Nizar Trabelsi, dalla Bundesliga a “papà” Bin Laden

Nizar Trabelsi, dalla Bundesliga a “papà” Bin Laden

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Sui campi di calcio, soprattutto quelli dei campionati minori, si può trovare di tutto: dal talento mai sbocciato, al campione che scende di categoria a fine carriera, dal calciatore da “dopo lavoro” fino al guerriero (forse troppo) del centrocampo. Beh, si sa, nei campionati minori non è difficile incontrare calciatori più “aggressivi”. Non era mai capitato, però, di trovare calciatori terroristi. E’ la storia di Nizar Trabelsi, ex calciatore tunisino classe 1970. La sua vita calcistica comincia quando, da giovane, si trasferisce in Belgio e da lì hanno inizio le sue fortune da calciatore professionista: prima allo Standard Liegi, poi il salto in Bundesliga, al Fortuna Düsseldorf. Il talento c’era, la testa un po’ meno: nel giro di qualche anno Nizar scende di categoria, fino a ritrovarsi nei campionati regionali, nel Neuss. Prima l’alcol e poi la droga lo distruggono, chiudendo la sua carriera, complice un controllo antidoping che, di fatto, lo allontana definitivamente dai campi di calcio.

Negli anni bui della sua carriera Trabelsi conobbe Tarek Maaroufi (primo cittadino belga a perdere, nel 2009, la nazionalità per “condotta delittuosa” dai tempi della Seconda Guerra Mondiale) che lo avvicinò a personaggi come Abou Qatada e Abou Hamza. Le stesse persone che l’Fbi ha poi segnalato come intermediari dell’organizzazione terroristica di Al Qaeda in Europa. Per Trabelsi iniziano pellegrinaggi e viaggi continui tra il Medio Oriente e il Nord Africa, fino al definitivo trasferimento in Afghanistan, dove conobbe Osama Bin Laden: suo “papà”, secondo una testimonianza dello stesso Trabelsi, figura alla quale “affidarsi per qualsiasi cosa”.

La cronaca recente racconta del suo arresto in Belgio, il 13 settembre 2001, due giorni dopo l’attacco alle Torri Gemelle, accusato di preparare un attentato contro la base americana di Kleine-Brogle. Nel 2003 viene condannato a 10 anni di prigione, mentre nel 2013 la questione che rende d’attualità la sua vicenda: gli Stati Uniti ottengono l’estradizione del tunisino e la condanna all’ergastolo, la Corte europea dei diritti umani ha dato invece ragione all’ex calciatore, considerando irregolare il provvedimento e stabilendo un risarcimento di 90mila euro per il tunisino. Giovedì 17 dicembre verrà ridiscussa la sua estradizione negli Stati Uniti, il fischio finale all’infinita partita del calciatore di Bin Laden.