Falso doping, cordoglio, spareggio: lo Scudetto del Bologna
Renato Dall’Ara, Fulvio Bernardini, Giacomo Bulgarelli. Tre nomi, una storia. Quella del Bologna della leggenda. L’edizione 1963/64 del campionato italiano di calcio è una delle più belle e combattute che il pallone tricolore abbia mai conosciuto. Un anno caratterizzato da ribaltoni e sorprese più uniche che rare. Alla vigilia di quel campionato la palma di favorita ce l’ha l’Inter, sì proprio quella del Mago Herrera già campione in carica. Attenzione però perchè c’è anche il Milan campione d’Europa e, naturalmente, la Juventus. E poi? E poi c’è il Bologna.

Il presidente è Renato Dall’Ara. Un uomo che ha letteralmente dedicato la sua vita al club rossoblù di cui è presidente da ben trent’anni. Tra i tanti meriti di Dall’Ara, quello di aver contribuito a dare al calciomercato la configurazione moderna (con sede fissa) che oggi tutti noi conosciamo. L’allenatore, invece, è un signore a cui Dall’Ara avrebbe affidato ciecamente la sua famiglia, e in un certo senso lo ha fatto perchè gli ha messo in mano le chiavi del Bologna, la sua famiglia calcistica. Bernardini, dopo una brillante carriera da calciatore, è già un allenatore di prima fama. Ha già vinto lo scudetto alla guida della Fiorentina e fatto parlare tutta Italia di sé per il gioco spumeggiante espresso dalle sue squadre. E il grande obiettivo silenzioso della coppia Dall’Ara-Bernardini alla vigilia di quel campionato è uno: vincerlo.
La squadra viene da un convincente quarto posto, un risultato condizionato da qualche errore difensivo di troppo. Bernardini ne è certo, se si aggiusta la difesa si può raggiungere anche un traguardo impensabile come il titolo. La retroguardia viene aggiustata dalle fondamenta, dai pali per essere precisi. Infatti la porta viene affidata al giovane William Negri. In difesa ci sono Furlanis, Janich, Tumburus e Pavinato. A centrocampo Perani e Fogli agiscono ai lati del regista Giacomo Bulgarelli, la stella della squadra. Bolognese e da sempre vestito di rossoblù, Bulgarelli rappresentò l’anima di quella squadra con le sue geometrie e la sua classe. A proposito di classe, davanti a lui, sulla trequarti, c’è il tedesco Helmut Haller, per capirci uno che Dall’Ara considerava più forte di Sivori. Le due punte sono Pascutti e Nielsen.
“Haller vale tre volte Sivori perchè Sivori ha solo il sinistro, Haller ha due piedi. E poi ha un presidente come me”- Renato Dall’Ara
Il Bologna parte maluccio, con due pareggi nelle prime due partite contro Genoa e Torino. Arrivano poi tre successi consecutivi contro Atalanta, Fiorentina e Modena. Dopo un 2-2 col Milan, il rossoblù frenano ancora perdendo a Genova con la Samp e pareggiando con la Spal. Intanto l’Inter del Mago è già in testa ma non scappa, col Milan a cercare di starle dietro e poi il Bologna. Alla decima giornata c’è Inter-Bologna, finisce 0-0 ma lascia nei rossoblù la consapevolezza di potersela giocare, eccome. Da quel momento in poi la squadra di Bernardini mette il turbo e ne vince nove di fila, tra cui quella in casa sulla Juventus per 2-1 grazie a Nielsen e Bulgarelli. Poi tre pareggi di fila con Atalanta, Fiorentina e Modena. Si arriva alla ventitreesima giornata. E’ il 1° Marzo 1964, il Bologna è in testa alla classifica con 34 punti, seguito dal Milan a 33 e dall’Inter a 32. A San Siro c’è Milan-Bologna. I rossoneri si portano subito avanti con Amarildo. Ma Nielsen e Pascutti ribaltano il risultato e lanciano la fuga tricolore degli emiliani.

