Le partite non finiscono mai. Meno tattica e più pressing. Un diffuso senso di sportività. Ma la vera differenza rispetto all’Italia è il mondo esterno. Gli stadi sono moderni, funzionali, accoglienti. Le pressioni sono minori. In Italia si perde tempo in chiacchiere, qui si bada ai fatti”.