Jorginho: “Vivevo con 20 euro, mi ispiro a Kakà”

Jorginho: “Vivevo con 20 euro, mi ispiro a Kakà”

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Il centrocampista Jorginho si confessa in un’intervista: ecco le sue parole sulle gioie in campo e sulle difficoltà esterne.

L’italo-brasiliano Jorginho è probabilmente la sorpresa più interessante del Napoli di Maurizio Sarri e sembra prossima anche la convocazione di Antonio Conte per le prossime amichevoli pre Europei. Un sogno che si avvera per un calciatore che l’anno scorso sembrava ai margini del progetto e che ora, invece, ne è un fondamentale pilastro.

In un’intervista rilasciata a Il Mattino, Jorginho ha parlato del suo miglioramento e del Napoli: “Sta succedendo qualcosa di meraviglioso: se sono arrivato fino a questo punto il merito è dei compagni, mio e anche del mister Sarri. Ovviamente la lotta Scudetto ci motiva a fare meglio. Stiamo facendo grandi cose e siamo secondi, ma non ci vogliamo fermare: continueremo a lottare fino alla fine. La Juve è abituata a vincere: è difficile che non porti a casa un risultato. La Juve è spietata, ma non ha senso parlare di loro. Noi dobbiamo pensare al nostro percorso. Abbiamo il bel gioco in più rispetto alla Juve, ma da solo non basta. La mia trasformazione dipende tutto dal modulo a 3 e dalla motivazione del mister. Inoltre il suo gioco palla a terra mi aiuta molto, perché ha esaltato le mie caratteristiche. Il miglior Jorginho forse si è visto settimana scorsa a Palermo, mi sono davvero piaciuto.  Sarri  ha portato le proprie idee e come lui anche noi crediamo nello Scudetto; stiamo andando oltre tutte le nostre aspettative. Higuain ha i colpi da fenomeno. Ci sono i numeri a parlare per lui. Non sbaglia nulla nemmeno in allenamento, è straordinario. Sente la porta come pochi giocatori”.

Jorginho non nega di pensare alla Nazionale e si ispira ad una leggenda del Milan e di Brasile: “Sarei contento della chiamata in Nazionale, è una conseguenza del mio lavoro con il Napoli. Se dovesse davvero arrivare questa chiamata sarei felice ed onorato. Non sono erede di Pirlo, penso solo a fare bene. Mi ispiro a Kakà, lo ammiro tantissimo. Però ci sono anche Pirlo e Xavi. Da piccolo venivo impiegato come trequartista o seconda punta, poi però Mauro Bertacchini mi spinse a giocare davanti la difesa. Avevo qualche dubbio, visto che avevo tredici anni, però adesso sono felice”.

Un momento d’oro per il centrocampista del Napoli che non dimentica il suo passato: “Devo molto a mia madre, lei mi ha insegnato a giocare a calcio: mi portava in spiaggia a Imbituba e già a 5 anni mi faceva vedere come controllare il pallone, lanciare. Sulla sabbia è formativo. All’inizio ero disposto a qualsiasi cosa pur di venire in Italia: la realtà però spesso è diversa. Ho vissuto con 20 euro alla settimana, per un anno e mezzo. Nel convitto però mi volevano bene e alla fine ci sono riuscito. Con il primo stipendio da 600 euro mi ritenevo l’uomo più ricco del mondo. Ho speso tutto per i miei compagni ad una fiera a Verona. Mi sento un uomo generoso, lo dovevo ai miei compagni, che mi hanno sostenuto. Per me è davvero importante la gratitudine. Provo a non dimenticare quello che le persone hanno fatto per me”.