Milan, senti Mexes: “Non sono il più forte, ma sono un leader”
In una lunga intervista al Corriere dello Sport, il difensore del Milan Philippe Mexes ha parlato del suo carattere, della situazione che sta vivendo il suo paese e della sua esperienza in rossonero, fatta di alti e bassi come tutta la sua carriera.
FRANCIA SOTTO ATTACCO – Gli attentati di Parigi hanno ovviamente scosso Mexes, che nonostante viva da anni in Italia, è molto legato al suo paese: “C’è poco da pensare e da dire…tutto questo è molto triste. Ho dei figli, sono molto preoccupato. In un mondo come questo non si può progettare, non si può programmare niente. Questo è un mondo pazzo, è triste vedere tutti questi morti. E’ vero, la guerra è cominciata. Speriamo che finisca presto perchè non si può vivere in queste condizioni. Ma non solo Parigi è diventata una città molto pericolosa. Tutta la Francia è in allarme, pensi sempre al peggio. E’ difficile resistere in queste condizioni”
ETICHETTA – “Ti danno un’etichetta, ma forse non pensano che, in realtà, non sei tu .L’adrenalina,l’attenzione e la pressione possono incidere molto in una partita. In certi momenti controllarsi diventa difficile, io sono fatto così”. All’inizio del 2015, Mexes perse la testa all’Olimpico contro la Lazio e aggredì Mauri: “Subito dopo aver commesso quell’errore ho chiesto scusa, miè dispiaciuto molto. Soprattutto per i miei figli che hanno guardato la partita, ai loro amici chepensano magari che io sono cattivo. Ma è difficile guardare con un altro occhio certe situazioni.Poi dopo qualche mese è arrivato un gol importante in una partita decisiva. Sempre all’Olimpico e
sempre contro la Lazio. Questa è l’immagine della mia carriera. Quello era un periodo in cui qui al Milan stavamo facendo di tutto per tornare a essere il Milan, una grande squadra. Mi sentivo addosso grande responsabilità. Non volevo, non voglio fare l’eroe, ma non ragiono più quando vedo un’ingiustizia. Sono sempre concentratissimo in campo, a volte riesco a ragionare e a volte no”.
NEL CUORE DI SILVIO – In estate il presidente Berlusconi ha insistito perchè Mexes rimanesse al Milan, rivelando così una sua preferenza per il francese: “Onestamente quando il presidente viene a Milanello ci parla come fosse un papà. Dice un sacco di cose: sui capelli, sugli orecchini, sui tatuaggi…Non ci siamo mai trovati da soli a parlare, ma penso che di me gli piaccia la mia tenacia, la voglia di non mollare mai.” Ma Mexes è un leader di questo Milan? “Forse, un po’ più leader rispetto agli altri. Ma essere un leader non vuol dire essere il più forte. Si sono accorti della mia sincerità. Sono sempre stato così, fra alti e bassi. Quello attuale è sicuramente il momento migliore della mia carriera: da qualche anno a questa parte ho cambiato un po’ il mio modo di pensare. Mi godo di più la vita, la prendo con più calma e filosofia. Cerco di ragionare di più. Forse se non avessi avuto un carattere così…particolare, avrei potuto fare meglio. Ma ormai è passato. Comunque mi sento ancora bene e voglio continuare a giocare con questa voglia ed entusiasmo.”
IL RAPPORTO CON MIHAJLOVIC – A fare da contraltare c’è sicuramente il rapporto con Mihajlovic, che in estate avrebbe fatto a meno di lui senza problemi e che in questi primi mesi lo ha spedito spesso e volentieri in tribuna:” Io sono al quinto anno di Milan. Ho vissuto un cambiamento importante. Dal Milan di Nesta, Seedorf, Inzaghi ,Ambrosini, Gattuso a quello attuale che non è andato bene, non ha ancora
un’anima vincente come quello di prima. Anche se non sono Maldini o Nesta, ho cercato di dare il mio
contributo in campo e fuori. Pian piano la posizione del tecnico rossonero sembra ammorbidirsi: “Mi sono chiarito da subito con lui
prima che firmassi il contratto. C’è stata la possibilità di parlarci, ha avuto la possibilità di potermi conoscere e adesso mi apprezza. Sicuramente in allenamento le mie performances non sono le migliori come velocità e resistenza. Ma posso giocare ovunque, sono affidabile. La mia mentalità gli è piaciuta molto.”