Il 4 marzo (un giorno diverso dagli altri a Bologna) però arriva un clamoroso colpo di scena. Sui quotidiani sportivi si parla di un caso di doping che coinvolgerebbe cinque calciatori del Bologna risultati positivi al termine della vittoria di Torino del 2 febbraio. L’ambiente è scosso ma si tende a credere che non sia vero. Invece una settimana dopo arriva la decisione della FIGC: Pascutti, Pavinato, Tumburus, Fogli e Perani sono risultati positivi alle anfetamine. Al club vanno tre punti di penalizzazione (di cui due per la sconfitta a tavolino col Torino), Bernardini viene squalificato per 18 mesi perchè, a detta della federazione a conoscenza della pratica dopante, a differenza dei calciatori ritenuti inconsapevoli. Bologna insorge, la società si difende e aspetta l’esito delle controanalisi. Due giorni dopo i felsinei superano comunque la Roma. Si arriva alla ventisettesima giornata e allo scontro diretto contro l’Inter. I nerazzurri ora sono primi a 39 punti seguiti dal Milan a 38 e il Bologna a 37. Lo scontro diretto sembra essere l’ultima chance per Bulgarelli e compagni. La partita però viene vinta per 2-1 dall’Inter, che allunga a +4 sul Bologna.
I felsinei, nonostante il momento tutt’altro che semplice, riesce a tenere botta. Nelle successive quattro partite arrivano otto punti che valgono il sorpasso al Milan. Mancano quattro partite alla fine del campionato, la classifica sorride sempre all’Inter, prima con 47 punti, davanti alla truppa di Bernardini a 45 e al Milan a 43. A inizio maggio il Bologna pareggia in casa col Mantova, consentendo all’Inter di tornare a +3. Con tre partite ancora da disputare, la lotta al titolo sembra finita ma il 16 maggio arriva un clamoroso colpo di scena. Le controanalisi sui calciatori risultati positivi a Torino smentiscono i primi accertamenti. Al Bologna vengono restituiti i tre punti che valgono l’aggancio in vetta alla formazione di Herrera. Ora sotto le due Torri ci credono di nuovo. Nelle ultime tre arrivano 5 punti contro Juventus, Messina e Lazio. Altrettanti ne porta a casa l’Inter. E’ un finale incredibile, per la prima volta nella storia del campionato italiano a girone unico non c’è un vincitore. Serve uno spareggio.

I colpi di scena però, non sono finiti. Moratti e Dall’Ara si accordano per disputare la finale Scudetto all’Olimpico di Roma il 7 giugno. A quattro giorni dal match, i due presidenti si incontrano, alla presenza del presidente della Lega Perlasca, per formalizzare la decisione. Durante quest’incontro però Renato Dall’Ara viene colto da un malore, è fatale. Lo storico presidente rossoblù muore sul colpo. E’ un momento terribile per la Bologna sportiva. I giocatori inizialmente volevano chiedere il rinvio del match per rispetto nei confronti di quel presidente che, per molti di loro, era stato un secondo padre. Alla fine, però, dopo un lungo confronto tra Bernardini e i senatori dello spogliatoio i rossoblù decidono che il miglior modo per onorare Dall’Ara è scendere in campo e vincere il tricolore per lui. Il 7 giugno gli emiliani sono fuori dalla grazia di Dio. Dominano l’Inter di Herrera, una delle squadre più forti di tutti i tempi, dal 1′ al 90′. I nerazzurri provano a stare dietro ai bolognesi ma non c’è verso, vanno il doppio, vogliono solo scrivere il lieto fine ad una storia piena di gioia ma anche di tanto dolore. L’Inter regge in qualche modo fino al 75′ poi capitola con un autogol di Facchetti sugli sviluppi di un calcio di punizione di Fogli, e con un gol nel finale di Nielsen. Finisce 2-0, il Bologna vince il suo primo Scudetto nel dopo-guerra. La città fa festa, ma è una celebrazione composta perchè il pensiero va anche, e forse soprattutto, a Renato Dall’Ara. L’uomo grazie al quale è stato possibile entrare nella leggenda.
“Così si gioca solo in Paradiso!”- Fulvio Bernardini