Berardi mai così giù, da valore aggiunto a peso ingombrante
Un caso serio, inaspettato, doloroso. Domenico Berardi ci è ricascato mandando su tutte le furie il suo tecnico e, padre calcistico, Eusebio Di Francesco, giocandosi forse definitivamente le residue speranze di far parte dei 23 di Antonio Conte per l’Europeo in Francia. Una reazione inutile, quanto dannosa, che priverà il Sassuolo del suo giocatore simbolo per alcune partite (domani è attesa l’entità della squalifica da parte del giudice sportivo), riaprendo un dibattito attorno alla piena maturità di un talento purissimo che evidentemente tarda ancora ad arrivare.
Ma 27 cartellini gialli e 3 rossi in poco più di due anni in serie A, sono un dato che deve far riflettere, al di là della giovane età (Berardi è un classe ’94) e di una personalità che in campo dovrebbe essere dimostrata in ben altro modo. Anche perché le 33 reti realizzate nelle 71 presenze complessive confermano che siamo davanti a un predestinato dal carattere quantomeno complesso e dalle maniere forti; difetti che neanche lo straordinario lavoro del tecnico neroverde è riuscito a livellare. All’esordio in serie A, il Sassuolo era una squadra giovane e spettacolare, che rispecchiava fedelmente il credo tattico del suo allenatore, cresciuto alla scuola di Zdenek Zeman; oggi quella stessa squadra è cambiata, più solida ed equilibrata, molto più attenta al risultato che allo spettacolo, come testimoniato dai 15 gol segnati in queste prime 13 giornate (per intenderci, uno in meno della stitica capolista Inter). Un mutamento che ha finito per coinvolgere anche lo stesso Berardi, per la verità limitato anche da un fastidioso problema muscolare, molto meno incisivo sotto porta rispetto alle scorse stagioni anche perché chiamato a un lavoro tattico supplementare che prevede frequenti ripiegamenti a metà campo, nel tentativo di dare equilibrio alla squadra.
Ma se pensate che gran parte dei cartellini accumulati sia da attribuire al sacrificio cui l’attaccante calabrese è chiamato, vi sbagliate di grosso. Per certi versi simile a quello del primo Balotelli, il comportamento di Berardi nei riguardi di arbitri e avversari resta il suo più grande limite, l’unico in grado di limitarne le prestazioni a livello emotivo. Perdersi e affannarsi in inutili proteste, o peggio ancora rendersi protagonista di veri e propri interventi violenti e scellerati come quello ai danni del malcapitato Ansaldi ieri a “Marassi”, non dovrebbe far parte del repertorio di un giocatore simile. Per quello ci sarebbero i mediani, se non fosse che Berardi gode ormai di una certa fama tra i colleghi, che non fanno altro che provocarlo con l’intento di innescare una sua reazione. Cosa fare per recuperare una delle future promesse del nostro calcio?
Alla ripresa degli allenamenti non vorremmo essere nei panni di Di Francesco, che dovrà essere bravo a toccare le corde giuste con il suo pupillo, già giustamente condannato alle sue responsabilità dagli addetti ai lavori. Nella domenica in cui Lorenzo Insigne, l’altro escluso dalle ultime convocazioni di Conte, si è preso sulle spalle il Napoli decidendo la sfida del Bentegodi con il Verona, Berardi diventa a sua volta un peso per le fragili spalle del Sassuolo. Sullo sfondo c’è la Juventus che da tempo ne attenziona il rendimento e i progressi, riflettendo sulla possibilità di portarlo a Torino; anche se di questo passo l’appuntamento con il Paradiso calcistico, rischia seriamente di saltare.