Fiorentina, è la serata di Pepito Rossi
Appena 56 minuti nelle ultime tre uscite ufficiali della Fiorentina, 12 passaggi effettuati, un solo tiro verso la porta. Questi i numeri grigi di Pepito Rossi, lo stesso colore della faccia di Paulo Sousa che in conferenza stampa si sente arrivare l’ennesima domanda sul conto dell’americanino, per una risposta che tanto di gradazione differente non può essere “Rossi? Ho già parlato a sufficienza di Giuseppe. Ha vissuto momenti belli, ma negli ultimi due anni ha avuto delle difficoltà. Sta bene, è pronto per giocare. Mi rende triste vederlo così cupo, ma la vita è così“. Torniamo però ai numeri, questi insindacabili, troppo poco per un normal one, figuriamoci per uno che da tutti è coccolato e seguito, in un certo senso la solitudine dei numeri primi, di chi ne ha vissute tante e vorrebbe mettersi tutto alle spalle; soprattutto la sensazione di vivere l’ennesimo ritorno difficoltoso dall’infermeria di un viola che il pubblico brama di acclamare: doppio peso sulle spalle per lui che, in tutta risposta, cerca di scioccolarsi di dosso tutto e tutti.
LA CHANCE Eppure il cielo sopra Firenze non sembra essere d’accordo con l’umore del giocatore: l’Europa League la chance giusta per rilanciarsi e fermare il digiuno di gol che dura dalla sconfitta casalinga patita proprio in Europa contro il Lech Poznan, una rete allora inutile nel finale di un match apparso stregato. Paulo Sousa ha capito il momento di Giuseppe Rossi e lo centellina non tanto atleticamente quanto psicologicamente, non un caso che a Sassuolo, ultima apparizione di Pepito in campo, nel momento di massimo sforzo il tecnico abbia tolto proprio lui per far posto a Kalinic, è chiaro come il portoghese miri a tenere sulla corda, senza tirare o chiedere troppo certo, l’attaccante pronto ad aspettare il momento opportuno per farlo rinascere.
LA POSIZIONE Conterà moltissimo la sua ubicazione in campo. Rossi è stato provato nelle ultime partite nella posizione da “falso nueve” con due tecnici alle sue spalle disposti a dialogare con lui, l’americanino però non sembra entusiasta del suo compito, il vestito che Sousa gli ha cucito addosso è dispendioso e non esalta le sue caratteristiche anzi, lo rende prevedibile e costretto in mezzo ai centrali avversari a contendersi palloni a suon di contrasti e botte. Tutt’altra musica per Rossi che, se accompagnato da una punta che sappia dettare la profondità, Babacar in salsa turnover, e un centrocampo lesto a pressare e trovare il suo regista, potrebbe spingere la sua Fiorentina ai sedicesimi di Europa League, un traguardo che appare doveroso ma che mai come quest’anno è costato sudore e sacrificio.
Stefano Mastini Follow @StefanoMastini1