Patron Pomponi ci prova così: il Chieti in campo all’alba, con il cuore oltre il buio e la foschia
Questa non si era ancora vista, così come non si vedeva in queste buie e silenziose mattinate dello Stadio Angelini di Chieti. Foschia e occhi assonnati, si vede poco, ma quanto basta per scendere in campo ad allenarsi. Alle 6:00 del mattino. Questo, infatti, è stato il provvedimento punitivo del presidente del Chieti Calcio Giorgio Pomponi: allenamento all’alba per una squadra costruita per vincere il campionato di Serie D e che si ritrova ora a dover rincorrere tutti. Rincorrere un pallone per giorni, tra la foschia dell’Angelini, non è stata cosa facile, ma tutti i calciatori hanno accettato di buon grado la decisione del vulcanico patron Pomponi, in carica da appena cinque mesi.
Certo, decisione punitiva, ma facoltativa. Nessun calciatore, però, si è rifiutato di scendere in campo, tutto ciò per amore del Chieti. Queste le parole del Presidente Pomponi: “Proprio così. Non ho costretto nessuno ad allenarsi alle 6 e mezzo. Se qualcuno si fosse rifiutato sarebbe però finito fuori dal progetto. Avrei continuato a pagarlo fino a dicembre e poi lo avrei lasciato libero di andare altrove. La sconfitta di Isernia è una cosa che mi ha fatto imbestialire, allora ho deciso di far capire loro cosa significhi davvero la parola sacrificio. Troppo facile andare in ritiro, ma quale ritiro! I giocatori sono dei privilegiati, anche a questi livelli. Certo, non guadagnano le cifre della Serie A, ma stanno comunque molto meglio di tante persone che si alzano la mattina presto per uno stipendio di mille euro o poco più al mese. E allora ho voluto farli calare nella realtà quotidiana di milioni di italiani. Inizialmente avevo pensato di fissare gli allenamenti alle 7:00, poi ho detto no, meglio ancora alle 6 e mezzo, quando comincia ad albeggiare. Così i giocatori si sarebbero dovuti svegliare quando ancora è notte”.
Decisione singolare questa, qualcosa di mai visto prima, nemmeno in questo calcio così lontano dai riflettori della Serie A. A Chieti è successo, un chiaro e forte segnale del Presidente che ha voluto dare una scossa ad una squadra costruita per vincere e nella quale a salvarsi, a suo avviso, è solo l’allenatore Donato Ronci: “Con undici Ronci avremmo vinto 5-0. Non lo caccerò mai, piuttosto mando via tutti i giocatori”, incalza Pomponi.
Mercoledì è andato in scena il primo allenamento all’alba poi, a seguire, giovedì e venerdì, per il terzo e (forse) ultimo giorno di punizione. Punizione che è diventata ancor più dura vista la presenza di una buona rappresentanza di ultras, giunti in curva Volpi per contestare la squadra. Contestazione e amore. Anche il tifo, alle 6:30 del mattino, era lì sulle gradinate dello stadio Angelini a “svegliare” la squadra dal suo torpore, non solo mattutino, inteneriti da quei ragazzi che, al buio, erano lì a correre per il Chieti. In cerca di riscatto. Una novità totale quella attuata da Giorgio Pomponi, un nuovo collante tra tifo e squadra. Tra calciatore e maglia. E di questa iniziativa ora parla tutta Italia: “Ma non era ciò che volevo. Mi hanno chiamato in tanti, ieri in Lega D alcuni colleghi mi hanno fatti i complimenti. In fondo cosa ho fatto di particolare? Nulla. Ho solo cercato di inculcare il concetto di sacrificio ad un gruppo di ragazzi che non si stava comportando bene. Ripeto, i giocatori sono dei privilegiati e neppure se ne rendono conto. Certe cose farebbero ben anche ai campioni più acclamati. Mi sono innamorato di Chieti, voglio portarlo al più presto nella categoria che merita, che è la Serie B. Se in B ci sono Lanciano e Pescara ci dobbiamo essere pure noi. E ce la faremo”.
Capitan Federico Del Grosso parla a nome di tutta la squadra: “È stato un bagno di umiltà che ci siamo meritati. All’inizio molti di noi erano perplessi rispetto a questa decisione, poi però l’abbiamo accettata senza problemi. Alla fine non è che si sia trattato di chissà cosa. I dubbi più che al fatto di allenarsi all’alba erano legati al dover interrompere il riposo notturno. Che nel nostro lavoro è importante tanto quanto l’allenamento. Ma va bene così, se poi servirà a farci tornare a vincere…”.
A quel punto via la “foschia” e ben vengano gli allenamenti all’alba, allora si che sarà tutto più sereno.