Hidetoshi Nakata, viaggiatore nipponico alla ricerca di Itaca
Oggi compie 39 anni Hidetoshi Nakata, fenomeno giapponese: lasciò il calcio dieci anni fa per viaggiare in tutto il mondo. Ecco la sua storia.
Una poesia giapponese come ventata di novità per la nostra penisola, una musica dolce dal Sol Levante che poteva portare null’altro che dolcezza: l’avventura di Hidetoshi Nakata in Italia non perde importanza e magia nemmeno nel giorno del suo 39° compleanno, che a momenti ti ricorda quanto tempo sia passato dall’ultima volta che il campo ha ospitato i movimenti aggraziati di un talento sopraffino.
Impossibile non inserire Nakata tra i più forti giocatori asiatici di sempre e persino tra i più grandi centrocampisti mai transitati nel campionato italiano. L’approdo a Perugia sembrò la solita comica di Luciano Gaucci, con tanto di ilare scena del traduttore entrata nell’immaginario collettivo grazie alla Gialappa’s: poi però la percezione generale cambia, la classe da “presunta tale” diviene “reale”, la raffinatezza delle sue prestazioni aumenta il visibilio di tutto il contrario di un fenomeno da baraccone, un calciatore arrivato a giocare in Serie A quando esser giapponesi doveva per forza significare rappresentare anche il culmine di uno scopo commerciale. Nakata però non viene in vacanza, arriva per dominare: il tocco del samurai è ben letale a Roma per gli avversari, con i tifosi giallorossi che ricordano ancora la strepitosa prestazione in casa della Juventus che, di fatto, valse lo Scudetto a fine stagione. Nel contesto più “provinciale” del Parma, volendo, la storia diventa anche più romantica, nonostante gli anni passino e inizino a dettare i tempi più del movimento di un compagno. Il prestito al Bologna e l’ultima stagione italiana alla Fiorentina servono più per le statistiche rispetto ad altro. Il bello, però, si è già visto. E, col senno di poi, lo si rimpiange ancor di più, pur nel contesto di ricordi trainanti solo emozioni positive.
Ma Hidetoshi Nakata è stato molto più di questo. Perché, anche se non piace ammetterlo, essere un calciatore in un certo senso può sembrare riduttivo. L’addio al calcio dieci anni fa, ad appena 29 primavere. Un calcio in faccia ad un mondo troppo piccolo. Poi la svolta: i continui viaggi intorno al mondo al fine di scoprire, comprendere, apprezzare tutto ciò che può essere nascosto o celato, persino da un velo di malinconia. “Quando ero calciatore ho viaggiato molto, ma ho visto solo hotel, aeroporti, stadi. Avevo voglia di vedere da me il mondo, non attraverso i giornali e le tv”, e dunque via verso l’Asia, il Medio Oriente e una realtà ben diversa da quella nostrana. Una realtà che fa male ma che, al tempo stesso, bisogna accettare per apprezzare ciò che si ha: “Le persone hanno paura di quei posti perché non sanno che oltre alla guerra c’è gente stupenda”, afferma il giapponese, “se si viaggiasse di più ci sarebbero meno pregiudizi”. Sconfiggendo etichette e stereotipi, Nakata ha mutato le sue prospettive compiendo un viaggio anche interno e non solo geografico: “Voglio che la gente mi veda come un tipo normale. Quando mi riconoscono, spiego di essere un semplice cittadino che, nel suo piccolo, vuole cambiare il mondo”.
Scriveva Kostantinos Kavafis, nella sua opera capolavoro: “Sempre devi avere in mente Itaca, raggiungerla sia il pensiero costante. Non affrettare il viaggio: fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada, senza aspettarti ricchezze da Itaca[…]E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso, già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare”. E allora sempre buon viaggio Hidetoshi, viaggiatore nipponico con l’Italia nel destino e Itaca nel cuore.