Serie A surclassata dalla Lega Pro. Dove? Sugli spalti
Sono ancora negli occhi e nelle orecchie di tutti le dure parole pronunciate lo scorso anno da Claudio Lotito nei confronti di Carpi e Frosinone, piazze secondo Lotito “Non all’altezza della Serie A”, per usare un eufemismo.
Il patron di Lazio e Salernitana allora fu causa di sdegno e rabbia da parte delle società di Serie B, ma a pochi mesi di distanza dall’enorme polemica scaturita dalla registrazione di una telefonata con il dg dell’Ischia Isolaverde Pino Iodice, i fatti sembrano dargli ragione, almeno dal punto di vista dei numeri, intesi come spettatori presenti alle partite di Serie A.
Prendendo in considerazione l’ultimo turno di Serie A, Serie B e Lega Pro per esempio, ci troviamo di fronte a numeri clamorosi: l’undicesima giornata di Lega Pro infatti, aveva in programma uno storico derby siciliano tra Messina e Catania. Nonostante il divieto ai tifosi rossazzurri di recarsi in trasferta, domenica al San Filippo erano presenti 18.426 spettatori, un numero da far impallidire tutta la Serie B e persino qualche partite di Serie A. Prima della sosta infatti, ben cinque partite della massima serie hanno fatto registrare un numero di presenze inferiore a Messina-Catania: si tratta di Verona-Bologna (18.007), Empoli-Juventus (14.693), Palermo-Chievo (14.176), Sassuolo-Carpi (10.264) e soprattutto Frosinone-Genoa (6.450).
Il girone C di Lega Pro non è nuovo a numeri del genere, Messina-Catania è infatti la settima partita a sfondare il muro dei 10.000 spettatori. dopo Catania-Akragas, Catania-Catanzaro, Catania-Ischia, Catania-Martina Franca, Foggia-Messina, Lecce-Fidelis Andria. Senza piazze come Bari, Cagliari, Cesena e Salerno, il numero di partite con 10.000 o più spettatori metterebbe in imbarazzo il confronto con la Serie B, mentre per quanto riguarda gli altri due giorni di Lega Pro, i risultati in termini di presenze allo stadio non sono minimamente comparabili con quelli del girone riservato alle squadre dell’Italia meridionale.
Tornando alla serie A, bisogna effettuare un’analisi più approfondita rispetto al mero paragone tra singole partite. Prendendo per esempio in considerazione la media spettatori delle vituperate Carpi (8.904) e Frosinone (7.669), cui si può aggiungere l’Empoli (9.277) si scopre che nel girone C di Lega Pro ci sono squadre come Catania(11.010), Foggia(8.540), Lecce (8.907) e Messina (6.330) che vantano medie simili se non addirittura superiori. Lo scorso campionato di Serie A si chiuse con due sole squadre sotto le 10.000 presenze di media, una delle quali, l’Udinese, per via dei lavori allo stadio Friuli. In condizioni normali, il campionato 2014/2015 sarebbe finito con il solo Empoli a non raggiungere la “doppia cifra”. La stagione 2015/2016 vede già tre squadre al di sotto di questa soglia, due delle quali sono proprio le società che Lotito “non voleva” in Serie A. Il problema non è da ascrivere solamente alla ridotta capienza degli stadi (Il Matusa di Frosinone, per esempio, ha 10.000 posti a sedere e non consente ai ciociari di sfondare questo muro), ma piuttosto ad una combinazione di fattori: dai bacini di utenza, alle condizioni degli impianti stessi, passando per i prezzi e per la qualità – spesso bassa – dello spettacolo offerto in campo.
Questi dati devono far riflettere le società di Serie A, che lamentano problemi di natura economica ma che non sono in grado di riempire stadi da meno di 20.000 posti a sedere nemmeno quando sul proprio campo arriva la big di turno. Nel 2015 ci sono più persone a vedere una partita di Lega Pro che una partita della Juventus, è evidente che qualcosa vada cambiata.