Samuele Dalla Bona: nemo propheta in patria
Ripercorriamo insieme la carriera di Samuele Dalla Bona, ex centrocampista tra i giovani più talentuosi della fine degli anni ’90, colpevole di una sola scelta: quella di tornare in Italia.
Di bombe pronte a deflagrare in un’esplosione di talento cristallino nel mondo del calcio, ne abbiamo avute parecchie. D’altronde, si sa, i grandissimi campioni iniziano a mostrare la stoffa giusta sin dai primi passi della loro carriera. C’è chi crescendo ha avuto fortuna da singolo, chi ha beneficiato dei valori di squadra, così come calciatori che hanno unito le cose con scaltrezza e bravura. Il caso di Samuele Dalla Bona, ex centrocampista italiano, è un po’ diverso: al centro del mercato per tantissimi anni, figlio illegittimo di un’Inghilterra che lo aveva accolto a braccia apertissime, Dalla Bona ha finito per pagare fin troppo una scelta patriottica nei confronti del suo e del nostro Paese. Una scelta che, sfortunatamente, gli ha precluso di toccare con mano vette di epicità assolutamente meritate.
SAM THE MAN – Dalla Bona, originario di San Donà del Piave, è stato un fenomeno giovanile incontrollato, quasi una sorta di icona pop che, a cavallo tra gli anni ’90 e i primi 2000, ha fatto da baricentro alla voglia di credere nei nostri piccoli calciatori da parte delle sempre troppo assenti società italiane. Cullato e cresciuto in uno dei settori giovanili più rinomati d’Italia, quello dell’Atalanta, Dalla Bona evidenzia prestazioni da predestinato: a nemmeno 17 anni riceve la targa Pisani come miglior giovane e a parlar di lui si illuminano gli occhi di qualsiasi addetto ai lavori con un briciolo di conoscenza dello sport. Il turbinio che ne consegue vede avances costanti e numerose per questo ragazzino tutto classe, futuro del calcio italiano. Nonostante questo, i club nostrani finiscono per far migrare Dalla Bona all’estero: Sam viene acquistato dal Chelsea nel 1998 e con la squadra londinese l’amore è di quelli a prima vista. Durante la sua prima stagione con la squadra riserve viene nominato miglior giovane e vince la Scarpa D’oro interna al club come miglior marcatore, con le sue 16 realizzazioni. La scalata continua l’anno dopo: finalmente arriva l’esordio in prima squadra, addirittura in una gara di Champions League, mentre nel 2000 Vialli lo lancia anche in Premier League. Dalla Bona è giovanissimo ma ha tutte le qualità che un centrocampista moderno dovrebbe avere: sa attaccare e difendere, giocare senza affanno in più parti del campo, possiede una smisurata intelligenza tattica e può castigare gli avversari con il suo fiuto del gol. A credere in maniera finalmente determinante in lui è quel vecchio volpone di Claudio Ranieri: l’attuale allenatore del Leicester dei miracoli lo lancia titolare dal 2001, con grande successo. La mancata accettazione di una super proposta economica da parte di Zamparini e del suo Venezia fa infuriare i vertici del Chelsea, che lo accantonano fuori squadra in luogo del nuovo acquisto Frank Lampard. Ranieri però gli concede una seconda chance, ed anche questa volta ha pienamente ragione poiché Dalla Bona giocherà un campionato di altissimo profilo, nel quale segnerà anche quattro reti.

ILLUSIONI ROSSONERE – A 21 anni il biondo centrocampista ha già conquistato l’Inghilterra. Ma le sirene italiane accorrono: i club del Bel Paese si rendono conto che la sciocchezza è stata fatta e provano a rimediare per far tornare all’ovile il giovane favoloso. Forse anche per nostalgia di casa Dalla Bona rifiuta di rinnovare il contratto con il Chelsea e cede alle lusinghe tricolore: a dargli il bentornato è uno dei club più importanti d’Europa, il Milan. Inutile dire che dal ragazzo si aspettano tutti un gran bene: dopo aver raccolto quanto seminato in Premier, Dalla Bona è atteso alla definitiva consacrazione in Serie A, anche in chiave Nazionale. Il ragazzo è però chiamato ad un compito davvero molto arduo: tra i rossoneri la concorrenza è fortissima, con i vari Gattuso, Pirlo, Seedorf e Ambrosini a farla da padroni. Tra campionato, Coppa Italia e Champions League arrivano 16 presenze ed una sola rete, con le ultime due competizioni citate che andranno ad arricchire nuovamente la bacheca dei trofei di Milanello. Il rendimento del giovane non è malvagio ma pare chiaro a tutti come Ancelotti non possa e non voglia rinunciare al centrocampo che lo ha portato sul tetto del mondo. Così, dopo appena un anno, Dalla Bona saluta il Milan ed inizia il suo girovagare per l’Italia con una serie di prestiti. Il primo è quello a Bologna, nel quale segnerà anche un gol decisivo all’ultima giornata per la salvezza del club, poi è il turno di Lecce, squadra in cui diventerà perno del centrocampo e, anche grazie al gioco offensivo di Zeman, segnerà il suo maggior numero di gol in una stagione (7). In seguito ecco arrivare la chance a Genova con la Sampdoria, avventura che però non gli vale la riconferma.
