Spalletti: “Totti è il calciatore più forte del dopoguerra”

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Luciano Spalletti ha rilasciato una lunga intervista a Roma TV raccontandosi a 360°. Ecco tutte le sue dichiarazioni:

TOTTI –E’ la storia della Roma, il calciatore più forte del dopoguerra. Io da lui ho imparato molto, le sue azioni sono state prese come esempio per le giocate da mostrare ai calciatori, io le ho usate con le mie squadre. Ha dato tanto al calcio e a questa società ed è giusto quel che gli viene riconosciuto: spero che possa chiudere la propria carriera nella maniera più corretta che gli dice il suo cuore. Mi mette in difficoltà il mio ruolo, ho assoluto rispetto per l’uomo e la carriera. Il gol all’Inter? Bellissimo. Il suo colpo è riconosciuto in tutto il mondo. Vincemmo una gara fondamentale e i suoi gol permisero a me di gioire e di farmi alzare delle coppe. Certi le consideravano delle coppettine, ma ci hanno permesso di festeggiare a noi tifosi romanisti”.

PALLOTTA – “Ha grande entusiasmo, ci tiene tantissimo, vuole vincere e pensa di trasmettere molte cose alla squadra: è un positivo, una bella persona. Bisognerebbe che ci stesse più vicino, sarebbe più facile prendere il suo segnale, è molto più di quello che sembra”.

SABATINI E BALDISSONI – “Amici quotidiani, non li cambierei con nessuno. Sono stati cordiali con me, mi hanno fatto un grande regalo permettendomi di tornare qui: sono in debito con loro e devo ricambiare la loro fiducia”.

FOTO – “Qui era un torneo estivo, dopo andavamo a mangiare sempre una pizza. A sinistra era a Chiavari, con allenatore Giampiero Ventura, da cui ho imparato moltissimo. ogni volta parliamo di calcio. è un vero maestro. basta vedere la carriera che ho fatto. ci sta anche Massimo Benedetti. non era possibile al tempo fare il salto dai dilettanti ai professionisti. Lui l’avrebbe meritato di giocare in A”.

EMPOLI – “Qui è agli inizi del ruolo di allenatore, finivo da calciatore in squadra con Vincenzo Montella, con cui scambiavo qualche squadra. Fu lui a permettermi di entrare a far parte degli allenatori. La prima squadra mi venne data nel ’94/’95. C’erano i play out e Montella mi permise di rimanere in C1 con l’Empoli. poi ci furono 4 anni belli”.

PIZARRO, DI NATALE, IAQUINTA – “Questi sono tre tipi tosti, avevano una velocità nel far girare la palla. Anche Di Michele era molto forte. Furono tre anni bellissimi conditi da molti gol e qualità che ci portarono in Champions League. Si intravede Nestor Sensini, grandissimo uomo”.

BRUNO CONTI – “Questo è il mio amico Bruno, che sta nel congelatore perché è sempre uguale. È stato determinante per farmi arrivare alla Roma. Quando ci salutammo, io all’Udinese e lui sulla panchina della Roma, si vedeva che aveva piacere nel salutarmi e darmi consigli. Poi sono stati anche maggiori quando sono arrivato a Trigoria, condividendo insieme 5 anni bellissimi. Un amico, una persona capace, gli rimarrò sempre legato”.

CASSANO – “Antonio è un altro dei campioni che ho allenato. Poi sono nati dei fraintendimenti perché non ha gestito bene l’amore che gli veniva concesso. Ha perso di vista un po’ di normalità. Forse è il veramente il calciatore che ha assomigliato di più a Totti. Calciare in porta, servire i compagni, è chiaro però che non si deve perdere di vista il contesto di squadra. È la squadra che fa i risultati. Se c’è un grande calciatore senza l’aiuto di tutti, allora diventa difficile vincere. Lui in alcuni momenti pensava di poter risolvere tutto da solo. In dei momenti ci riusciva, ma gli avversari facevano comunque meglio”.