Nenè: “Iniziai a lavorare a dodici anni. Facevo il controllore dei biglietti nel bus”
Miguel Anderson Da Silva, chiamato semplicemente Nenè, attaccante dello Spezia, ha rilasciato un’interessante intervista ai microfoni di gianlucadimarzio.com. Ecco tutte le sue dichiarazioni:
INFANZIA – “I miei genitori si sono separati quando io avevo due anni. Papà se ne andò di casa e così mia madre e mio nonno facevano quel che potevano per mantenere me e i miei due fratelli più grandi. Decisi ben presto di rimboccarmi le maniche e di dare una mano anche io e così a dodici anni cominciai a lavorare, facevo il controllore dei biglietti nei bus. La mia era una famiglia povera per anni sono andato avanti con un piatto di pasta e fagioli. Però quel lavoro mi rendeva felice perché mi permetteva di non gravare sulla mia famiglia. Poi a 17 anni mi mandarono via”.
CALCIO – “Seguivo la mia squadra del cuore, il Palmeiras e mi esaltavo guardando le giocate del mio idolo Ronaldo, il ‘Fenomeno’, che all’epoca giocava nell’Inter. Dato che non mi piaceva stare a casa, accettai l’invito di un mio amico che mi portò in una scuola calcio, la São Paulo Center, dove, oltre agli allenamenti, organizzavano amichevoli con club importanti, anche della serie A brasiliana. Cominciai con loro e un giorno disputammo un’amichevole con il Santos che terminò due a due. Entrambi i gol li misi a segno io e così i dirigenti del “Peixe” mi chiamarono per un provino. Mi presero nella loro Primavera e da lì sono partito. Dopo la Primavera del Santos firmai contratti di 3-4 mesi con squadre di medio livello. La prima stagione importante la disputai nel Santa Cruz, dove feci nove gol nel campionato brasiliano (2006). Quindi c’è stata la chiamata del Cruzeiro. Contratto di quattro anni, il mio trampolino di lancio per l’Europa. Infatti dopo un anno e mezzo (con breve parentesi nell’Ipatinga) andai nel Nacional de Madeira, Primeira Liga portoghese, dove misi a segno 20 gol in 28 partite”.
VITA IN BRASILE – “Molti in Brasile pensano che i calciatori guadagnano troppo e spesso cercano di farsi giustizia da sé. Se vivi nelle grandi città del Brasile devi stare molto attento, devi circolare con auto blindate e con la scorta, perché non sai mai quello che potrebbe succederti. Tra i tifosi di certe squadre ci sono malavitosi e, soprattutto i giocatori più famosi, devono prendere precauzioni se vogliono fare determinate cose. Da questo punto di vista per un calciatore non è facile vivere in Brasile”.
FEDE – “E’ stato un lento processo, cominciato inizialmente grazie a mia moglie, che mi portò in Chiesa e mi fece conoscere determinati aspetti della religione che prima ignoravo. Poi, una volta arrivato al Cruzeiro, ci ha pensato Giovanni, l’ex Barca. Prima di ogni partita organizzava una riunione dove parlava della Bibbia e da lì sono diventato atleta di Cristo. Qui allo Spezia non sono il solo, ci sono anche Nahuel Valentini, Mario Situm e Leandro Chichizola. Con loro ci riuniamo per una preghiera prima di ogni partita”.