Maran riabbraccia Spolli: storia e numeri di un leader nato
Non soltanto un semplice difensore, ma un leader vero in grado, se coinvolto a pieno nel progetto, di andare oltre le sue reali capacità. Fino a due stagioni fa Nicolas Federico Spolli, argentino classe ’83, era considerato tra i migliori difensori centrali del campionato italiano, protagonista con il Catania delle meraviglie capace di issarsi fino all’ottavo posto in classifica (risultato storico per il club etneo). Dopo Lucas Castro, Rolando Maran ha voluto con sé anche il capitano di quella squadra, sfaldatasi troppo in fretta da cima a fondo, quando il bello doveva ancora venire; due argentini in Veneto, con la speranza di rivivere l’eco di quell’annata memorabile e i fasti di una carriera che per il gigante argentino sembrava essersi persa nella fitta nebbia della pianura emiliana.
Un anno e mezzo da incubo per Spolli, tra i pochi a salvarsi nella disgraziata stagione della retrocessione del Catania, affondato nell’anonimato della B e successivamente spedito a Roma per sei mesi come uno qualunque (tanta panchina e soltanto 90’ nell’ultima giornata con il Palermo). 23 presenze tra Catania, Roma e Carpi, dove l’estate scorsa aveva deciso di ricominciare per mettere a disposizione del gruppo di Castori la sua esperienza nella difficile salvezza da conquistare; ma già nell’esordio di Marassi, travolto dalle accelerazioni di Muriel, si era capito che del guerriero di un tempo non c’era più traccia. Svuotato, più nella mente che nel fisico, un altro degli ultimi inguaribili nostalgici traditi dai metodi e dall’andazzo di moda ai piedi dell’Etna; non è un caso che l’anima di quel gruppo fosse quasi interamente rappresentata dalla folta colonia argentina che negli anni aveva affollato il centro tecnico di Torre del Grifo. Perché quando c’è da serrare i ranghi e combattere uniti verso un unico obiettivo, c’è un solo popolo nello sterminato universo calcistico che sa come fare. Un misto di sensazioni e sentimenti, sinergia perfetta tra campo e spogliatoio, testa e cuore, per migliorarsi sempre e dare fondo a tutte le energie, soprattutto nei momenti di difficoltà; il calcio è sport da uomini veri, prima che ottimi giocatori, e in questo senso Spolli e il suo carisma non sono secondi a nessuno. “Nicolas è un ragazzo che vive al 100% la squadra, si applica molto, ha grande tempismo nel gioco aereo ed è sempre molto attento. A Catania era uno spogliatoio in tutto e per tutto”, disse un anno fa Maran parlando del trasferimento di Spolli alla Roma, facendo intuire la profonda e immutata stima nei suoi confronti.
Un ricordo ancora vivo nella mente del tecnico trentino, che oggi riabbraccia un altro dei suoi fedelissimi. Al Chievo Verona andrà a rimpolpare il reparto arretrato e la batteria di centrali più esperti della serie A (tra Bizzarri, Dainelli, Sardo, Gobbi, Gamberini, Cesar, Frey e Cacciatore non si scende mai sotto i trent’anni), augurandosi di tornare a mostrarsi quello arrembante e determinante di qualche stagione fa. Questione di stimoli e rendimento assicurato, gli elementi che facevano di Spolli un insostituibile per tutti i fantallenatori del bel paese.