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Se non è un caso, poco ci manca. Al di là delle schermaglie mediatiche dettate dalle parole del suo agente nelle ultime ore, Daniele Rugani e la Juventus continuano ad essere due rette parallele che si sfiorano senza incontrasi mai. Tra le dolenti note del peggior avvio stagionale della Vecchia Signora in serie A nell’era dei tre punti, c’è anche quella relativa al mancato utilizzo del giovane talento messosi prepotentemente in luce la scorsa stagione nell’Empoli di Maurizio Sarri, proprio colui che farebbe certe false pur di averlo con sé anche a Napoli.

Chiaro che approdare in un club come la Juventus potesse prevedere un periodo di ambientamento, ma dopo due mesi dall’inizio della stagione era lecito attendersi di più dalla prima esperienza ad alti livelli dell’erede, assieme ad Alessio Romagnoli, della grande scuola di difensori italiani (per la verità non più florida come qualche anno fa). Massimiliano Allegri è tecnico capace e saggio e prima di bruciare un giovane sa perfettamente che è meglio andarci cauti, soprattutto vista la complicata partenza dei bianconeri; per uscire dalle difficoltà occorrono doti che un ventenne di solito non può possedere, se non fosse che il personaggio in questione ha già mostrato doti e qualità sopra la norma. 38 giornate consecutive sempre in campo e senza mai ricevere un cartellino giallo; le sbalorditive statistiche accumulate da Rugani non sono bastate a conquistare un posto nell’undici titolare, del resto la Juventus è ben altra cosa rispetto alla tranquilla provincia toscana. Per quale motivo però, nelle rotazioni di Allegri, il suo nome non è mai stato preso in considerazione?

Risparmiato dai tanti infortuni muscolari che continuano a flagellare la squadra campione d’Italia, Rugani è sempre stato “a disposizione” del suo tecnico, sempre seduto in panchina a guardare i compagni; “quando sei alla Juventus, quando arrivi ad indossare questa maglia, devi aspettare il tuo momento– disse qualche tempo fa Allegri nel corso di una conferenza stampa rispondendo alla domanda circa lo scarso utilizzo del difensore- Abbiamo difensori importanti, i migliori che ci sono in Europa, quindi per un giovane conquistarsi il posto è molto difficile. Daniele ha qualità e grande temperamento, sicuramente avrà la possibilità di trovare il suo spazio e di poter giocare durante la stagione”. Che la Juventus rappresenti una grande scuola di vita nella crescita, umana e professionale di Rugani, è indubbio, ma tenere costantemente ai margini un ragazzo giovane che ha ancora bisogno di accumulare esperienza (sul campo) resta una decisione quantomeno discutibile. Così come il gemello diverso Romagnoli anche Rugani si è affermato giocando in prestito lontano dal suo club di appartenenza e come l’attuale rossonero ha condiviso il rientro alla base in estate; anche per lui le pretendenti non mancavano (Napoli e Arsenal su tutte), ma la Juventus a differenza della Roma non ha voluto (o dovuto) necessariamente cedere il suo pezzo pregiato, il leader del futuro, mostrandosi sicura di sé e della sua strategia. La stessa che, si credeva, potesse portare a un graduale inserimento nel blocco storico oltre che nei meccanismi della squadra. Eppure a riposare sono stati a turno anche gli inamovibili Barzagli, Bonucci e Chiellini ma non si può certo dire che Rugani abbia continuato a non assaggiare il campo a causa di un problema di natura tattica (giocare a quattro o a tre in difesa per un giocatore dal talento naturale come il suo non avrebbe rappresentato un problema); l’impressione è che piuttosto si sia trattato esclusivamente di una scelta tecnica.

La “retrocessione” nel nuovo corso dell’Under di Gigi Di Biagio (sempre assieme all’inseparabile Romagnoli), quando ormai per lui sembravano pronte a spalancarsi le porte della Nazionale maggiore, è stata soltanto la naturale e inevitabile conseguenza. E mentre i problemi di Allegri sembrano essere ben altri, e a gennaio manca ancora parecchio, sono in tanti a chiedersi cosa ne sarà del futuro di Daniele Rugani, lo studente modello di Vinovo a cui lo stage inizia a star stretto.

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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