Riconoscenza, questa sconosciuta.

castori

L’esonero di Castori da parte del Carpi pare per certi versi incomprensibile e rappresenta in pieno tutta la mancanza di riconoscenza presente nel calcio moderno.

 

“Oggi non è il giorno più difficile del mio percorso professionale, ma sicuramente è quello più triste. Non potrebbe essere altrimenti, poiché la serie A, un traguardo sognato, sudato, accarezzato ed infine raggiunto, con tanto sacrificio, impegno e dedizione, da adesso in poi entrerà purtroppo a far parte solo dei miei ricordi”. Le parole della lettera scritta ai suoi ex tifosi da Fabrizio Castori, ormai non più tecnico del Carpi, riecheggiano nell’aria crude e sporche, quasi drammatiche, come un fulmine che interrompe il silenzio di un cielo prima sereno e ora colmo di elettricità e oscurità. Le parole di chi ha amato, ha lottato, ha sacrificato ogni cosa per lo scopo. Le parole di chi, inevitabilmente, si è sentito tradito da quella che reputava essere la sua famiglia.

Il Carpi lascia andare l’allenatore della storica promozione in Serie A dopo appena sei partite. Due i punti conquistati, due anche le cinquine prese. I numeri non mentono. Ma un inizio del genere poteva essere preventivato, soprattutto se in queste prime sei gare quattro delle squadre che affronti sono Inter, Fiorentina, Napoli e Roma, ovvero alcune tra le più forti squadre della Serie A. Anche questo è il triste destino dell’allenatore: il capro espiatorio per eccellenza, l’accusato principale o, parafrasando in maniera biblica, colui che paga i peccati altrui e li accoglie in sé. La società sceglie la strada facile, invece di porsi domande su un mercato ampiamente insufficiente: a parte Matos, Borriello e Mbakogu, unici giocatori di qualità superiore, sono stati acquistati calciatori decisamente inadatti alla categoria, altri sul viale del tramonto. Altri ancora avranno bisogno di tempo, per ambientarsi, capire, conoscere appieno il massimo campionato. Un tempo che al povero Castori non è stato dato. Eppure, nonostante tutte le limitazioni del caso, la mano del tecnico si è vista in almeno tre partite della stagione: ottime le prestazioni contro Palermo, Fiorentina e Napoli, quelle che poi hanno fruttato i pochi punti di questo inizio di campionato. L’anno scorso Castori aveva plasmato praticamente dal nulla una squadra che poi vinse, dominandolo, il campionato di Serie B. Oggi il tecnico chiude le valigie con il cuore straziato e la speranza di poter tornare ad insegnare calcio in altre realtà. L’ennesimo atto di non riconoscenza di un calcio moderno rovinato anche dalla fretta, una nota cattiva consigliera, e dalla voglia di mutare con troppa veemenza.

Ma nella sua lettera Castori fa bene a ricordare ciò che nessuno dimenticherà mai: “Il 28 aprile 2015, un giorno che niente e soprattutto nessuno potrà mai cancellare, perché in quel giorno gli uomini del Carpi hanno scritto la Storia: gli anonimi, i poveri, gli ultimi, quelli che hanno fatto la vera gavetta diventano i primi, perché sono semplicemente i migliori e tutti lo devono accettare. Voglio ringraziare i meravigliosi tifosi che in questi mesi mi hanno dato tutto il loro sostegno incondizionato, i miei collaboratori, professionisti di primo ordine nel panorama calcistico e quel manipolo di fantastici ragazzi che ho avuto la fortuna di allenare, e a cui voglio lasciare un messaggio: non preoccupatevi cari ragazzi, noi siamo GLI IMMORTALI”. I calciatori passano, i dirigenti anche. Ma la maglia, la storia e gli uomini, quelli veri…Ebbene, quelli restano. E, nella piccola provincia modenese, il nome di Fabrizio Castori è già nel firmamento delle imprese stellari ma, specialmente, al centro del cuore di tutti i tifosi del Carpi.