Capello: “Sarri ha le idee chiare. Non torno ad allenare, ho smesso”
Fabio Capello ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de “La Repubblica”: “Allenatore? No, ho smesso, non torno. Faccio passeggiate, vedo mostre d’arte contemporanea, guardo tante partite, le commento per Fox Sports. Mi piace, cominciai nell’82 per Telemontecarlo, l’ho fatto anche in Rai. Nelle mie critiche cerco di essere squisitamente tecnico, i colleghi capiscono che non mi baso su simpatie e antipatie. Almeno spero. Juve-Milan, sfida scudetto? Sembrerebbe di no, oggi. Ma il fatto che ci sia tanta competizione in testa può aiutare anche chi insegue. La Juventus ha un’ultima chance per rientrare, ma deve vincere tutti gli scontri diretti. Almeno, gli ottavi di Champions sono quasi al sicuro, può concentrarsi sul campionato per qualche mese. Quanto al Milan, è un cantiere: ha bisogno di tempo, non si riesce a vedere in campo la grinta che vorrebbe il suo allenatore. Eppure, fra i tecnici in circolazione, mi riconosco proprio in Mihajlovic, per la sua determinazione. Juventus? Gli addii di Tevez, Vidal e Pirlo hanno scalfito la leadership, ma questi tre uomini erano anche decisivi per sbloccare le partite più difficili: Tevez l’uomo della scossa, Vidal del break e dell’incursione al tiro, Pirlo della precisione nei piazzati, che quest’anno laJuventus invece fatica a sfruttare. Ci sono giovani di qualità ed energia, è una stagione di transizione, basterebbe aspettare. Il problema è che alla Juventus aspettare è un verbo che non piace. Il 10 a Pogba? Ma non l’ha scelto lui? E poi in campo non va la maglia, ma l’uomo. Il resto è un fattore psicologico. Piuttosto, ricordo che finora non ha quasi mai avuto Marchisio e Khedira al suo fianco. Con loro ha giocato molto meglio. Campionato più divertente? Sì, sembra d’essere tornati ai miei tempi, quando erano in sette a partire per lo scudetto. I fattori sono diversi: i progressi continui della Roma, la grande crescita del Napoli, la maturazione della Fiorentina che dopo aver fatto bene con Montella adesso con Paulo Sousa ha preso coscienza di essere una grande e di avere tutte le carte in regola per essere davvero protagonista. E poi è tornata l’Inter, come ho detto più volte Mancini è bravissimo a fare mercato e costruire una squadra. La sta ancora assemblando, ma intanto questi risultati positivi gli garantiscono il riparo dalle polemiche: lavora tranquillo. Liedholm diceva: finché abbiamo la palla noi, non ce l’hanno loro. È un dato positivo, ma non come valore assoluto: va sempre interpretato. La Fiorentina fa possesso con il baricentro molto alto, va a caccia del pallone più rapidamente. L’Inter è aggressiva ma nella sua metà campo, ha degli sbocchi offensivi diversi. Il Napoli recupera tanti palloni e verticalizza subito. Anno della Roma? A inizio campionato ho detto che non poteva più nascondersi, con Dzeko e Salah deve puntare allo scudetto, non ha più scuse, e Garcia può farcela anche se l’ambiente di Roma non ha mezze misure, passa facilmente dalla grande euforia alla profonda depressione. La sfortuna, chiamiamola così, è che ora che la Juve si è attardata, ci sono quattro squadre alla pari. Sarri? È un personaggio che ha le idee chiare ma non si è fossilizzato su una sola di esse. Ha anzi avuto l’intelligenza di cambiare modulo, di capire che rosa avesse in mano. Il vino si fa con l’uva che raccogli: lui voleva produrre una certa bottiglia, poi ha capito che aveva un’uva da spumante, con le bollicine di quei signori lì davanti. E ha dato solidità alla difesa, con il fondamentale ritorno di Reina. Il fatto di recuperare palla subito va poi indubbiamente a vantaggio della fase difensiva”.