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asamoah

Solitamente coloro che rimangono nella storia sono i campioni, i giocatori che fanno innamorare i tifosi grazie alle loro giocate ed i loro risultati sportivi. Poi arrivano gli eroi maledetti, quelli che avrebbero potuto, ma per diverse contingenze non hanno raggiunto il top e rimarranno nella mente di tutti come i campioni mancati. Infine ci sono gli uomini veri, quelli che pur senza grosse doti tecniche danno tutto per questo sport dimostrando che, oltre ad essere un lavoro, rimane la loro più grande passione. Fa parte di questo ultimo gruppo senza ombra di dubbio anche Gerald Asamoah, un giocatore che ha fatto della maglia dello Schalke la sua seconda pelle e, con il cuore ed il sudore, ha fatto innamorare di lui i tifosi di tutto il mondo. Faceva strano nei primi anni 2000 scegliere alla Play station la nazionale tedesca e trovarvi un giocatore di colore: in quei giochi per console era forse più veloce degli altri e per questo inizialmente abbiamo iniziato a ricordare il suo nome, ma Asamoah non è stato soltanto il primo calciatore di colore a vestire la casacca della Mannschaft (con cui ha giocato ben due Mondiali) ma è un vero esempio da seguire per chi si avvicina per la prima volta a questo sport.

Una vita intera dedicata al calcio, ma adesso anche per l’eterno Asamoah è giunto il momento di appendere gli scarpini al chiodo. L’idea era maturata già lo scorso maggio, quando l’attaccante in forza alla seconda squadra dello Schalke, di comune accordo con il ds Heldt, aveva comunicato la volontà di organizzare un match di addio. “Non sono più giovanissimo e le mie ossa iniziano a sgretolarsi. Voglio ancora giocare, ma nel giardino con i miei figli.” La data del match? Il 14 novembre “A novembre farà freddo e, da bravo tedesco, voglio che intorno a me ci sia freddo. Inoltre mi sembra la data giusta per tornare a vestire la mia amata maglia numero 14”.

E infatti così è stato: alla Veltins Arena di Gelsenkirchen sono scese in campo le stelle dello Schalke e gli amici di Asa, per ricordare insieme una carriera lunga in cui il giocatore tedesco ha lasciato sempre ed ovunque un buonissimo ricordo. Già, perchè lui è tedesco ed è sempre stato fiero di esserlo, nonostante il colore della pelle e la nascita in Ghana. Eppure Gerald ha anche provato a vestire la maglia delle stelle nere, ma il “no” dell’allora ct Beppe Dossena è stato come un segno per lui, nato e cresciuto calcisticamente in Germania. Prima l’Hannover, poi la squadra della sua vita: lo Schalke. Dieci stagioni e 44 gol segnati, ma il popolo dei Blu Reali lo ricorderà per sempre per l’abnegazione, la voglia di divorare il campo e la ferrea volontà di non tirarsi mai indietro, contro i pregiudizi ed i dubbi che un tedesco di colore poteva far suscitare a chi al primo sguardo storceva il naso. Esempio per i giovani, trascinatore per chi era in campo, amico devoto nella vita extra calcistica, chiunque l’ha conosciuto non può che tessere le lodi dell’uomo prima ancora che del calciatore, cosa in cui però non è voluto mancare Heldt : “E’ stato un grande attaccante, rapido e forte fisicamente. Era una costante minaccia per le difese avversarie.”

Finito il ciclo allo Schalke, un anno al St. Pauli e poi al Greuther Furth, dove con alterne fortune è riuscito a dare il suo contributo a due formazioni con buoni progetti e discreto potenziale umano. I cicli, però, con persone come Gerald non finiscono mai, ed eccolo dunque tornare allo Schalke, stavolta nella seconda squadra. Il suo ruolo di chioccia è fondamentale nella crescita di giovani talenti entrati ormai in pianta stabile nella rosa della prima squadra, ed è anche per questo che a lui va la riconoscenza di allenatore e direttore sportivo. A 37 anni però Asa ha deciso di dedicarsi alla famiglia e, chissà, forse saranno proprio i figli con cui vuole giocare in giardino a continuare la sua leggenda. Un piccolo assaggio c’è già stato nel match del 14 novembre, vedere per credere. Che sia l’ennesimo segnale? 

Asamoahs SchichtendeDer Sohnemann löst den Papa ab. Gerald Asamoahs “Schichtende.”

Posted by SPORT1 on Domenica 15 novembre 2015

 

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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