NAPOLI, PRIMA E DOPO – Il sogno di imporsi anche in Italia pare sopito dopo pochissime stagioni: seppur senza esperienze particolarmente negative, la carriera di Dalla Bona sembra non aver maniera di decollare definitivamente. Al Milan la situazione è chiusissima, ancora una volta. Così, piuttosto che andare nuovamente in prestito secco senza troppe prospettive, Dalla Bona predilige una soluzione diversa: quella di dire addio al Diavolo e ripartire dal basso, di fare un passo indietro verso la Serie B. Nonostante la retrocessione di categoria, il club che lo accoglie offre ampi margini di riscatto e rappresenta un’avventura affascinante anche solo a livello di blasone: il neopromosso Napoli si fregia della sua presenza per costruire una mediana competitiva in vista dell’assalto, poi riuscito, alla Serie A. E già dalla prima partita di campionato Dalla Bona entra irrimediabilmente nel cuore dei tifosi: durante Napoli-Treviso, gara d’esordio di quella cadetteria, il centrocampista inventa un gol assolutamente shockante, impossibile da descrivere a parole per via della sua straordinaria bellezza. Meglio lasciar parlare le immagini.
Capolavoro balistico a parte, la stagione di Dalla Bona è positiva sotto tutti i punti di vista: il suo apporto alla causa, offerto da inamovibile titolare, contribuirà a riportare il Napoli nel massimo torneo italiano. E’ di nuovo la grande occasione: la Serie A è di nuovo terreno di conquista per un calciatore che sembra rinato. Purtroppo, anche in questo caso il ritorno nella nostra prima divisione sarà amarissimo per l’ex Blues: Il rapporto con Reja si incrina pesantemente e il numero 24 azzurro giocherà con il contagocce, perdendo il posto di titolare in favore di Walter Gargano e Marek Hamsik, finendo clamorosamente fuori dal progetto Napoli. Viene inspiegabilmente confermato anche l’anno successivo, prima di vivere un’epopea assolutamente tremenda: mandato in prestito in ogni dove, non riuscirà mai a stabilirsi definitivamente in altre squadre, tanto da lasciare i partenopei nel febbraio del 2009 per poi tornare nel luglio dello stesso anno, fino a dire addio agli azzurri in maniera definitiva nel 2011, dopo tanto penare. Nel mezzo, le mini avventure senza soddisfazioni all’Iraklis, al Verona e all’Atalanta e gli allenamenti senza possibilità di ingaggio al Fulham e al West Ham. Lo stesso Dalla Bona, in una famosa intervista rilasciata a La Gazzetta Dello Sport l’anno scorso, espresse tutta la sua frustrazione per la situazione venutasi a creare all’ombra del San Paolo: “A Napoli stavo da Dio, questo fino alla promozione in A, ma con Reja il rapporto non è decollato. Non mi ha considerato, senza un perché”.

TRICOLORE SCHIARITO – L’ultima avventura calcistica di Dalla Bona è quella del 2012 al Mantova: 8 presenze, contratto non rinnovato e vita da svincolato che diviene realtà. All’apparenza un fallimento solo ed unicamente sportivo. In verità, dietro i mancati risultati in campo, si nascondono anche realtà tristi di sofferenze generate da un male tra i più subdoli, quello della depressione: “Nella primavera 2011 papà Luigi si è ammalato. I medici gli avevano dato 5 mesi di vita. Ero legato a lui, non sono riuscito a farmene una ragione. Ero all’Atalanta in prestito, ma avevo ancora un anno di contratto con il Napoli. L’ho strappato per una sistemazione più vicina, a Mantova. Poi a ottobre papà è morto, io non c’ero più con la testa, mi è venuta la depressione. E, in pratica, ho smesso di giocare…Oggi non faccio niente. Incontrai Grella, ex centrocampista australiano di Empoli e Torino, mi ha proposto di andare al Melbourne Heart, ma per problemi personali ho dovuto dire di no. Penso che la mia carriera a certi livelli possa considerarsi terminata, ma ho il patentino Uefa B per allenare”. Dalla Bona non ha perso occasione anche per rimarcare gli atteggiamenti oscuri del nostro calcio, tra scommesse e problemi di base che non supportano o aiutano chi merita davvero: “Da noi il calcio è uno schifo. Soprattutto quello che c’è attorno. Le pressioni, la mentalità. Io non sono allineato alla ‘cultura italiana’ e ho pagato anche per questo. C’è troppa ipocrisia: se fai tardi la sera o rilasci interviste non autorizzate ti multano. Se vendi le partite, ti perdonano subito”. Il tutto condito da un’amara constatazione, che ne racchiude di fatto la storia: “Se potessi tornare indietro, resterei per sempre in Inghilterra”. Talento vero per un calcio finto, uomo d’onore sempre a testa alta nel fango generale, Samuele Dalla Bona ha pagato un prezzo che sarebbe stato troppo alto per chiunque. Impossibile dargli torto: forse, se avesse deciso di restare lontano dal nostro Paese, ora saremmo qui a tessere le lodi di un calciatore di fama mondiale, e non solo quelle di un ragazzo perbene. Ma il ribellarsi con forza e vigore non è servito. E, in fondo, lui stesso doveva aspettarselo: nessuno, purtroppo, è profeta in patria.