Steward Juve-Milan: “Attentati? Non ho paura ma i miei genitori sì”
L’ultima settimana è stata praticamente monopolizzata dagli sconvolgenti fatti accaduti a Parigi nella serata di venerdì scorso, con lo Stade de France a fare da teatro di uno degli attentati della tragica serata francese. Gli eventi di sette giorni fa hanno lasciato strascichi importanti in ogni sfaccettatura della società e lo sport ed in particolar modo il calcio non ne è stato sicuramente esente. Dagli annullamenti dei match amichevoli di Spagna e Germania di inizio settimana alla ripresa dei campionati europei che avverrà proprio a partire da questo weekend tra il timore generale e un rafforzamento delle misure di sicurezza nei pressi degli stadi. Sabato sera l’Italia calcistica sarà totalmente concentrata sul big match della tredicesima giornata tra Juventus e Milan, e come di consueto all’interno dello ‘Stadium’ ci saranno gli steward a mantenere ordine. Proprio uno steward che presterà servizio domani sera a Torino, rimasto anonimo e raggiunto dai microfoni di ‘Tuttosport’, ha rivelato le sue sensazioni in seguito ai fatti dei giorni scorsi: “La verità è che sono piuttosto fatalista e credo che iniziare ad avere paura per tutto significhi rinunciare piano piano alla vita. Se penso a quello che è successo allo stadio di Parigi mi vengono i brividi, come mi sono venuti sabato quando ho letto la dinamica di quell’attentato: il controllo dello steward, la scoperta della cintura esplosiva, i morti. Io di controlli come quello ne avrò fatti migliaia negli ultimi due anni da quando ho iniziato a prestare servizio allo stadio. Però no, non ho paura. Chiamatemi pure incosciente, però mi fido della Polizia e delle forze dell’ordine e delle misure eccezionali che sicuramente verranno applicate”.
PAURA – Lo steward ha poi proseguito parlando della paura che attanaglierà la madre sabato sera: “Mia mamma non voleva che dessi la disponibilità, ma io non ci ho pensato molto. Da quel momento sta cercando di convincermi a rinunciare: “dì che hai la febbre, che devi studiare per l’esame, dì che devi badare a me che sto male, dì quello che vuoi ma non andare, mi fai stare in ansia tutta la notte”. Non si dà pace. La capisco e mi dispiace farla stare in ansia, perché credo davvero che passerà un sabato sera con il batticuore, però vale il discorso di prima. Se non vado allo stadio, la prossima volta sarà la discoteca, perché in fondo c’è stato un attentato anche lì, no? E poi cosa? L’università, il bar, i mezzi pubblici… No dai, così vincono loro”.
IL LAVORO DELLO STEWARD – Il ragazzo ha poi concluso: “Beh, diciamo che dalle parti del settore ospiti in certe partite non è proprio una caramella, ma lo Stadium è un posto davvero sicuro: lavorandoci hai proprio la sensazione che il meccanismo di sicurezza sia studiato bene. Lo faccio per i 40/45 euro che prendi quando ti chiamano, fanno comodo in tasca a un universitario, a fine stagione ci scappa una minivacanza con la fidanzata. Poi qualche volta si riesce a sbirciare un pezzo di partita e perché comunque fa curriculum: ho seguito due corsi e anche se nella vita vorrei fare tutt’altro, altri colleghi mi hanno detto che le aziende notano con favore chi ha lavorato qualche anno allo Stadium”.