Maxi Moralez: “Stavo per partire, l’Al Ittihad è stata una tentazione. Essere bassi è un pregio. Reja? Incredibile”
Un metro e sessanta di classe e velocità, unita alla tecnica tutta argentina che gli permette di dare del tu al pallone. Maxi Moralez, detto el Frasquito (letteralmente, il barattolo di marmellata) si racconta in un’intervista a “La Gazzetta dello Sport”, parlando della grande stagione dell’Atalanta di Edy Reja, del calcio italiano e dell’allettante prospettiva di trasferirsi in Arabia Saudita nel corso di un’estate piena di riflessioni, sfociate per sua fortuna nella prosecuzione dell’avventura a Bergamo che dura ormai dal 2011.
“L’Al-Ittihad è stata una tentazione, anche se c’erano dettagli del contratto da sistemare. Il livello del loro calcio è piuttosto basso e poi avrei dovuto imparare da zero l’inglese. Ma alla fine ha fatto bene, benissimo a restare; finora all’Atalanta è il mio anno migliore, perché stiamo giocando davvero bene. La sensazione è che ci possiamo togliere molte soddisfazioni, anche se nella testa c’è sempre la salvezza”. Un gol in campionato e cinque assist decisivi per i compagni si squadra e di reparto, i connazionali Gomez e Denis, con i quali sta trascinando l’Atalanta nelle posizioni alte di classifica dopo la deludente stagione scorsa conclusa al quartultimo posto con appena tre punti di vantaggio sul Cagliari retrocesso. “Ho fatto una grande preparazione in estate, mi sento in ottima forma. Reja vuole che tenga un po’ di più la posizione, ma è una questione di istinto e di caratteristiche: sono portato a fare molto movimento, anche scambiando la fascia con Gomez per non dare punti di riferimento all’avversario. Magari qualche volta corro male e finisco con lo sbagliare”. Nella sua crescita, c’è sicuramente lo zampino dell’esperto tecnico friulano, capace di rivitalizzare giocatori che sembravano svuotati; “E’ un patrimonio di esperienza incredibile, ma non solo. Con lui è facile scherzare, c’è un ottimo rapporto, l’età non conta. Gli allenatori argentini sono meno preparati degli italiani, anche perché da noi il calcio è diverso, c’è molta tecnica e poca tattica, più abitudine a correre, a fare l’uno contro uno”.
Da anni detiene il primato di giocatore più basso della serie A, ma è riuscito a dimostrare quanto a volte l’altezza e il fisico non contino nel calcio moderno. “In Argentina essere bassi è considerato un pregio, non un difetto. Ogni squadra schiera almeno un paio di piccoletti e gli allenatori non li snobbano, anzi cercano di valorizzare le loro potenzialità. Devo ricordare di gente come Maradona e Messi? Il fisico aiuta, ti permette di trovare subito la condizione, anche di fare giocate particolari. Ma essere leggeri comporta altri rischi: i difensori ti picchiano meglio…”. Chiusura su German Denis, tornato al gol nelle ultime giornate dopo un periodo piuttosto buio che sembrava potesse essere il preludio al suo addio alla Dea: “Penso si sia sbloccato. Ha avuto un inizio difficile, è stato frenato da un infortunio e ha giocato poco”.