Meno sponde, più movimento: così Denis è tornato Tanque

Meno sponde, più movimento: così Denis è tornato Tanque

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Fermo, piantato, ingolfato. Non più tardi di tre settimane fa, il Tanque German Denis appariva così agli occhi dei tifosi atalantini che, nonostante la stima l’affetto nei suoi confronti, iniziavano a chiedersi seriamente se sull’avventura a Bergamo del centravanti argentino fossero prossimi i titoli di coda. Proprio alla soglia dei 54 gol con la maglia dell’Atalanta (raggiunti in occasione del calcio di rigore segnato alla Roma) che ne avrebbero fatto lo straniero più prolifico della storia della Dea, il carro armato iniziava a cedere, mostrando evidenti limiti nelle movenze e nella capacità di essere incisivo sotto porta.

Quando nella gara interna persa con il Torino si era presentato tutto solo davanti a Padelli, scegliendo il colpo sotto invece che una conclusione delle sue, secca e precisa, qualcuno aveva addirittura accusato Edy Reja di insistere invano nella ostentata ricerca dell’attaccante protagonista delle ultime salvezze dell’Atalanta, ormai costretto a fare i conti con i raggiunti limiti d’età, oltre che con la spietata concorrenza di Mauricio Pinilla, il titolare nella prima parte di stagione. Con il cileno fuori causa, per via dei suoi celebri guai fisici, c’è chi invocava l’esordio e la fiducia nel giovane Gaetano Monachello, neo bomber dell’Under 21 di Gigi Di Biagio ed ex Monaco. Un investimento importante quello operato dal club del presidente Percassi in estate, che tuttavia viene considerato troppo giovane per essere inserito in pianta stabile nell’undici titolare; nell’emergenza, meglio affidarsi all’esperienza di chi, come Denis, conosce l’ambiente e l’arte del mestiere, perché destreggiarsi nelle difese italiane non è cosa da tutti e perché il ruolo di prima punta nel collaudato sistema atalantino, impone un lavoro di notevole impatto fisico, essendo il centravanti spesso costretto da solo a raccogliere i cross e i suggerimenti dei due folletti laterali, il Papu Gomez e il Frasquito Maxi Moralez.

Più per necessità, che per scelta tecnica, Reja ha deciso di confermare Denis anche nella trasferta dell’Olimpico, la partita che in qualche modo segnerà la rinascita del Tanque argentino. All’improvviso mobile e scattante, sempre al servizio della squadra e freddo davanti al portiere avversario (battuto in occasione del calcio di rigore del raddoppio), quello ammirato nella grande impresa dell’Atalanta sui giallorossi, è stato un altro Denis, decisamente diverso dalla versione old style, la stessa che i difensori avevano imparato a leggere e disinnescare prontamente. Più coinvolto nella manovra, meno punto di riferimento offensivo, ha finito col mandare in confusione i difensori di Garcia, sconfitto senza appello dall’ex rivale sulla panchina della Lazio. Supportato da un evidente crescita di condizione fisica, figlia della continuità che Reja gli ha concesso, Denis è tornato a tenere fede al suo soprannome, asfaltando con un gol e continui movimenti, anche la sciagurata retroguardia rosanero nell’ultima gara di domenica scorsa. Al netto dello strapotere di Higuain e della ritrovata verve realizzativa di Destro, non è esagerato inserire il suo nome tra quello degli attaccanti più in forma del momento in Serie A; un dato inequivocabile, testimoniato dalla media gol (una rete ogni 184’), seppur impensabile fino a qualche tempo fa.

Il nuovo Denis è la dimostrazione che non si è mai troppo esperti e navigati per imparare, snaturando il proprio modo di giocare per venire incontro alle rinnovate esigenze della squadra. Anche a trentaquattro anni suonati. Ogni riferimento a Icardi è puramente casuale…