Il ritorno di Zarate: genio e sregolatezza (forse troppa) a disposizione di Sousa
Fa il suo ritorno in Italia Mauro Zarate, fino a ieri calciatore del West Ham. Fino all’altro giorno dicevamo, infatti l’attaccante argentino è il nuovo colpo della Fiorentina: ripartirà in maglia viola la sua nuova esperienza in Serie A.
L’argentino inizia la sua carriera nelle giovanili del Velez Sarsfield, prima di trasferirsi nel 2007 all’Al-Saad per 20 milioni di dollari: “Il Qatar? Una scelta presa solo per ragioni economiche”, dichiarò lo stesso Zarate dopo qualche tempo. Niente peli sulla lingua per l’attaccante, che nel 2008 approda in Europa, al Birmingham: 4 gol in 15 partite, sei mesi in Inghilterra poi l’arrivo alla Lazio. Zarate Kid sbarca a Roma in prestito oneroso con diritto di riscatto, in agosto esordio con doppietta contro il Cagliari e poi in gol anche nelle due gare successive: prima rete davanti al suo nuovo pubblico dell’Olimpico contro la Sampdoria, poi il gol della bandiera contro il Milan al San Siro. Destro, sinistro, di giustezza, tiri a giro dal limite dell’area, potenza e tanta corsa, condita da una fantasia che, innata, alberga nel talento giunto a Roma dall’Argentina. Poi ci sono i calci di punizione, specialità della casa. Il Siena lo ricorda bene, così come la ragnatela che Zarate andò a togliere dall’incrocio della porta dell’Artemio Franchi nell’undicesima giornata di campionato. Contro il Torino la sua seconda doppietta in A, a dicembre la prima rete in Coppa Italia. Poi un periodo di appannamento. Ecco, questo è un aspetto che ha sempre preoccupato addetti ai lavori e tifosi delle squadra in cui ha militato Zarate. I primi fischi in biancoceleste lo destabilizzano, l’argentino sparacchia via palloni e a tratti risulta irritane. “Non la passa mai”, “Zarate è egoista”, voglia di gol o presunzione? Mauro risponderà con una doppietta contro il Bologna e dopo un mese e mezzo arriva il lampo nel derby contro la Roma: serpentina e bordata da 30 metri, vince la Lazio 4-2. E Zarate rinasce. Ancora gol contro Genoa, Reggina e in semifinale di Coppa Italia contro la Juventus. Questioni di motivazioni e amor proprio, di genio e sregolatezza. Tanta. Ad aprile il presidente Lotito vola in Qatar e acquista a titolo definitivo l’argentino, contratto di cinque anni. Sorride Mauro che conquista la Coppa Italia, il suo primo trofeo italiano: alla fine di quell’annata Zarate risulterà il miglior marcatore stagionale della Lazio con 16 reti in 41 presenze.
La sua seconda stagione nella capitale si apre con la vittoria della Supercoppa Italiana contro l’Inter, ma verrà eliminato dall’Europa League: 4 reti per l’argentino nel girone di qualificazione. Inizia il campionato e segna 3 gol, poi l’ennesima pausa, il suo solito periodo buio: ritroverà la rete alla 26/a giornata, interrompendo un’astinenza che in campionato durava da settembre. Esonerato Ballardini, è Edy Reja a sedere sulla panchina della Lazio. Ecco presentarsi un altro problema, quel carattere istintivo e sopra le righe che lo ha portato spesso allo scontro con il tecnico goriziano: incomprensioni e duelli verbali sempre accesi, l’espulsione per proteste nella trasferta contro la Sampdoria, il saluto romano durante la gara contro il Bari individuato dal Giudice Sportivo e per cui verrà deferito alla Commissione Disciplinare Nazionale per esser andato contro i principi di lealtà e correttezza. Chiuderà quel campionato con 3 reti in 31 presenze, ma la convivenza con Reja va avanti anche l’anno successivo: le tante tribune del pre-campionato estivo a causa di problemi disciplinari, le continue incomprensioni, le due giornate di squalifica per rissa nel finale di Bologna-Lazio e i ritardi agli allenamenti fanno nascere un vero problema in casa Lazio. Nonostante ciò la squadra termina al quinto posto e si qualifica all’Europa League: per Zarate 9 reti in 35 presenze, senza dimenticare gli 8 assist vincenti.
Nell’agosto del 2011 passa in prestito con diritto di riscatto all’Inter: siglerà il suo primo gol ufficiale in Champions League e raggiungerà quota 200 presenze da professionista, ma la sua sarà una stagione fallimentare. L’Inter non lo riscatta e torna alla Lazio, ma vive da separato in casa: non accetta la convocazione per la gara del 15 dicembre contro l’Inter e viene messo fuori rosa. Solo 7 le sue partite, una rete per l’argentino. Zarate così intenta una causa per mobbing contro la società biancoceleste, la Lazio invece gli fa causa per un suo viaggio alle Maldive nel periodo in cui era indisponibile perché influenzato. L’attaccante firma per il Vélez, considerando nullo il contratto con la sua ex squadra: dichiarerà di avvalersi dell’articolo 14 del regolamento FIFA risolvendo il suo accordo per giusta causa, ma si ritroverà comunque fuori dai giochi per l’assenza del transfer internazionale e con il rischio di ricevere una squalifica. L’autorizzazione arriva, Zarate vincerà la sua prima Supercopa Argentina e con 13 reti verrà eletto capocannoniere del campionato. Nel maggio del 2014 risolve consensualmente il suo contratto con il Velez e firma un triennale con il West Ham: 8 presenze per lui fino a gennaio, poi il prestito al Queens Park Rangers con il quale retrocede in Championship. In questa stagione 15 gare per lui in Premier, 21 totali con la maglia degli Hammers: le sue 3 reti sono arrivate contro Arsenal, Chelsea e West Bromwich. Ora l’avventura con la Fiorentina.
Croce e delizia l’argentino, che potrà far davvero comodo a Sousa. Zarate può ricoprire ogni ruolo in attacco: trequartista, seconda punta o ala. Anche punta all’occorrenza, ma guai a dargli compiti precisi. L’argentino si affida alla fantasia e all’istinto, partendo da posizione defilata per poi accentrarsi e liberare il suo destro. Ottimo negli scambi stretti, sarà interessante vederlo duettare con Borja Valero, Ilicic e Kalinic. La sua grande tecnica e l’abilità ad andare via in dribbling, creando superiorità numerica in fase d’attacco, potrebbe essere la soluzione giusta per la mole di gioco che la Fiorentina crea in fase offensiva. Paulo Sousa gongola, ma dovrà essere bravo a gestire l’argentino. Il compito è arduo. Riparte da Firenze la sua nuova avventura italiana: Mauro Zarate, genio e sregolatezza. Forse troppa.