Fisco, ci casca anche Mascherano: furbizia o ignoranza in materia?
Il centrocampista del Barcellona Javier Mascherano è stato condannato ad un anno di carcere e 815mila euro di multa per due reati fiscali, il verdetto è stato emesso giovedì dal giudice dell’Audiencia di Barcellona. L’argentino aveva già patteggiato con il fisco spagnolo la pena confermata in tribunale, un risarcimento da 1,5 milioni di euro: il calciatore lo scorso settembre aveva già restituito la somma, soldi relativi ai suoi diritti di immagine in società costituite negli Stati Uniti e in Portogallo, oltre a 200mila euro di interessi. Per la verità l’argentino si è sempre dichiarato colpevole di entrambi i reati fiscali a lui attribuiti, il Giudice intanto ha nuovamente condannato il calciatore per la frode commessa: i fatti contestati si riferiscono ai bilanci delle annate 2011 e 2012. Nell’ultima apparizione in tribunale Mascherano ha accettato di pagare la somma di 800mila euro per coprire le spese legali, mentre David Aineto, suo legale, ha già avviato la richiesta per commutare la pena carceraria in una nuova multa economica: la somma si aggirerà intorno ai 21mila euro. Una maxi-ammenda da pagare per Mascherano, l’accusa ha già dato il suo assenso e nei prossimi giorni arriverà anche il verdetto definitivo. Sono arrivate anche le parole di Javier Mascherano che, attraverso il sito ufficiale del club, si è detto stupito e rammaricato per la sentenza emessa: “Sono sempre stato una persona onesta, sono un professionista del calcio e non ho competenze in maniera fiscale. Mi sono sempre affidato a terze persone per curare i miei interessi”.
Brutta grana per Mascherano, ma El Jefecito è in buona compagnia, soprattutto in terra Spagnola. Non è certo la prima volta, infatti, che un tesserato partecipante al massimo campionato spagnolo ha dei guai col fisco. Nell’occhio del ciclone ci sono finiti spesso i calciatori del Barcellona, su tutti Lionel Messi e il brasiliano Neymar.
Anche per l’ex Santos arrivano guai giudiziari, condannato insieme al padre a una maxi-multa. Il tribunale federale brasiliano ha ritenuto colpevole Neymar, insieme al papà, di evasione fiscale relativa agli anni 2007 e 2008. I problemi dell’attaccante verdeoro sono legati al suo acquisto dal Santos, il giocatore ha una causa aperta con la giustizia riguardante il mancato pagamento delle tasse sull’ingaggio ricevuto al Barcellona: si tratta di una somma vicina ai 14 milioni di euro. Il tribunale brasiliano ha sequestrato beni del calciatore per un valore di circa 42 milioni di euro, un’assicurazione del pagamento delle tasse per il suo trasferimento a Barcellona secondo quanto riferito da fonti giudiziarie e riportato da Marca. Ora il fisco brasiliano chiede a Neymar il pagamento di circa 14 milioni di euro per imposte non dichiarate nell’esercizio fiscale 2011-2013: è stato ordinato il blocco del 150% dell’importo per garantire il pagamento degli interessi e delle multe per la presunta evasione relativa al suo trasferimento dal Santos al Barcellona, bloccando inoltre alcuni beni del padre e delle imprese familiari “Neymar Sport e Marketing”, “N & N Consultoria” e “N & N Bens Administração Participações y Investimentos”. Il fisco brasiliano ritiene che Neymar abbia dichiarato come “guadagno delle sue aziende” il denaro percepito per il suo trasferimento al Barcellona, oltre ad aver omesso dalla sua dichiarazione delle imposte i diritti d’immagine e altri contratti firmati con il club spagnolo e varie aziende tra il 2011 e il 2013, questo quanto affermato dal magistrato nella sentenza.
Capitolo Messi. Nell’ottobre del 2015 il tribunale spagnolo della città di Gavà decise riguardo il rinvio a giudizio per La Pulce e per suo padre, accusato di un’evasione ai danni del fisco catalano per oltre 4 milioni di euro. Per il Pallone d’Oro richiesta anche una pena di 22 mesi di reclusione. Il pubblico ministero che aveva indagato sulla vicenda aveva, ai tempi, avanzato una richiesta al giudice, ovvero quella di escludere il calciatore dal processo e di considerare solo il padre (e manager) dell’argentino come responsabile unico della frode. Nulla da fare, il magistrato ha deciso di ascoltare l’Avvocatura della Stato, nel cui esposto dichiara Messi “incompetente in questioni tributarie”, ma che non poteva non essere a conoscenza del fatto che gran parte degli introiti dei propri diritti di immagine venissero poi incassati da società con sede in veri e propri paradisi fiscali, tra Uruguay e Belize. Quindi il padre di Messi sarebbe considerato colui che ha indotto all’illecito, ma il calciatore risulta comunque colpevole perché intervenuto in qualità di giocatore, socio e amministratore. Il tutto fa riferimento alle dichiarazioni dei redditi degli anni 2007, 2008 e 2009. Intanto sono già stati restituiti i 4 milioni reclamati, arrivati a 5 compresi di interessi, oltre ad aver risarcito quanto evaso tra il 2010 e il 2011.
La storia si ripete: sportivi e grandi campioni del calcio, pagati profumatamente, che si ritrovano imbrigliati in beghe giudiziarie e coinvolti in problemi di natura fiscale. Furbizia o ignoranza in materia? Non ci è dato saperlo, avrebbe detto qualcuno. Intanto l’Istituzione che difende il fisco spagnolo, a suo tempo, ha dichiarato: “La legge non ammette ignoranza, perché così si legittima l’azione dei complici”. Tutti a scuola di Finanza, paga il Barça.