Sacchi: “La Juventus? E’ come il Rosenborg. In Europa fa fatica”
Arrigo Sacchi, in un’intervista rilasciata a LaPresse, lancia frecciate alla Juventus di Massimiliano Allegri, capolista in Serie A. L’ex tecnico del Milan e della Nazionale non risparmia critiche ad una squadra che si è resa protagonista di una gagliarda rimonta in classifica ed è stata capace di vincere 17 gare su 18 in campionato, oltre a mettere in difficoltà i campioni del Bayern Monaco, rimontando un passivo di due reti nella gara d’andata degli ottavi di finale di Champions League. Queste le dichiarazioni di Arrigo Sacchi: “La Juve è dieci anni avanti a tutte le altre per coesione e competenza. Il suo limite sono i verbi. Noi al Milan ne coniugavamo tre: vincere, convincere, divertire. La Juventus ne coniuga uno: vincere. È una debolezza. Si dirà: ‘Ma in Italia continua a vincere’. E io dirò: anche il Rosenborg vince sempre lo scudetto in Norvegia. Ma cosa conta è la Champions League e in Europa la Juventus fatica“.
“Conte è un autentico fenomeno, deve solo spogliarsi di una certa italianità. Che significa essere più coerente. Il calcio totale non ha molto a che vedere con l’italianità. Io Antonio l’ho visto allenare: ha idee chiare, talento, inventiva. È ora che si tolga di dosso la paura. Basta giocare con la sindrome di Pollicino addosso: palla a noi, non agli altri. Allegri? Io divido gli allenatori in tre categorie. La prima è quella che comprende un piccolo drappello di geni, di innovatori, che mettono il gioco al centro del loro progetto. La seconda è quella degli orecchianti che seguono la moda senza sapere un granché. La terza riguarda quelli orgogliosamente aggrappati al passato, che fanno della tattica esasperata il loro modus operandi, che sono ingessati a un solo sistema di gioco. Max è una via di mezzo tra le prime due: è un grande tattico, sa cambiare in corsa, però non deve accontentarsi solo di vincere”.
“Ranieri sta facendo un capolavoro, ma con un tipo di calcio non armonioso. È un grande tattico, sfrutta le sue qualità al meglio. Ancelotti è diverso e il fatto che abbia sempre avuto a disposizione dei campioni non significa nulla. Guardate come è messo ora il Real con gli stessi giocatori. Stiamo uscendo dalla dittatura tattica del ‘prima non prenderle’. Oggi c’è un gruppo di tecnici che porta avanti un’idea diversa di calcio. Chi sono gli eletti? Di Francesco, Spalletti, Sarri, Paulo Sousa, Giampaolo. A Napoli, in curva, nel settore più passionale, ho letto uno striscione che pressapoco recitava così: ‘Ci fate talmente divertire che qualsiasi risultato ci va bene’. In fondo, il calcio è lo specchio della vita”.